Leep: cos’è, svolgimento e rischi

La leep o conizzazione cervicale è una procedura medica per la diagnosi del tumore al collo dell'utero, grazie alla quale è possibile intervenire direttamente per rimuovere le cellule anomale

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 15 Maggio 2024 08:29

La leep o biopsia conica (conizzazione) cervicale è una procedura medica volta alla diagnosi e al trattamento di tumori della cervice uterina; in genere questo tipo di accertamento viene prescritto alle pazienti che presentano un Pap-test anomalo o nel caso in cui, durante un’isteroscopia, vengano trovate cellule precancerose.

L’intervento di conizzazione asporta una piccola parte di tessuto dal collo dell’utero, per verificare la presenza di cellule anomale primitive o metastatiche. Si tratta di una procedura mini-invasiva, quasi del tutto indolore, che riduce al minimo il rischio di complicazioni per le pazienti e preserva la possibilità della donna di avere figli in futuro.

Anatomia della cervice uterina

Prima di analizzare la procedura e l’impiego della biopsia conica cervicale, è bene richiamare brevemente alcuni cenni anatomici della cervice uterina: la cervice, detta anche collo, è la parte inferiore dell’utero; in basso essa è in diretto collegamento con la vagina ed è visibile all’ispezione ginecologica come una formazione cilindrica che presenta al centro un orifizio. Quest’ultimo rappresenta l’estremità del canale cervicale, che collega la cavità uterina alla vagina.

Attraverso la cervice uterina passano gli spermatozoi per la fecondazione, il flusso mestruale ed il feto al momento del parto. La cervice uterina è nota anche per il rischio oncogeno, essendo sede di sviluppo di uno dei tumori femminili più frequenti, ossia il tumore del collo dell’utero.

Il collo dell’utero è rivestito da diversi tipi di cellule: l’ectocervice, ossia la parte più esterna, è rivestita da cellule squamose come la vagina, mentre l’endocervice presenta un epitelio colonnare di tipo ghiandolare; è nella zona di transizione tra questi due tipi cellulari che prende origine la maggior parte dei tumori del collo dell’utero.

Che cos’è la Leep

Leep è l’acronimo inglese per “Loop Electrosurgical Excision Procedure“, che tradotto in italiano significa procedura di escissione elettrochirurgica ad ansa; questo test è noto anche come LLETZ, Large Loop Excision of the Transformation Zone o LLEC, Large Loop Excision of the Cervix ossia conizzazione cervicale ad ansa.

Si tratta di una tecnica impiegata per la diagnosi del tumore del collo dell’utero; allo stesso tempo, rappresenta una valida opzione di trattamento per rimuovere le cellule cancerose.

In particolare, questo intervento viene prescritto in genere con lo scopo di asportare le lesioni della cervice uterina evidenziate durante uno screening o una biopsia cervicale. La leep utilizza uno strumento di ultima generazione costituito da un generatore di energia elettrica ad alta frequenza, attaccato ad un sottile filo ad ansa che funziona come un bisturi per rimuovere il tessuto anomalo in modo preciso e rapido.

Come si esegue la leep

La biopsia conica cervicale è un esame diagnostico sicuro e poco invasivo, che viene eseguito in genere in regime ambulatoriale o in day hospital; non sono richieste particolari preparazioni e l’intervento ha una durata media di 15-30 minuti. L’esame viene eseguito da un ginecologo, e il campione di tessuto prelevato viene inviato ad un patologo per un’analisi approfondita.

Preparazione

Per la preparazione a questo esame sono necessari solo alcuni semplici accorgimenti: nelle 48 ore precedenti all’intervento bisogna evitare l’uso di lavande, creme vaginali o tamponi; è consigliabile anche astenersi da rapporti sessuali in questo lasso di tempo. Sia il traumatismo legato all’atto sessuale che l’uso di sostanze intravaginali possono infatti alterare o mascherare le cellule della superficie del collo dell’utero.

È inoltre necessario effettuare la leep in un periodo del ciclo mestruale in cui non vi siano mestruazioni, in quanto la presenza di tracce ematiche potrebbe interferire con la corretta visualizzazione delle caratteristiche della mucosa. Il momento migliore per sottoporsi alla procedura è dopo 10-20 giorni dalla comparsa dell’ultima mestruazione.

Procedura

Prima dell’esame alla paziente verrà richiesto di svuotare la vescica, dopo di che verrà fatta accomodare su un lettino ginecologico a gambe divaricate; questa posizione è necessaria affinché il medico abbia una corretta visione della vagina e dell’area genitale. Il ginecologico procede quindi con l’introduzione di uno speculum, allo scopo di allontanare fra loro le pareti vaginali e di consentire così la visualizzazione dell’interno dell’utero e della cervice.

A questo punto egli posiziona il colposcopio all’ingresso della vagina in modo da avere un’immagine ingrandita della superficie da esaminare. Le pareti vaginali vengono poi irrigate con acido acetico o con una soluzione iodata: queste sostanze infatti, applicate sulle mucose in esame, hanno la capacità di mettere in risalto le aree anomale presenti. Una volta individuata la zona da trattare, il ginecologo ha a disposizione diverse tecniche per proseguire la procedura:

  • Conizzazione con bisturi a lama fredda: si tratta dell’escissione chirurgica tradizionale, richiede l’ospedalizzazione e l’anestesia generale o meno frequentemente quella locale; questa tecnica aumenta i rischi emorragici rispetto alle altre, ma ha il vantaggio di fornire campioni istologici migliori. La conizzazione con bisturi a lama fredda ha oggi un impiego limitato, ad esempio viene adoperata per le lesioni di origine ghiandolare che si spingono più in profondità.
  • Conizzazione con ansa diatermica: anche definita leep; in questo caso l’asportazione di tessuto avviene mediante un’ansa elettrochirurgica. La procedura richiede un’anestesia locale e viene in genere eseguita in regime ambulatoriale o di day surgery. L’ansa elettrochirurgica in più consente la coagulazione nei punti in cui l’elettrodo viene a contatto con il tessuto, riducendo al minimo il rischio emorragico. Questo comporta inoltre un danno termico minimo sui margini del taglio, consentendo una lettura ottimale del preparato istologico.
  • Conizzazione con laser CO2: questa tecnica prende il nome di laser-conizzazione, può essere effettuata in regime sia ambulatoriale che di Day Surgery in anestesia locale; il laser ha il vantaggio di essere estremamente preciso e pertanto perette di preservare il tessuto sano circostante l’area da trattare, tuttavia a volte può comportare una lesionare del campione istologico.

L’entità del tessuto da asportare viene stabilita in base all’estensione endocervicale della lesione individuata; se ad esempio la lesione si spinge in profondità verso l’endometrio uterino, il tessuto da rimuovere sarà maggiore. Prelevare un cono troppo piccolo espone la paziente al rischio di dover ripetere successivamente un intervento più radicale, viceversa un cono troppo grande eleva il rischio di complicanze. L’asportazione di una sezione conica di tessuto cervicale ha il vantaggio di fornire all’anatomopatologo informazioni utili circa natura e l’entità delle lesioni permettendo un esame istologico più accurato.

Per le sue caratteristiche, la conizzazione è definita un trattamento escissionale e si distingue in tal senso da altre tecniche chirurgiche definite distruttive, le quali comportano l’eliminazione del tessuto anomalo senza consentirne l’analisi. La conservatività di questa tecnica sottolinea infine la capacità di non alterare in modo sostanziale la fisiologia dell’utero, minimizzando il rischio di complicazioni per le future gravidanze.

Quando effettuare la leep

La biopsia conica viene in genere prescritta alle pazienti che manifestano i sintomi associati con il tumore alla cervice uterina. Nelle fasi iniziali, il tumore del collo dell’utero non causa segni o sintomi evidenti, tuttavia la malattia è caratterizzata da una lenta evoluzione, che la rende curabile se diagnosticata per tempo. Alcuni campanelli d’allarme possono essere:

  • ciclo mestruale irregolare
  • perdite di sangue anomale
  • aumento delle secrezioni vaginali
  • dolore pelvico cronico
  • cistiti ed infiammazioni pelviche ricorrenti

Uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza del tumore al collo dell’utero è rappresentato dall’infezione da papilloma virus umano (HPV); per questo motivo, è importante sottoporsi regolarmente a controlli ginecologici e ad esami di screening come il Pap-test o HPV test, utili per identificare le lesioni precancerose e intervenire prima che queste evolvano in carcinoma.

La leep può essere utile anche per il trattamento di polipi uterini fibromi a livello pelvico. La LEEP può essere utilizzata per trattare il carcinoma in situ della cervice, una condizione in cui le cellule cancerose si trovano solo nello strato superficiale della cervice e non si sono ancora diffuse in tessuti più profondi.

Al di là del Pap-test ci sono altri modi per prevenire sviluppo di lesioni cancerose e precancerose. Esistono per esempio diversi tipi di vaccino HPV disponibili, alcuni dei quali proteggono contro i ceppi più comuni di HPV che causano tumori, mentre altri offrono protezione anche contro i ceppi che causano verruche genitali. È importante sottolineare che la vaccinazione HPV è più efficace quando viene somministrata prima dell’inizio dell’attività sessuale, ma può comunque offrire benefici anche nelle persone sessualmente attive. La vaccinazione HPV è generalmente ben tollerata e può contribuire in modo significativo alla riduzione del rischio di sviluppare patologie legate all’HPV.

Rischi e complicazioni della leep

La conizzazione cervicale è un intervento semplice e sicuro, ma allo stesso tempo molto delicato; durante la procedura la paziente può avvertire fastidio o lieve dolore, tuttavia l’anestetico locale dovrebbe essere sufficiente ad alleviare il disturbo. Il rischio di complicazioni durante l’intervento o in fase post operatoria è basso, e la paziente può fare subito ritorno a casa; talvolta può essere necessaria l’ospedalizzazione per 24 ore. In casi eccezionali possono insorgere complicazioni come:

  • emorragia durante l’intervento;
  • emorragia post-intervento, dopo 2-3 settimane, al momento della caduta della cosiddetta escara da diatermocoagulazione o del distacco dei punti emostatici;
  • stenosi cervicale con ritenzione di liquidi nella cavità dell’utero;
  • infezioni ed infiammazioni a livello pelvico;
  • lesioni della vescica o del retto;
  • perforazione uterina;

La guarigione completa del collo uterino avviene in genere in poche settimane; il dolore presente nei giorni successivi può essere eventualmente tenuto sotto controllo mediante l’impiego di farmaci antidolorifici. Dopo l’intervento è possibile tornare subito alle consuete attività quotidiane, avendo cura di evitare grandi sforzi; è consigliabile riprendere l’attività sessuale solo dopo qualche settimana dopo la procedura, per scongiurare il rischio di contrarre infezioni o infiammazioni.

Fonti bibliografiche: