Il caso del feto che aveva una cisti grande come un’arancia nel petto appariva a tutti gli effetti come un caso disperato, eppure c’è stato un lieto fine: il piccolo è fuori pericolo, come la madre che lo porta in grembo. Il piccolo è stato sottoposto a un delicatissimo intervento che ha permesso di rimuovere la massa, seguito da una seconda operazione, una volta venuto alla luce il piccolo. È accaduto all’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Il caso: una cisti grande come il torace del feto
La cisti polmonare, scoperta durante la gestazione della donna, era grande come un’arancia: nel feto occupava quasi tutto il torace e metteva così a rischio la vita del feto, già prima della sua nascita. La diagnosi è avvenuta tramite alcune ecografie con le quali i medici hanno individuato la massa più grande di un’arancia; avevano dimensioni di circa 9x6x5 centimetri. Per questo comprimeva il cuore e il polmone sinistro del feto, causandogli anche un grave scompenso cardiaco.
Il delicato intervento
I medici del reparto di Chirurgia Fetale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, però, hanno compiuto una delicata operazione in utero, permettendo di salvare la vita al bambino, poi sottoposto a una seconda operazione, una volta nato. L’equipe specializzata del nosocomio pediatrico della Capitale ha prima rimosso la massa mentre il bambino era ancora nell’utero della madre, poi ha completato l’iter – subito dopo la nascita – effettuando una lobectomia toracoscopica e così rimuovendo la parte di polmone malato. Il piccolo è stato dimesso e può quindi trascorrere le festività insieme alla madre e al resto della famiglia.
Un’operazione innovativa
Il tipo di intervento richiesto non era solo molto delicato dal punto di vista tecnico, visto che il feto era ancora nel grembo della madre, ma anche una certa urgenza, data la compromissione delle condizioni del piccolo e il rischio di vita al quale lo esponeva la sua condizione. Per questo motivo si è proceduto con un intervento d’urgenza mentre la madre era alla 24esima settimana di gravidanza. Il team di Chirurgia neonatale del Bambino Gesù hanno proceduto, quindi, posizionando uno shunt pleuro-amniotico: si tratta di un piccolo tubo di materiale plastico, che serve a drenare liquido dal torace del feto. “Il drenaggio in utero, inserito a 24 settimane, ha consentito di ristabilire una normale funzione, permettendo al bambino di nascere in buone condizioni cliniche”, come spiegato ha spiegato dalla dottoressa Isabella Fabietti.
Un team di eccellenze a Roma
Questa procedura ha visto il coinvolgimento anche dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli, che rappresenta un centro ostetrico di II livello, in particolare da un team composto dagli specialisti ostetrici del San Pietro e dai chirurghi fetali del Bambino Gesù guidati dalla dottoressa Fabietti, con il coordinamento del dott. Leonardo Caforio, responsabile di Ostetricia, Ginecologia e Diagnosi prenatale dell’Ospedale Pediatrico romano. Dopo questo primo passaggio, il giorno successivo i chirurghi neonatali del Bambino Gesù hanno eseguito una lobectomia toracoscopica, rimuovendo l’intero lobo inferiore del polmone destro. Con questa tecnica innovativa e delicata è stato possibile intervenire in modo poco invasivo: il piccolo ha riportato esclusivamente tre piccolissime incisioni. Per la riuscita del doppio intervento è stato fondamentale anche il contributo degli specialisti di Radiologia dell’Unità di Imaging Avanzato Cardio-toraco-vascolare e Fetale dell’ospedale, guidati dal dott. Aurelio Secinaro, che hanno realizzato anche delle ricostruzioni 3D.
La nascita del bambino
Dopo queste operazioni, il bambino è venuto alla luce alla 35esima settimana di gestazione con un parto cesareo programmato. Sottoposto agli esami del caso, è stato stabilizzato per poi intervenire con la parte finale dell’operazione. Adesso sta bene ed è stato nel frattempo dimesso dall’ospedale, insieme alla madre, per poter tornare a casa dalla famiglia. “Oggi il bambino respira con due lobi polmonari invece di tre, ma sta bene: i lobi sani si sono riespansi e compensano perfettamente la funzione respiratoria. Potrà avere una vita normale, anche praticare sport, in futuro”, ha rassicurato il dottor Andrea Conforti, responsabile dell’Unità di Chirurgia Fetale e Neonatale del Bambino Gesù.
Cosa sono gli interventi fetali
Il doppio intervento che ha salvato la vita al bambino si aggiunge ad altri analoghi condotti presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dove ogni anno vengono gestiti circa 20/25 casi di malformazioni polmonari congenite. Per la maggior parte si tratta di operazioni che sono programmate in seguito a una diagnosi prenatale. Di questi, circa il 10% richiede un intervento in epoca fetale, dunque ancora prima della nascita del bambino, quando è ancora nel grembo della madre. Come fa sapere il nosocomio pediatrico, complessivamente negli ultimi 4 anni gli specialisti del Bambino Gesù hanno eseguito 180 interventi fetali. La metà (il 50%) è stata effettuata con l’ausilio di strumentazione laser per il trattamento della Trasfusione feto fetale (la cosiddetta Ttts), una patologia che colpisce i gemelli che hanno in comune la placenta. La quota restante, invece, riguarda principalmente gli interventi fetali per l’ernia diaframmatica. Completano la tipologia di operazioni quelle per il trattamento di altre anomalie o patologie diagnosticate durante la gravidanza che mettono a rischio la vita del nascituro.