Perché a volte facciamo sesso anche se non abbiamo voglia (e perché smettere!)

Dire di no è sempre legittimo, anche se si cambia idea sul più bello. Il sesso non è un dovere e tantomeno un favore da estorcere con ricatti o pressioni.

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Veronica Colella

Sex Editor

Content writer con una laurea in Scienze antropologiche e un passato tra musei e archivi. Scrive di sessualità e questioni di genere da un punto di vista sex positive, con la consapevolezza che non esistono risposte semplici a psicodrammi complessi.

Pubblicato: 24 Luglio 2023 18:04Aggiornato: 20 Settembre 2023 15:10

A volte non è semplice dire di no. Ammettere di non essere pronte, di non sentirsi dell’umore giusto o di volersi fermare perché non si desidera più un rapporto in quelle circostanze o in quel momento può far sentire a disagio, soprattutto se si teme una reazione negativa. Ci sono persino occasioni in cui si realizza di aver fatto sesso controvoglia anche a distanza di tempo, perché non si era del tutto presenti o perché ci si è sentite forzate ma non si era in grado di ammetterlo nemmeno con se stesse. Ecco perché sarebbe necessario parlarne più spesso.

Perché è una zona grigia

È vero che non sempre si fa sesso perché si muore dal desiderio: si può avere un rapporto per sentirsi più vicini all’altro, perché si sta cercando una gravidanza, per rimandare una conversazione scomoda, per una miriade di motivi che non hanno a che fare con la voglia ma nemmeno rientrano nella coercizione.
Poi però ci sono quei casi in cui il confine tra sì e no si fa più ambiguo, quelli in cui si fa sesso perché si è messe nelle condizioni di non potersi sottrarre, perché si ha paura delle conseguenze di un rifiuto o sacrificandosi per proteggere i sentimenti dell’altro.
La ricercatrice Sarah J. Walker l’ha definita nel 1997 una “zona grigia”: da allora si è fatta strada una maggiore consapevolezza, ma il peso delle aspettative continua a condizionare le vite sessuali di molte persone, non solo donne e ragazze e non solo all’interno di relazioni eterosessuali.

Sentirsi sotto pressione

In una ricerca pubblicata nel 2020 sul Journal of Sex Research, le ricercatrici Sara G. Kern e Zoe D. Peterson del Kinsey Institute hanno approfondito il tema attraverso questionari e interviste. Su un campione di 276 persone di età compresa tra i 18 e i 66 anni che una o più volte nella vita hanno fatto sesso sotto coercizione o controvoglia, il 55% si identifica come donna, il 4% come non-binary e il 41% come uomo.

La violenza sessuale così come siamo abituati a immaginarla, ovvero in condizioni di coercizione fisica o dopo aver subito minacce, è solo una delle casistiche possibili. Si può essere forzate a fare sesso controvoglia anche dietro manipolazione psicologica o sfinite da richieste e pressioni, o addirittura perché viene reso impossibile allontanarsi finché non si cede alle insistenze dell’altro. Può capitare alla fine di un primo appuntamento, quando si vorrebbe andare a casa dopo una cena e l’altra persona si mostra irritata o infastidita, così come può capitare in una relazione stabile quando uno dei partner utilizza rabbia e senso di colpa per vincere le resistenze altrui, ricorrendo al ricatto emotivo.

Quando non si è lucidi (o in controllo)

Se una persona non è in grado di prendere decisioni consapevoli, perché ha bevuto troppo o assunto sostanze che alterano la percezione degli eventi, si può ancora parlare di consenso? E se si era d’accordo sull’avere un certo tipo di rapporto e non un altro, ma il partner prende iniziative senza preavviso?

Rientrano in questa categoria il fenomeno dello “stealthing”, ovvero di chi toglie di nascosto il preservativo durante un rapporto, o l’abitudine altrettanto discutibile di passare dalla penetrazione vaginale a quella anale senza chiedere il permesso, o addirittura facendolo passare per errore. Forme di violenza che non sempre sono percepite come tali, né da chi le subisce né da chi le mette in atto.

La paura di deludere

Non sempre si tratta di coercizione diretta o indiretta, a volte le pressioni possono venire dall’interno. Si può finire a fare sesso controvoglia per paura di quello che potrebbe succedere se dicessimo di no, per insicurezza o per timore di mostrarsi troppo rigide o poco interessanti. Può capitare a chi è stata cresciuta con l’idea di dover essere gentile e non deludere mai, a chi teme di essere lasciata se non si mostra sempre sollecita e disponibili, o quando si teme che un rifiuto poterebbe a situazioni sgradevoli o imbarazzanti.

Si può fare sesso controvoglia spinte dal bisogno di proteggere i sentimenti o l’autostima di chi abbiamo accanto, per evitare discussioni, oppure sperando che il sesso possa migliorare le cose. Per esempio, nel tentativo di fare pace dopo un litigio, o perché non si è intimi da tanto e si teme che dire di no in quel momento farebbe sfumare l’occasione.

Capita anche agli uomini

Il corrispettivo di una femminilità docile e remissiva è una maschilità aggressiva e mai fragile. Le aspettative di genere condizionano anche gli uomini, spiega la sociologa Jessie Ford della New York University in uno studio pubblicato su Social Forces.

Al di là delle situazioni di coercizione emotiva o fisica, gli uomini finiscono per avere rapporti controvoglia perché credono di non poter dire di no, di perdere la faccia o essere ridicolizzati se non colgono al volo ogni opportunità per fare sesso, a prescindere dalle circostanze o dai loro sentimenti a riguardo. Oppure temono di offendere la partner, di farla sentire rifiutata o di fare semplicemente brutta figura, come se ammettere di non averne voglia fosse un difetto di fabbrica.

Il sesso non è un dovere

Quello che forse dovremmo sentirci dire di più è che il sesso non è un dovere. Non è qualcosa che dobbiamo a qualcuno, o qualcosa che dovremmo fare per provare a noi stessi o agli altri il nostro valore o i nostri sentimenti. Dovrebbe essere prima di tutto un piacere, o almeno essere scelto con piena consapevolezza nei modi e nei tempi più giusti per chi lo vive. Tenere aperta una conversazione sincera sui nostri limiti e i nostri desideri può aiutare a chiarire eventuali fraintendimenti e timori senza che nessuno debba sentirsi obbligato a fare qualcosa che non vuole fare.