#SegretiDelCuore

Sono in guerra con mia madre

Non le va bene nulla della nostra vita, dalle scelte per il futuro al fidanzato. Si può recuperare un rapporto con la mamma che sembra catastrofico? Certo. A piccoli passi e partendo da noi

Marina Mannino

Giornalista

Ho 21 anni e studio Design. Ho buoni risultati e ho tanta passione per ciò che sto studiando. Ma non c’è mai una volta che mia madre mi faccia un complimento. Per lei è tutto dovuto e io sono sempre meno brava delle figlie delle sue amiche. Non andiamo d’accordo su niente: non le piace il mio ragazzo, né il mio colore di capelli, non le piacciono i miei studi (“Ti preferivo medico” mi ha detto) o come mi vesto. Se le chiedo un consiglio finiamo per litigare. È convinta di avere sempre ragione e di sapere tutto della vita. Mi dispiace tanto che tra noi non ci sia un punto d’incontro, perchè a volte lei mi manca.

Marghy

Avere una madre scostante, critica, scettica fa male. Ce la mettiamo tutta per essere delle brave figlie e delle giovani donne in gamba, ma a lei sembra non bastare. Ha sempre da ridire, da rintuzzare, da controbattere. Dopo l’adolescenza (magari già conflittuale), non ci si aspetta di dover continuare a lottare con la mamma. Eppure può succedere. Cosa si può fare?

Anche lei è una persona

Una madre è l’amore fatto persona, con il cuore dedito alle sue ragazze e ai loro bisogni. Ma è, appunto, una persona. E può avere anche caratteristiche “negative” proprio perché è umana. Anche i genitori hanno il diritto ad avere dei difetti, delle debolezze, delle mancanze. Partiamo da questo presupposto per cercare di considerare il rapporto con lei in modo più vasto e profondo: non solo da figlia a madre, ma da essere umano a essere umano.

Non possiamo cambiarle il carattere

Per quanto il suo comportamento ci disturbi, non possiamo cambiarlo. In effetti, chi siamo noi per cambiare una persona adulta e strutturata, con le sue convinzioni, i punti fermi, le risposte emotive radicate? A pensarci bene, non possiamo pretendere di poter cambiare nessuno, perché ognuno è responsabile dei suoi comportamenti e delle conseguenze che questi hanno. Figuriamoci una madre. Piuttosto cambiamo prospettiva: cerchiamo di capire come noi ci rapportiamo a lei e come possiamo lavorare sulle nostre reazioni a questa relazione difficile, per trasformare i silenzi e gli scontri in un dialogo.

Nessuna è perfetta

Appurato che ogni mamma è umana, e ha quindi i suoi momenti “no” e quelli “grrr”, abbiamo capito che nessuna mamma è perfetta. E nemmeno noi lo siamo: abbiamo un mucchio di difetti che forse lei non accetta. Siamo tutte perfettamente imperfette, ma è dall’incontro di queste “anomalie” che le persone si arricchiscono. Arroccarsi su atteggiamenti di chiusura non permette di venirsi incontro e, anche se siamo solo noi a tendere la mano in segno di pace, non prendiamocela. Forse la mamma ha solo bisogno di attenzioni: vorrebbe sentirsi dire “Come stai?” invece di “Con te non si può parlare”.

Un canale di comunicazione

Cerchiamo allora di aprire un canale di comunicazione con questa madre complicata. Tentiamo di offrire a lei quello che vorremmo avere noi, ovvero comprensione e approvazione. Abbiamo un territorio comune su cui confrontarci e confortarci reciprocamente: non siamo rivali, ma siamo dalla stessa parte innanzitutto come donne che hanno una connessione forte. Solo con il dialogo – e non con l’aggressività e la chiusura – possiamo costruire una storia che ci vede insieme, anche se ognuna sulla sua strada. Non rinunciamo al legame con nostra madre, anche se vuol dire capire più che essere capite, aiutare invece che essere aiutate, combattere da sole piuttosto che con qualcuno al nostro fianco. È anche così che si cresce.

Segreti sciogli-tensione

Un segreto per sciogliere la tensione tra noi? Sdrammatizzare, prenderla a ridere. È difficile da farsi, ma è la ricetta giusta per smussare gli spigoli e ridimensionare gli attriti. Forse anche la mamma ha bisogno di una risata, ovvero di un momento di leggerezza. E allora proponiamole un’uscita solo noi due, per andare a prendere quel gelato che le piaceva tanto quand’era una ragazzina, parlando solo di argomenti lievi, piccoli pettegolezzi, ricordi comuni. Sulle prime potrebbe chiudersi, ma di fronte alla coppa di crema e nocciola si lascerà andare. Un’altra idea? Portiamola una mattina al mare, a passeggiare sulla spiaggia, respirando l’odore di salsedine e ricordando quando ci portava lì da bambina. Lasciamo parlare il cuore: con la mamma è un dovere oltre che un piacere.

Dobbiamo imparare a reagire

Se proprio non riusciamo a risolvere il conflitto con lei, cerchiamo di riconoscere che abbiamo fatto tutto il possibile. Prendiamoci una pausa per disintossicarci dall’irritazione e dal malumore,  ma evitiamo di proiettare il nostro stato d’animo su di lei pensando: “È lei che è nervosa, è lei che è odiosa”. Addossare la responsabilità a lei non ci porta da nessuna parte e non ci libera dal dispiacere. Siamo noi che dobbiamo imparare a reagire senza soffrire alle sue frecciate, ai suoi giudizi taglienti, alla sua disapprovazione. E se nel muro tra di noi non accenna ad aprirsi uno spiraglio di luce, cerchiamo di comportarci comunque con amorevolezza, rispetto ed empatia, cose che a lei sembrano mancare, per motivi che a noi forse sfuggono. Accettiamo però il fatto che esistono questioni su cui non andremo mai d’accordo: la tolleranza (e la pazienza) non vale solo verso gli altri, ma anche verso la mamma!

L’alternativa c’è ed è possibile

Una madre assente, ostile, ipercritica, con la quale non riusciamo a ricucire quel rapporto affettuoso e caldo che vorremmo, potrebbe però anche ferirci in modo indelebile. Consideriamo allora l’opportunità di farci aiutare da una psicoterapeuta. E non sottovalutiamo la rete femminile che abbiamo intorno: sorelle, amiche, colleghe, possono costituire una valida fonte di solidarietà, aiuto, condivisione, supporto. Certo, non possono sostituire una madre, ma costituiscono una specie di “famiglia allargata” che ci conforta e ci sostiene.