L’ipotiroidismo è una condizione di ridotta attività della tiroide che induce una riduzione della produzione di ormoni tiroidei e da un rallentamento generalizzato di tutti i processi metabolici. È una condizione clinica frequente soprattutto nelle donne e negli anziani ma può interessare anche l’età infanto-giovanile.
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Cause e sintomi
L’ipotiroidismo può essere causato da un disturbo della ghiandola tiroidea oppure dell’ipofisi, la regista di tutte le ghiandole. La causa più frequente di danno primitivo della tiroide è quella autoimmune: ovvero il nostro corpo produce anticorpi che invece di difenderci ci attaccano e in questo caso distruggono gradualmente la tiroide (tiroidite di Hashimoto). Altre cause sono rappresentate dalla asportazione chirugica della ghiandola, dalla irradiazione di testa e collo, dalla carenza grave di iodio. In rari casi l’ipotiroidismo è causato dalla compromissione della funzione ipotalamo-ipofisaria in conseguenza della quale viene a mancare lo stimolo della funzione tiroidea.
I sintomi da carenza di ormoni tiroidei si sviluppano lentamente e spesso in modo subdolo: il quadro più eclatante è dato dalla voce roca, il gonfiore di occhi e viso, perdita di capelli, espressione del viso triste, cute asciutta e giallognola. Molti pazienti aumentano di peso, diventano stitici, intolleranti al freddo. Gli anziani possono essere più confusi o presentare segni di demenza. Nelle donne si possono avere alterazioni del ciclo mestruale. In molti casi però persino un grave deficit di ormoni tiroidei può associarsi a un quadro clinico quasi silente.
Diagnosi e trattamenti
Quindi, come fare diagnosi di ipotiroidismo e del suo grado di gravità? Solitamente è sufficiente un semplice esame del sangue: il dosaggio del TSH (ormone ipofisario che governa la funzione tiroidea). Se la tiroide è ipoattiva, il livello di TSH è elevato. Se tale ormone è elevato verrà dosato anche l’ormone principale prodotto dalla tiroxina, che risulterà ridotta o quasi ridotta. Per completare la diagnosi è indicato procedere alla valutazione della morfologia ghiandolare, mediante un esame ecografico. Tali esami devono essere valutati dallo specialista endocrinologo cui spetta il compito di valutare la necessità e l’entità del trattamento.
Il trattamento dell’ipotiroidismo si basa sulla somministrazione dell’ormone carente ovvero la tiroxina. Questo ormone è disponibile da quasi un secolo in forma identica all’ormone endogeno e grazie alla sua somministrazione l’equilibrio ormonale tiroideo viene ripristinato. Oggi l’omone sostitutivo tiroxina è disponibile in compresse, in formulazione liquida e in capsule molli.
È bene che le preparazioni di tiroxina siano assunte al mattino a stomaco vuoto per minimizzare le interferenze di assorbimento dato dal cibo, dal caffè e da concomitanti terapie. L’emivita della tiroxina è di una settimana pertanto se si dimentica qualche pastiglia non si hanno ripercussioni cliniche. Il dosaggio varia a seconda delle fasce di età, sesso, peso. Lo specialista deve individuare la posologia adeguata per ogni paziente ovvero quella che normalizza i livelli di TSH e tiroxina e la condizione clinica. Successivamente il controllo nel tempo comprende monitoraggio periodico (una o due volte all’anno) dei livelli di TSH.
Le variazioni del TSH durante terapia sostitutiva in base alle stagioni è tuttora materia di studio in quanto i dati non sono univoci; transitorie fluttuazioni dei livelli di TSH correlate alle stagioni sono state descritte ma che la terapia debba essere modulata in base ai cambiamenti climatici non è ad oggi consigliato.
in collaborazione con Dott.ssa Ruth Rossetto Giaccherino