Hikikimori: chi sono e come capire di esserlo

Cosa sono e come si comportano gli Hikikimori, come capire se rientriamo in quella categoria e cosa fare

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Pubblicato: 18 Gennaio 2016 15:42Aggiornato: 12 Luglio 2022 18:12

Hikikimori: stare in disparte

“Hikikomori” è una parola giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e va a riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (possono essere svariati mesi o anni), decidendo di restare nella propria abitazione e avendo meno contatti possibili, riducendo drasticamente anche quelli con i familiari. Questo tipo di atteggiamento sta diventando molto frequente soprattutto tra i giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70% e il 90%), ma anche la componente femminile viene rappresentata.

In sintesi non si vogliono contatti, non si cercano e anzi si evitano accuratamente. Le persone intorno sperimentano un disagio e una fatica nel relazionarsi e la condizione di chiusura va a creare inevitabilmente mancate occasioni, riduce il senso di gratitudine per la vita e spesso costringe il soggetto che fa questa scelta a stare solo con internet, dispositivi e – nei casi migliori – libri. A volte questa condizione diventa un rifugio anche dall’ambiente accademico, lavorativo o dalla vita scolastica, specie se ci sono sfide sociali e relazioni complesse da gestire. A volte diventa la reazione a qualcosa che ci viene detto, dichiarato, un commento, un modo che ci ferisce.

Questa condizione dilaga anche in Europa, non riguarda solo la cultura giapponese, che sappiamo si fonda su un avanzamento tecnologico senza pari, una prima origine si rintraccia anche in Corea e a Taiwan. Parte delle cause stanno proprio in questo: gli adolescenti vengono lasciati a se stessi e allo schermo cedono molto facilmente, con conseguenze pessime per la vita di relazione. Finiscono per vivere in un mondo virtuale dove possono controllare, gestire, cambiare a loro piacimento. Ma non per forza l’isolamento deve avere questa valenza: alcune persone decidono proprio di isolarsi per poter vivere unicamente in una stanza, commettendo un atto di rinuncia drastico e spontaneo, volontario. Il Ministero della Salute Giapponese nel 2013 ha voluto dichiarare che l’hikikomori non è una malattia e si tratta di uno stato di ritiro che non per forza deve corrispondere o accompagnarsi a un disturbo mentale preesistente o a uno stato di sofferenza causato da una depressione di varia natura. Se non degenera, questa spinta viene riconosciuta come una naturale propulsione all’isolamento.

Oltre alla fascia adolescenziale va annoverato anche un vasto manipolo di adulti che si ritrovano amareggiati, delusi dal sistema, arrabbiati per stipendi non regolari, sfruttamenti e forme di frustrazione derivanti dal non essere in controllo della propria vita e delle prorpie scelte. Allora preferiscono ritirarsi, non combattere, in qualche modo, cedere. Magari non hanno avuto figli e non per scelta o hanno subito delusioni amorose importanti o hanno dovuto scegliere di vivere come expats pagando le conseguenze di un sistema diverso da quello del proprio paese cui non si sono adeguati/e.

Caratteristiche degli Hikikimori

Vediamo insieme le caratteristiche tipiche degli Hikikimori, cosa li accomuna e come capire se qualche tratto ci appartiene:

Mancanza di ambizione

I giorni diventano tutti uguali e non si ha desiderio per nulla, per nessuna cosa. Si vive in uno stato di apatia dove ogni cosa rimane uguale a se stessa e non si vogliono o cercano stimoli di alcun tipo.

Storia familiare

Spesso dietro alla voglia di nascondersi e richiudersi sta un ambiente familiare complesso. Di solito si rintraccia assenza emotiva e direzionale da parte della figura paterna ed eccessivo attaccamento sviluppato dalla madre. Senza direzione e con soffocamento aggiuntivo da parte materna, queste persone sentono la voglia di farsi fuori dal sistema sociale e nascondersi. In altri casi ci possono esser stati traumi familiari o separazioni non risolte, relazioni complesse lasciate in sospeso, ferite emotive non risolte.

Varie forme di violenza

Esiste la violenza a scuola, fisica o verbale, ma anche i tentativi di sottomissione nel mondo del lavoro. Molto spesso coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale sono ragazzi/e o adulti che vivono molto male il confronto con persone scorrette o prepotenti e in un assetto sociale dove la competizione si fa spietata e subdola, la cosa accade di frequente. Dietro l’isolamento a volte ci sono storie di bullismo, di prevaricazione. Ci sono forme passivo/aggressive di violenza, forme di manipolazione e controllo. Quando subiamo questo tipo di atteggiamenti ci indeboliamo, specie se non condividiamo e non ci apriamo in tempo con qualcuno che possa ascoltare.

Pessimismo dilagante

Chi decide di isolarsi lo fa anche in forza della sua visione del mondo e del reale; di solito si tratta di una visione molto negativa della società, di un certo modo di essere vulnerabili alle pressioni di realizzazione sociale, dalle quali si cerca di fuggire. Gli Hikikimori non vogliono realizzarsi, non vogliono vincere a tutti i costi, non sono interessati a primeggiare. Ritengono, anzi, che siano tutti sforzi inutili per tenersi a galla in un mondo di predatori, di menzogne e di false motivazioni indotte. In altre parole, guardano a chi vuole ambire a qualcosa come a un poveretto o una poveretta che insegue sogni inutili, inculcati, creati appositamente.