Se due persone stanno insieme si presume che tra loro ci sia un rapporto basato sulla fiducia e sul rispetto, sentimenti che sono alla base dell’amore. Quindi non dovrebbe esistere l’impulso di controllare cosa faccia il partner, con chi parli, con chi chatti, a chi metta i like. Eppure può capitare che nella coppia entrino in gioco altri fattori come la possessività e la gelosia, che in effetti fanno un po’ a pugni con la fiducia e il rispetto reciproci. E dal momento che molta della nostra vita relazionale con gli altri la condividiamo sui social, è piuttosto facile verificare con quali persone abbiamo più “vicinanza”.
Indice
Fiducia vs diffidenza
Se davvero ci fossero fiducia e rispetto, non sorgerebbe la curiosità di ficcanasare nel telefono altrui. O, anche se nascesse l’impulso a farlo, ci si renderebbe conto di quanto sia un’intromissione scorretta e prepotente. Eppure, da un recente sondaggio della Fondazione Libellula, è emerso che quasi il 40% dei giovani tra i 14 e 19 anni ritiene che controllare di nascosto il cellulare e i profili di qualcuno/a sia poco o per niente una forma di violenza. Ma anche gli adulti la pensano così: questo spiega la diffusione delle app per spiare tramite lo stalkerware, software progettato per tracciare l’attività digitale di una persona a sua insaputa o senza il suo consenso, monitorando tutto ciò che fa sullo smartphone: geolocalizzazione, accesso ai dati personali, attività sui social, messaggistica.
Il controllo non è amore
Sembra un episodio di “Black Mirror”, in cui migliaia di coppie sono intente a spiarsi reciprocamente, sospettose e diffidenti, aspettando il momento giusto per cogliere in flagranza il partner. Che ansia! Ma ci sono donne che si sentono lusingate dal fatto di essere controllate e anzi lo trovano normale, convinte che se lui lo fa significa che le ama e che ci tiene a loro. Eppure sorvegliare una persona non significa amarla, ma cercare di dominarla, qualsiasi siano le ragioni (insicurezza, paura di essere lasciati, manie di controllo e di onnipotenza) per cui una persona senta il bisogno di farlo.
Tra sospetto e malafede
Tollerare che l’altro controlli quello che facciamo, scriviamo, diciamo e chi incontriamo, con chi chattiamo o parliamo non è un atteggiamento sano. Così facendo permettiamo ad un’altra persona (anche se è il fidanzato) di violare un nostro personalissimo spazio con motivazioni fittizie tipo “Lo faccio perché ti amo”, “Se stai con me dobbiamo condividere tutto”, “Voglio solo vedere con chi chatti”. La necessità di controllo del partner è guidata dal sospetto e dalla malafede. Come possono questi due elementi così negativi avere qualcosa a che fare con il vero amore?
Situazione critica
E può capitare che, in seguito ad un controllo, magari chiesto in maniera scherzosa (o fato di nascosto), si crei una situazione di tensione elevata, in cui iniziano a volare le accuse, i ricatti, le minacce. Oppure ci si chiuda in un ostinato mutismo, scomparendo dalla vita della partner controllata. Ma se una relazione è solida e serena non ha bisogno di controlli o ispezioni. Essere così presuntuosi da credere di poter controllare il comportamento del partner e le sue scelte è la negazione stessa dell’amore.
Rispondere “No” si può
Attenzione: sentirsi gratificate da un simile atteggiamento del partner può essere l’inizio di una relazione infelice. Gelosia, possesso, aggressività e invasione del privato non sono forme d’interesse e attenzione, anche se molti li considerano così. Piuttosto sono segni di insicurezza e fragilità, oltre che di diffidenza e assenza di stima verso il partner. Pensiamoci quando lui ci chiede la password, ci rimprovera per i like ricevuti da un amico o ci interroga su una chat con qualcuno che non conosce. Basta un semplice “No” alla sua richiesta. Se è vero amore, non finirà di fronte al rifiuto di un’intromissione inopportuna.
Può essere un reato
Quello alla riservatezza personale è un diritto fondamentale che non si può considerare meno importante se c’è di mezzo una relazione. Chi fruga nel cellulare del partner senza il suo consenso commette un reato. E se qualcuno installa a nostra insaputa un’app-spia sul nostro smartphone? Anche questo può configurarsi come reato.