Con il termine Alopecia si fa riferimento alla “mancanza di peli o capelli in tutti i distretti corporei”, secondaria ai vari meccanismi che ne definiranno l’etipatogenesi. Il termine deriva dal latino alopecias, ossia volpino o volpe, in relazione al fatto che la volpe è solita perdere il pelo a chiazze.
L’alopecia, che può essere circoscritta o diffusa, è in certi casi accompagnata da atrofia e distruzione del follicolo pilifero. Nonostante per alopecia si intenda la perdita di tutti i tipi di peli e possa interessare qualunque distretto, il cuoio capelluto è quello a maggiormente interessato.
In base all’etiopatogenesi possiamo distinguere quattro grandi forme di alopecia: androgenetica, areata, cicatriziale e post chemioterapica.
L’alopecia androgenetica è un’affezione geneticamente determinata che tuttavia, per la sua realizzazione, richiede la presenza di ormoni steroidi maschili (androgeni). In assenza di uno di questi fattori la calvizie non si manifesta: predisposizione familiare e androgeni devono essere verosimilmente presenti entrambi, donde il nome di alopecia andro-genetica.
L’alopecia areata è invece considerata una malattia autoimmune limitata ai componenti del follicolo pilifero mediata dai linfociti T.
Quest’ultima si manifesta nella maggior parte dei casi spontaneamente e in maniera asintomatica, tanto che la caduta dei capelli è improvvisa e repentina e può avviene nel giro di pochi giorni o settimane, rendendo gli individui che la contraggono più soggetti a disagi psicologici.
L’area più colpita da alopecia è il cuoio capelluto, tanto da essere conosciuta ai più come la “malattia che causa la caduta dei capelli”. Nei punti in cui essi non ricrescono, si formano aree completamente glabre, dove però la pelle appare sana e dal colorito normale.
Patologia dalla storia molto antica, si dice che l’alopecia fosse conosciuta già ai tempi degli Egizi e dei filosofi greci e romani che ne parlavano nei loro scritti scientifici, alla ricerca di una soluzione e cura.
Indice
Tipologie di alopecia
Oltre quella già descritta, tra le alopecie propriamente dette, quella androgenetica, è la forma più comune della malattia: colpisce circa il 40-50% delle donne, in particolar modo dopo la menopausa, ed il 70% degli uomini europei, con una incidenza minore nell’etnia asiatica e africana. Si può pertanto parlare di androgenetica maschile e di una androgenetica femminile.
Negli uomini la manifestazione è tipica (male pattern hair loss) ed è costituita da un diradamento progressivo dei capelli che parte dalle tempie e dalla chierica e si estende su tutto il cranio, con eccezione della regione sopra le orecchie mentre nelle donne, invece, si manifesta con un diradamento diffuso nella parte alta della testa.
Si tratta di un’affezione geneticamente determinata in cui numerosi geni, ormoni e fattori ambientali giocano un ruolo fondamentale sullo sviluppo della malattia, mostrando una etiologia polivalente.
Alopecia temporanea
Le forme non cicatriziali di alopecia possono sono temporanee. Ciò significa che, se opportunamente curata (o se si interrompe l’azione che la genera), i sintomi scompaiono da sé dopo poco tempo. Appartengono a questa categoria l’alopecia post – gravidica, l’alopecia da denutrizione (che se ne va quando i valori alimentari tornano alla normalità), l’alopecia da traumi psicofisici (sparisce con la fine del periodo di stress), l’alopecia areata e quella da farmaci che termina una volta interrotta la loro assunzione.
Rientra in questa categoria anche l’alopecia da radiazioni: la perdita di capelli, parziale o totale, è un fenomeno molto frequente a seguito dell’esposizione alla radiazione nell’area cranica. La gravità e la durata dell’alopecia dipendono strettamente dalla dose di radiazioni ricevuta. Tuttavia, in numerosi casi, si tratta di un effetto transitorio, e si recuperano i capelli perduti in modo naturale e senza interventi qualche mese dopo il termine del trattamento.
Le forme cicatriziali sono invece permanenti. Il follicolo pilifero, con al suo interno la papilla generatrice del pelo, termina di funzionare e sparisce. Portano ad alopecia cicatriziale la sclerodermia, il lupus eritematoso discoide, il lichen planus, la follicolite decalvante, la micosi e le neoplasie.
Classificazione di alopecia in base all’area anatomica di comparsa
L’Alopecia Areata Monolocularis interessa un solo punto del cuoio capelluto dove si genera la perdita del capello. All’opposto, l’Alopecia Areata Multilocularis può interessare vari punti del cuoio capelluto contemporaneamente. L’Alopecia Totale genera perdita del capello su tutto il cuoio capelluto.
Si parla invece di Alopecia Universale o Assoluta quando, a essere interessati dalla disfunzione, non sono solo i follicoli del cuoio capelluto ma a quelli di tutto il corpo, generando perdita di peli un ovunque. Le aree più interessate sembrano essere ciglia, sopracciglia, ascelle e pube. L’alopecia universale è la più rara, ed è difficile da risolvere completamente.
Le ultime due casistiche che si possono incontrare sono l’Alopecia Barbae che colpisce la barba e l’Alopecia Areata Ophiasis che si ritrova solo in alcune aree esterne del cuoio capelluto, ad esempio quelle più vicine alle orecchie, alle tempie e alla nuca.
Alopecia areata di origine infiammatoria: cos’è e in cosa consiste
Per questo tipo di alopecia non si può parlare di malattia cronica in quanto in alcune situazioni l’infiammazione è temporanea e sparisce da sé, senza colpire le papille generatrici del pelo in maniera permanente.
Deriva da disordini autoimmuni che inducono i globuli bianchi ad attaccare il follicolo pilifero impedendo la crescita del pelo. Si manifesta prevalentemente sul cuoio capelluto (tempie e nuca sono le zone più colpite), lasciando aree rotondeggianti completamente calve e può interessare anche altre parti anatomiche come ciglia, sopracciglia, ascelle e pube.
Oltre alla caduta del pelo, l’alopecia areata si accompagna spesso anche ad alterazioni ungueali, zone anch’esse ricche di cheratina.
I tassi di prevalenza della malattia dallo 0,1% allo 0,2% sono stati stimati per gli Stati Uniti. La malattia, pur esordendo più frequentemente nell’infanzia e nell’adolescenza, può comparire in qualsiasi fase della vita. Nel 60% dei casi, l’alopecia areata che insorge in età precoce ha mostrato una prognosi più severa.
Ne sono presentemente colpiti individui con Sindrome di Down o problemi di autoimmunità. Si tratta spesso di una condizione con decorso temporaneo. Dopo attenta diagnosi e giusta terapia, i capelli o i peli delle zone colpite possono ricrescere.
Le cause dell’alopecia areata
L’origine della malattia non è ancora del tutto chiarita, È fortemente suggerita, ma non ancora confermata, la presenza di autoanticorpi contro il follicolo pilifero. Tuttavia un forte stress fisico o emotivo sembra essere uno dei fattori scatenanti la manifestazione dei sintomi. Altre malattie come dermatite atopica, tiroidite, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, gastrite cronica atrofica, celiachia, vitiligine, diabete, sembrerebbero essere fortemente associate ad alopecia areata.
L’alopecia areata non è contagiosa, ma può essere una spiacevole eredità.
Alopecia: i sintomi
Oltre alla comune perdita di capelli e peli del corpo, come già accennato l’alopecia può causare disordini alle unghie quali pitting ungueale (avvallamenti cupuliformi o trasversali delle unghie) e Leuconichia (rivestimento esterno di una o più unghie assume un colore diverso da quello usuale).
Si ricorda che un aumento sensibile di questi sintomi può essere dato e aggravato da un forte stress fisico ed emotivo, ma si può anche associare a patologie già esistenti come vitiligine e problemi alla tiroide.
Laddove i capelli cadono, la pelle interessata da alopecia è di solito molto simile alla cute sana. La patologia è asintomatica e raramente si associa a prurito, formicolio e bruciore localizzati (che talvolta appaiono alcuni giorni prima della caduta del pelo).
Alopecia: la diagnosi
La diagnosi è clinica con l’osservazione della manifestazione e del tipo di alopecia nelle varie zone del corpo.
Per poter fare una diagnosi dettagliata del tipo alopecia, sono invece necessarie tecniche di diagnostica più approfondite. Tra queste, le più accreditate sono il “pulling” e il “tricogramma”. In alcuni casi lo specialista può decidere di prescrivere o effettuare direttamente una biopsia della cute colpita. Questa procedura lascia una piccola cicatrice, ma è sicuramente molto più efficace a fini diagnostici.
Per tutte le tipologie di alopecia, al fine di offrire una diagnosi il più possibile veritiera e trattamenti efficaci, il medico effettuerà le sue osservazioni considerando anche l’età di insorgenza, e altri fattori come una possibile ereditarietà, decorso della malattia e sue manifestazioni, risposta a eventuali trattamenti già sottoposti, presenza o meno di malattie autoimmuni.
Quali trattamenti per combattere l’alopecia
Come per tutte le patologie, anche per l’alopecia sarà il medico a scegliere la terapia più giusta in base alla diagnosi del tipo di alopecia, la gravità dei sintomi, le patologie correlate e le caratteristiche dello specifico paziente.
Le terapie ad oggi presenti mirano alla risoluzione del sintomo mediante un’accelerazione nella ricrescita del pelo o capello. Alla via parenterale (iniezioni), si preferisce comunque l’assunzione orale o la via topica (applicazione di pomate, creme, lozioni).
In base al tipo di alopecia diagnosticata possono essere prescritti molti tipi di farmaci e terapie. Alcuni di questi sono:
- corticosteroidi (betametasone, fluocinonide, clobetasolo) da assumere prevalentemente per via orale o topica poiché nella terapia sistemica gli effetti collaterali sono maggiori. Si preferisce quest’ultima solo nelle casistiche più gravi e allo stadio avanzato;
- minoxidil. Questo principio attivo favorisce la ricrescita del capello, se usato per alcuni mesi tramite soluzione topica;
- farmaci immunosoppressori (Ciclosporina, Triamcinolone). Sono utilizzati nei casi seri e recidivi. Il medico li prescrive dopo che le altre terapie non hanno fornito gli effetti sperati. La volontà è quella di intaccare direttamente le cellule del sistema immunitario così da ridurre il loro “attacco” ai follicoli piliferi e far ricrescere il pelo;
- fototerapia a base di raggi UVA, unita a farmaci con principi fotosensibilizzanti. È stato osservato che l’esposizione solare, svolta in maniera sana e prolungata nel tempo (con le giuste protezioni), ha effetti benefici sulla pelle e sul decorso della malattia;
- terapie alternative. Il loro appeal è cresciuto negli ultimi anni e sfrutta i benefici che ipnosi e agopuntura hanno su tutto l’organismo.
La prescrizione di terapie a base di ormoni e cortisonici rappresenta spesso l’ultima spiaggia ed è sconsigliata per i pazienti più giovani per gli effetti collaterali. Per questi ultimi si preferiscono metodi topici non ormonali, che non agiscano indirettamente sulla crescita e la corretta attività ormonale.
Alopecia: i risvolti sulla vita quotidiana
L’alopecia non è una malattia aggressiva e debilitante fisicamente, in quanto la perdita dei capelli e dei peli non è di per sé dolorosa. Quelli che però non tutti conoscono sono i risvolti negativi che essa porta sulla vita di chi la contrae, specie nella sfera psicologica e relazionale dell’individuo.
L’alopecia, che sia areata o androgenetica, porta ad una perdita di autostima e alla distorsione della propria immagine. I capelli, oltre a cadere e a lasciare delle aree completamente calve, ricrescono infatti in alcuni casi bianchi, prima di tornare del colore naturale.
Il cambiamento repentino della propria immagine corporea può sfociare in depressione e ansia, (specialmente nelle donne) nell’attesa che i capelli ricrescano. Per questo, spesso si rende necessario un aiuto psicologico per coloro che ne sono affetti.
Sul mercato esistono comunque delle valide soluzioni che aiutano i pazienti a sentirsi temporaneamente meglio. L’uso di una parrucca che nasconda il problema a occhi indiscreti e permetta di superare il trauma del cambiamento estetico può essere una di queste.
L’alopecia è comunque una patologia seria e sulla quale è necessario intervenire perché può nascondere altre cause sottostanti. Alle prime avvisaglie, è bene recarsi subito da uno specialista per un consulto.
Fonti bibliografiche:
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