Diciamolo. Per qualche settimana i mezzi di comunicazione sembravano aver attenuato l’informazione sull’infezione da virus Sars-CoV-2. Poi, però, sotto la spinta dei numeri che hanno fatto rilevare un incremento significativo dei casi nelle ultime settimane, ci si è ritrovati a fare il punto su Covid. A colpire, oltre alle cifre, è il continuo apparire di nuove varianti, che in qualche modo preoccupano per possibili riaccensioni della pandemia.
Nel frattempo, si parla già per le persone fragili del richiamo vaccinale che verrà proposto per proteggere gli over-60 e chi comunque deve fare i conti con patologie croniche dall’infezione nei mesi invernali, quando si potrebbe assistere ad una duplicazione dei rischi per la contemporanea presenza dell’epidemia stagionale di influenza. Ed allora? Allora, in attesa di informazioni più chiare, cerchiamo di capire cosa sta accadendo e soprattutto cosa potrebbe avvenire in futuro.
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Perché Pirola preoccupa
Negli ultimi giorni l’attenzione dei ricercatori e degli enti di controllo si è concentrata sulla variante BA.2.86. Più che con la sigla, siamo abituati a identificarla con il nome di fantasia che la caratterizza: Pirola.
Perché occorre fare attenzione? Perché presenta molte mutazioni rispetto al ceppo che sta circolando da tempo, ovvero Omicron, ma soprattutto tra le 40 variazioni delle caratteristiche virali ce ne sono due che potrebbero favorire un’ampia diffusione del ceppo, con possibile impennata nel numero dei casi.
Queste, in particolare, vengono tenute sotto controllo dalla comunità scientifica. Il motivo è semplice. Caratterizzano la proteina Spike, quella che per il virus appare fondamentale sia per determinare l’infezione sia soprattutto per favorire la risposta del sistema immunitario. Di queste due mutazioni, una ci fa tornare indietro nel processo di rimescolamento genetico del virus, riportandoci addirittura alle caratteristiche del primo virus di Wuhan, mentre la seconda fa parte del contesto genetico della variante Delta.
Più facile che compaiano disturbi
Stiamo parlando al condizionale perché non ci sono dati certi in questo senso. Ma occorre osservare. Dopo essere stata identificata in Danimarca verso la fine di luglio la variante è ora stata riconosciuta in diversi Paesi. Secondo quanto riportano gli esperti c’è da attendersi che anche questa variante giungerà dalle nostre parti con una caratteristica specifica.
Rispetto ad Omicron, che in molti casi provoca un’infezione che decorre in modo quasi asintomatico, per Pirola come per altre delle varianti apparse più recentemente è difficile attendersi un quadro clinico del tutto insignificante. È molto più facile che si possa andare verso sintomi che ricordano quelli dell’influenza, con febbre, mal di testa, tosse e simili.
Che differenza c’è tra Pirola ed Eris
La variante Eris, di cui molto si parla, è più “antica” rispetto a Pirola e si può considerare come una discendente diretta di Omicron. Viene segnalata con la sigla EG.5. Rispetto a Pirola, come detto, appare molto più simile al ceppo Omicron che con le sue varianti sta dominando il quadro epidemiologico. Sembra però altamente contagiosa e si diffonde a grande velocità tanto da essere divenuta dominante negli USA in poco tempo.
Sul fronte dei sintomi, Eris sembra mantenere le caratteristiche di Omicron, ovvero indurre disturbi simili a quelli del raffreddore. Va detto comunque che, nella logica di protezione della popolazione con un richiamo vaccinale, i preparati che si stanno sviluppando e che sono stati recepiti o sono in via di accettazione da parte delle Istituzioni regolatorie sono stati realizzati per offrire risposta nei confronti della variante Omicron XBB 1.5, con effetti potenziali anche nei confronti di Eris.
Cosa significa avere il vaccino per Omicron XBB.1.5.
Nei giorni scorsi l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha dato il via libera al vaccino per il ceppo Omicron XBB.1.5. Una nota della stessa agenzia rivela che il ceppo “è strettamente correlato ad altre varianti attualmente in circolazione”. Per cui “si prevede che il vaccino contribuisca a mantenere una protezione ottimale contro il Covid causato da queste altre varianti”.
Il vaccino può essere utilizzato negli adulti e nei bambini a partire dai 6 mesi di età. Gli adulti e i bambini a partire dai 5 anni di età che necessitano di vaccinazione dovrebbero ricevere una singola dose, indipendentemente dalla loro storia vaccinale contro il Covid.
Sul fronte di chi potrebbe aver bisogno di questo o altri vaccini in fase di registrazione, va detto che le caratteristiche dei riceventi del richiamo vanno individuate soprattutto in base all’età (sopra i 60 anni) e in base ad eventuali patologie presenti, per evitare i rischi di peggioramento legati all’infezione. Va anche ricordato che nella stessa seduta, se si desidera, si può anche praticare il richiamo annuale del vaccino per l’influenza, particolarmente consigliato in questi soggetti.
Fonti bibliografiche
Covid-19: BA.2.86 /Pirola a EG.5/Eris. Cosa sappiamo delle nuove varianti?, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – IRCCS