Crisi isteriche: cosa sono e perché non esistono più

Le crisi isteriche colpiscono molte persone, soprattutto donne in gravidanza o neomamme. Ecco cosa c'è da sapere

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 21 Aprile 2024 09:51

Etimologicamente associata all’utero, l’isteria è stata trattata in vari modi, spesso con rimedi stravaganti. Nell’antico Egitto, i medici credevano che l’utero potesse migrare e causare disturbi, mentre nell’antica Grecia e a Roma, si trattava con fumigazioni e bagni.

La storia dell’isteria e delle crisi isteriche

Nel Medioevo, l’isteria veniva vista come una possessione demoniaca e le donne isteriche venivano perseguitate come streghe.

Con l’avanzare della medicina, personaggi come Paracelso e Ambroise Paré cercavano di spiegare l’isteria in termini più scientifici, sebbene spesso le loro teorie fossero influenzate da credenze superstiziose. Nel XVIII secolo, la comprensione dell’isteria si è evoluta verso una visione più neurologica, e medici come Robert Whytt iniziarono a considerarla come un disturbo del sistema nervoso.

Nel XIX secolo, l’isteria era diffusamente considerata il principale disturbo nevrotico tra le donne, caratterizzato da sintomi drammatici e convulsivi. Tuttavia, oggi queste manifestazioni sono considerate rare. La paralisi psicogena, simbolo dell’isteria ottocentesca, è diventata sempre più rara nel tempo. L’isteria si manifesta oggi principalmente attraverso disturbi come la depressione, malattie psicosomatiche e cambiamenti nel carattere. Il termine “isteria” è sopravvissuto nel linguaggio comune come un insulto sessista per descrivere chi è emotivamente irascibile.

Nel corso della seconda metà del Novecento, con il declino dei fenomeni isterici e l’evoluzione dei paradigmi teorici in psicologia e medicina, si è assistito a nuove interpretazioni di questi disturbi. Gli attacchi isterici sono ora visti come manifestazioni di stati depressivi o crisi esistenziali. Questi episodi comunicano un profondo disagio emotivo e un senso di impasse emotiva, come evidenziato anche nella Sindrome di Ganser.

Nel DSM-II (seconda versione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, redatto dall’ American Psychiatric Association) del 1968, l’isteria veniva descritta come una modalità di espressione della personalità che manifestava caratteristiche quali eccitabilità, instabilità emotiva, drammatizzazione e seduttività, spesso per attirare l’attenzione. Questi individui erano considerati immaturi, egocentrici, vanitosi e dipendenti dagli altri.

I disturbi che hanno sostituito l’isteria

Con l’introduzione del DSM-III nel 1980, il concetto di isteria è stato abbandonato, sostituito da tre elementi documentabili anche singolarmente:

L’aspetto “corporeo” dell’isteria: rappresentato dai disturbi somatoformi e di conversione. L’aspetto “mentale“: caratterizzato dal disturbo dissociativo dell’identità. La struttura caratteriale di base dell’isterico: identificata nel disturbo istrionico di personalità.

I sintomi possono essere suddivisi in somatici, che riflettono un’alterata funzionalità del sistema nervoso, e psichici, che includono stati transitori, fenomeni amnestici, eccitazione psicomotoria, depressione e altri.

Disturbi Somatoformi o Disturbo da Sintomi Somatici

Il disturbo da sintomi somatici (DSS) è una condizione mentale descritta nel DSM-5 che coinvolge sintomi fisici cronici e pensieri, sentimenti e comportamenti associati che causano disagio e interferiscono con la vita quotidiana. Questi sintomi possono essere vari, come il dolore o la mancanza di respiro. La diagnosi di DSS indica che l’individuo potrebbe beneficiare di interventi psicologici o comportamentali.

I criteri diagnostici includono la presenza di sintomi fisici angoscianti o che interferiscono con la vita quotidiana, pensieri o comportamenti eccessivi legati ai sintomi e una persistente sintomaticità che dura oltre i 6 mesi.

La DSS può causare una significativa compromissione del funzionamento quotidiano e spesso è associata a disturbi emotivi come depressione e ansia. La prevalenza varia, ma si stima che colpisca circa un quarto delle persone con malattie fisiche.

I fattori di rischio includono ansia per la salute, tendenza alla catastrofizzazione e depressione. Le aspettative sui sintomi possono influenzare il loro sviluppo e mantenimento.

La diagnosi è solitamente posta dal proprio psichiatra o dallo psicoterapeuta e il trattamento può includere terapia cognitivo-comportamentale e farmaci per la depressione o l’ansia. L’accettazione dei sintomi può essere importante per migliorare la qualità della vita.

Disturbo Dissociativo dell’Identità

Il disturbo dissociativo dell’identità, precedentemente noto come disturbo della personalità multipla, è caratterizzato dall’alternanza di due o più identità che prendono il controllo della persona. Inoltre, il soggetto non riesce a ricordare informazioni che normalmente sarebbero facilmente ricordate, come eventi quotidiani, informazioni personali importanti e/o eventi traumatici o stressanti. Questo disturbo può derivare da uno stress estremo durante l’infanzia, che impedisce al bambino di integrare le esperienze per formare un’identità coerente.

La diagnosi del disturbo dissociativo dell’identità si basa su sintomi specifici, tra cui amnesia, identità multiple e vuoti di memoria per eventi importanti. La terapia principale per questo disturbo è la psicoterapia, che mira a integrare le diverse identità o favorire la loro cooperazione. Il trattamento può essere lungo, impegnativo ed emotivamente doloroso, ma è essenziale per il recupero del soggetto. Talvolta, si utilizzano anche tecniche come l’ipnosi per aiutare il soggetto a gestire le emozioni intense e a elaborare i ricordi traumatici.

Disturbo Istrionico della Personalità

Il disturbo istrionico della personalità è caratterizzato da un pattern persistente di eccessiva emotività e bisogno di attenzione. Le persone affette da questo disturbo cercano costantemente di essere al centro dell’attenzione, spesso utilizzando comportamenti seducenti, teatrali e provocatori. La diagnosi si basa su specifici sintomi, tra cui il disagio quando non sono al centro dell’attenzione e l’interazione in modo seducente o provocatorio con gli altri.

Queste persone possono anche manifestare rapidi cambiamenti emotivi, usare il loro aspetto fisico per attirare l’attenzione e avere difficoltà nell’instaurare relazioni intime. Altri sintomi includono una forte suggestionabilità, vaghezza nel parlare e il desiderio di novità.

La diagnosi viene formulata sulla base dei criteri del DSM-5, che richiedono la presenza di almeno cinque dei sintomi specificati. Il trattamento solitamente prevede la psicoterapia, con un focus sulla comprensione dei conflitti sottostanti e sulla modifica dei comportamenti inappropriati. Tuttavia, l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale e dei farmaci non è ancora ben definita.

Esiste ancora l’isteria? La risposta è no

La storia dell’isteria rivela una lunga evoluzione nel modo in cui è stata compresa e trattata nel corso dei secoli. Da antiche credenze sulle migrazioni dell’utero a diagnosi più moderne come disturbo da sintomi somatici, disturbo dissociativo dell’identità e disturbo istrionico della personalità, il concetto di isteria è stato ridefinito grazie all’avanzamento della medicina e della psicologia.

Oggi, le manifestazioni dell’isteria, una volta considerate comuni, sono diventate più rare, mentre nuove diagnosi e approcci terapeutici offrono una comprensione più approfondita e una gamma più ampia di opzioni di trattamento. Sebbene il termine “isteria” possa persistere nel linguaggio comune come un insulto, è importante riconoscere e trattare i disturbi mentali e psicologici con rispetto e comprensione, lavorando verso una società che promuove la salute mentale e il benessere per tutti.

Fonti bibliografiche: