Cisti epidermoide: cosa sono, cause e rimedi

La cisti epidermoide è una formazione benigna che si sviluppa sotto la pelle, solitamente riempita di cheratina, causata da un blocco delle ghiandole sebacee o da lesioni cutanee

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Antonina Distefano

Medico Chirurgo

Medico chirurgo abilitato presso l'Università degli Studi di Catania, è specializzata in Cure Palliative e Terapia del dolore.

La cisti epidermoide è una cisti cutanea tra le più comuni. Compare sulla pelle e nasce dal follicolo pilifero, è costituita da una cavità cistica localizzata nel derma e ripiena di cheratina e di materiale lipidico. Solitamente è più frequente nei soggetti giovani o di mezza età e le zone del corpo maggiormente interessate sono il volto, il collo, la parte superiore del tronco e lo scroto.

Solitamente compare una sola cisti, ma, in alcuni casi, possono essere multiple. La struttura è costituita da un nodulo dermico di dimensioni variabili da 0,5 a 5 cm di diametro. Capita spesso che la parete della cisti si rompa, con fuoriuscita del materiale di consistenza caseosa che causa una reazione infiammatoria ed intenso dolore.

Le cisti epidermoide nella maggior parte dei casi si trattano intervenendo chirurgicamente in anestesia locale, ma si deve fare attenzione ad asportare tutta la parete della cisti per evitare recidive. I farmaci servono solo a trattare una possibile infiammazione o per preparare il paziente all’intervento.

Tipologie di cisti

Le cisti epidermoide sono neoformazioni cutanee benigne classificate in base alle caratteristiche istologiche della parete della ciste o del rivestimento ed in base alla loro posizione.

Esistono diversi tipi di cisti cutanee benigne:

  • cisti da inclusione epidermica: solitamente non provocano fastidi, a meno che non si rompano causando una dolorosa reazione o un ascesso in rapida espansione. Le cisti da inclusione epidermica si caratterizzano spesso per la comparsa di un punto o un poro visibile e contengono materiale colore bianco e maleodorante;
  • milia: piccole cisti da inclusione epidermica che compaiono solitamente sul volto e sul cuoio capelluto;
  • cisti pilari (cisti trichilemmali): sembrano simili alle cisti da inclusione epidermica, ma compaiono perlopiù sul cuoio capelluto. Inoltre, solitamente, c’è una componente genetica che ne determina la comparsa. Se il soggetto ha avuto casi in famiglia è più probabile che possa svilupparle.

Una volta definita la natura della cisti sarà possibile individuare il trattamento migliore che, spesso, prevede un intervento di chirurgia ambulatoriale.

Sintomi della cisti epidermoide

Le cisti di solito non provocano disturbi né dolore ma se si infettano (ossia se dei batteri penetrano al loro interno attraverso piccole ferite dovute al grattamento) possono diventare più morbide, dolenti e rosse. Il segno caratteristico dell’infezione è la presenza di pus maleodorante che fuoriesce da un foro sulla cisti.

La cisti epidermoide si presenta come un nodulo di piccole dimensioni visibile sotto la pelle o a livello del cuoio capelluto. Toccandola appare solida, globosa, mobile e non dolente. È molto rara nei bambini e poco frequente nel sesso femminile, risulta più comune negli uomini, soprattutto dopo la pubertà.

Non è contagiosa e non si trasforma in una lesione cutanea maligna. Si presente come un piccolo rigonfiamento sottocutaneo e può contenere liquido sieroso, sebo o altre sostanze semi-solide (come cheratina e cellule morte). Cresce lentamente e non procura fastidio, tranne se viene toccata o se si tenda di asportarne il contenuto, spremendola, in tal caso si potrebbe provocare una infiammazione e/o un’infezione.

Tendenzialmente la cisti epidermoide non comporta sintomi particolari se non a livello estetico: quando il soggetto nota un piccolo rigonfiamento morbido e mobile sotto la pelle, deve rivolgersi al medico per stabilirne la natura. Se questo tipo di cisti è di grandi dimensioni e/o localizzata al volto o al collo può dare una sensazione di pressione o dolore, oltre a risultare frequentemente antiestetica.

Può svilupparsi in qualsiasi parte del corpo ad eccezione della pianta dei piedi e del palmo delle mani, ma le zone più frequentemente interessate sono il cuoio capelluto, la nuca, il viso, le orecchie, le spalle, il dorso, le ascelle, le braccia, i glutei, i genitali, il seno e la pancia.

Cause della cisti epidermoide

La formazione della cisti epidermoide è dovuta all’occlusione del dotto di una ghiandola sebacea che produce il proprio secreto senza poterlo più espellere a causa del blocco. Di conseguenza, il secreto si solidifica e si accumula dentro la ghiandola con conseguente rigonfiamento del follicolo pilifero visibile ad occhio nudo.

Ci sono dei fattori di rischio che aumentano le probabilità di incorrere in questo fastidio come il consumo di tabacco, alcol, situazioni di stress e ansia (che alterano la produzione ormonale), utilizzo di cosmetici, presenza di acne o altri disturbi della pelle, patologie genetiche (come la sindrome di Gardner o la sindrome baso-cellulare del nevo) e danni del follicolo pilifero (ad esempio lesioni, abrasioni o ferite).

L’alimentazione sembra non avere alcuna correlazione con la comparsa delle cisti epidermoide e non risulta essere un fattore di rischio per lo sviluppo delle stesse.

Di solito non sono ereditarie, in altre parole, non si trasmettono dai genitori ai figli.

Diagnosi della cisti epidermoide

La diagnosi della presenza di una cisti epidermoide è clinica e viene eseguita dal medico di medicina generale o dal dermatologo. A volte basta osservarla e palparla per valutare posizione, forma e grandezza. Inoltre, con la palpazione se ne valuta la consistenza: la cisti appare generalmente morbida ed elastica, a causa del suo contenuto ricco di grasso.

Durante la visita lo specialista procede ad un’attenta diagnosi differenziale, per distinguere la cisti sebacea da altri tipi di cisti in grado di svilupparsi sotto la pelle. È importante, infatti, durante la diagnosi capire se si tratta di:

  • cisti pilare (multiple e localizzate sul cuoio capelluto, hanno una superficie rotondeggiante, liscia, glabra e di colorito roseo),
  • cisti dermoide (localizzata nella regione sacrococcigea o sul viso, si sviluppa nel derma per un difetto di sviluppo, può interessare anche i bambini),
  • idrosadenite suppurativa (una patologia infiammatoria cronica della pelle che si manifesta con cisti ed ascessi in corrispondenza di ascelle, inguine, interno coscia o zona perianale, spesso dolenti e caratterizzati da perdita di pus).

Le cisti più difficili da diagnosticare sono quelle che si presentano in regione scrotale o sui genitali. In questi casi possono essere confuse con un’infezione da herpes simplex genitale.

Solo in casi di dubbi, rari in realtà, il medico potrebbe richiedere esami aggiuntivi, come:

  • un’ecografia che permette di valutare meglio le caratteristiche di forma e contenuto della cisti,
  • una biopsia con prelievo del contenuto della cisti per effettuare l’esame istologico più approfondito.

In questo modo il medico potrà accertarsi che si tratti effettivamente di una cisti sebacea ed escludere altre malattie, anche gravi.

Trattamenti della cisti epidermoide

La cisti epidermoide è sempre curabile e, solitamente, non si assiste ad una recidiva a meno di interventi di chirurgia incompleti e non accurati. Gli antibiotici non sono necessari se non in presenza di cellulite o comunque di segni e sintomi suggestivi di sovrainfezione batterica. Solitamente, se necessari, vengono utilizzati sotto forma di pomate che agiscono localmente per risolvere la problematica.

Le cisti epidermoidi possono essere asportate chirurgicamente dopo aver iniettato un anestetico locale per impedire che il paziente provi dolore durante l’intervento. La parete della cisti deve essere rimossa completamente per evitare recidive mentre le cisti che si sono lacerate devono essere aperte e drenate. Le cisti più piccole, spesso molto fastidiose, possono essere incise e drenate.

Se non trattata, una cisti epidermoide può infiammarsi ed apparire arrossata, dolente e calda al tatto. Se la si sottopone a traumatismi, nel tentativo di schiacciarla, aumenta il rischio di formazione infezione batterica, con possibile comparsa di febbre.

Un’alternativa alla chirurgia è rappresentata dall’elettrochirurgia non ablativa con PLEXR, una tecnica che utilizza uno strumento elettromedicale che vaporizza la cisti. I vantaggi di questa tecnica sono che:

  • non c’è danno a carico dei tessuti cutanei circostanti,
  • non è necessaria un’anestesia iniettiva preliminare,
  • non provoca sanguinamento della zona trattata,
  • non necessita di punti di sutura.

Nei 2-3 giorni seguenti al trattamento la zona trattata risulta più gonfia e si forma una crosta che non va toccata.

Interventi chirurgici

Per ridurre l’ascesso, in caso di infezione, viene solitamente consigliato un drenaggio della cisti (tramite incisione). Questo trattamento è opportuno quando l’infiammazione è tale da aver assottigliato la cute sopra la cisti, per cui è alta la probabilità che si verifichi una perforazione spontanea. Tuttavia, in questi casi, l’intervento non è risolutivo, in quanto, in seguito, dovranno essere effettuate medicazioni periodiche fino a completa risoluzione dell’infiammazione.

Si ricorre alla chirurgia se l’infiammazione persiste, se la cisti provoca dolore o se tende a crescere di dimensioni. Si tratta della soluzione definitiva per la patologia.

Prima di intervenire chirurgicamente, se l’infiammazione è profonda, si prescrive in genere una terapia con cortisone ed antibiotici allo scopo di ridurre gonfiore e arrossamento. Una cisti particolarmente infiammata non andrebbe toccata dal chirurgo perchè è alto il rischio di peggiorare l’infiammazione o procurare una rottura della capsula cistica, con conseguente possibile infezione.

L’intervento chirurgico prevede una piccola incisione cutanea in anestesia locale con conseguente asportazione di tutta la cisti, compresa la capsula. Quest’ultima deve essere prelevata nella sua interezza, perché altrimenti aumenta il rischio di recidive future.

Dopo l’intervento saranno necessari una decina di giorni perché la ferita si cicatrizzi, tempo durante il quale il paziente deve essere sottoposto a terapia antibiotica e a periodiche medicazioni della zona interessata, che deve rimanere coperta e sterile.

Nei 6-12 mesi successivi all’intervento chirurgico è bene proteggere la cicatrice dai raggi solari per evitare che possa assumere un colore rossastro permanente; allo stesso modo bisogna evitare le esposizioni nelle ore più calde della giornata ed utilizzare una protezione solare molto alta (50+).

La complicazione più frequente cui va incontro una cisti sebacea è l’infezione con la formazione di pus. Ciò, di solito, avviene a seguito di una piccola ferita che si forma sulla sua superficie e consente il passaggio all’interno di batteri che iniziano a riprodursi. La ferita è spesso causata involontariamente grattandosi con le unghie.

La moltiplicazione dei batteri dentro la cisti sebacea porta alla morte delle cellule della pelle ma, contemporaneamente, determina la reazione del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario) che li aggredisce e li uccide. L’accumulo di cellule morte e di batteri all’interno della cisti forma il pus, liquido viscido e biancastro.

Altre complicazioni sono costituite dalla ricomparsa della cisti a distanza di mesi dall’intervento chirurgico o dalla sua rottura che, determinando spesso un’infezione, richiede una cura immediata.

Fonti bibliografiche: