Senti le voci? Di cosa si tratta, cosa può indicare e come farsi aiutare

Le allucinazioni uditive esistono e non sempre sono legate a patologie. Quali sono le possibili cause e come intervenire

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 2 Dicembre 2024 12:06

Cos’hanno in comune Santa Teresa e San Paolo con Winston Churchill? Domanda difficile si dirà. Ma la risposta è semplice. Questi protagonisti della religione e della storia, in qualche modo, vedono riportare in alcune biografie che avrebbero sentito voci (interne) senza che ci fossero persone a parlare. Insomma. Presenze vocali che non nascono nella realtà ma in qualche modo si originano nella testa di chi le ode.

Le allucinazioni uditive esistono. E non sempre sono il segnale di una patologia. Sia chiaro. Parlarne con il medico è fondamentale. Ma poi, caso per caso, l’approccio può essere diverso. Anche perché le voci possono assumere caratteristiche diverse, come segnalano da diverse associazioni che raccolgono le persone che si trovano in questa condizione. In Italia esiste l’associazione Nazionale “Sentire le voci” e nel mondo c’è addirittura un movimento che riunisce chi ha questa caratteristica, “Hearing Voices”. Per saperne di più si consiglia di informarsi anche sull’iniziativa Intervoice.

Quali possono essere le cause

Ogni persona che sente le voci ha una sua storia. E sue specifiche caratteristiche. In termini generali, ci sono situazioni della vita di ogni giorno che possono determinare una risposta di questo tipo, magari perché si è particolarmente adirati o di fronte ad un dolore. Inoltre possono esistere esperienze spirituali che conducono a queste percezioni uditive, potenzialmente legate anche a condizioni che si sono provate e che hanno lasciato un segno, come razzismo o isolamento, solo per citarne alcune.

Gli eventi che possono indurre la comparsa delle voci sono di vario genere: forti emozioni (dolore, disperazione, colpa, rabbia ma anche felicità o noia) o il trovarsi in uno specifico luogo o situazione. In certi casi, poi, anche alcuni farmaci possono associarsi a queste vere e proprie allucinazioni uditive. Sono solo esempi.

Ovviamente ci sono anche circostanze in cui udire voci fa parte di quadri clinici veri e propri, come psicosi, depressione o schizofrenia. A volte, sempre rimanendo nel campo degli esempi, anche accessi febbrili possono comportare la comparsa di questa condizione. In tutti i casi ci sono studi che dimostrano come il fenomeno vada oltre (e così debba essere interpretato) la soglia delle patologie. Anche perché sarebbe diffuso, tanto che almeno 4 persone su 100, stando ha recenti studi, avrebbero fatto questa esperienza nel corso della vita.

Più spesso l’esperienza non crea problemi ed anzi può aiutare a superare momenti complessi. In circa un terzo dei casi invece le voci percepite possono diventare un problema, associandosi ad ansia e a profonde difficoltà nei rapporti con gli altri.

Non tutte le voci sono uguali

Gli uditori di voci possono raccontare esperienze diverse. Perché si possono sentire voci buone e cattive, che incoraggiano, che suggeriscono, che minacciano, danno consigli, che raccontano bugie, voci di persone note e voci sconosciute. Ma ci sono caratteristiche di queste percezioni che debbono mettere in guardia. Ad esempio si sa che possono creare maggiori problemi le voci che danno ordini, insultano o minacciano. Questo è importante perché, facendosi aiutare, occorre fare un percorso studiato su misura.

La patologia fondamentale collegata all’udire le voci è l’aver avuto in precedenza gravi esperienze traumatiche. Non si tratta quindi di una malattia del cervello né si è di fronte ad uno squilibrio dei neurotrasmettitori, le sostanze che fanno passare i segnali nervosi. Anche il paziente a volta cerca di non affrontare il proprio passato e occorre aiutarlo.  A fare la differenza, secondo gli studiosi, non è quindi il solo fatto di sentire voci che non ci sono nella realtà, ma il rapporto che si instaura con queste sollecitazioni sonore.

In pratica con le voci si verifica quanto accade quotidianamente nelle nostre abitazioni: spesso c’è qualche vicino di casa “rompiscatole”, che tiene la televisione a volume altissimo non lasciandoci riposare. Se si riesce a mettersi d’ accordo nessun problema. Ma se invece non proviamo a parlarne con chi vive vicino a noi e subiamo passivamente le sue prepotenze stiamo male.

Importante è l’aiuto

C’è un passaggio basilare per affrontare la situazione: non bisogna chiudersi in se stessi, ma farsi aiutare. Anche per cercare di rendersi conto di cosa può scatenare il quadro per poi tentare di evitare le situazioni a rischio, che possono determinare la comparsa di voci “cattive”.

Grazie ai trattamenti mirati si può risalire, anche nei casi più complessi e in assenza di una chiara patologia, a possibili esperienze traumatiche vissute oppure ad alti livelli di stress nel corso dell’adolescenza. Le voci possono in questo senso diventare come veri e propri messaggeri che vogliono informarci su noi stessi.

Con l’aiuto di chi può offrire un sostegno, piuttosto che cercare di mettere la sordina alle voci è più utile cercare di ritrovare il legame che le collega alle esperienze traumatiche del nostro passato. Ricordando che udire le voci, a prescindere dalla causa, è un’esperienza umana.