La famiglia tradizionale non esiste perché nulla è più mutevole di essa

Chi lo ha deciso che esistono famiglie di serie A e famiglie di serie B? E perché nel XXI secolo dobbiamo ancora parlare di un concetto così anacronistico?

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 14 Marzo 2021 09:00Aggiornato: 27 Agosto 2024 12:48

Sono tante le voci delle persone che difendono e pretendono un ritorno alla cosiddetta “famiglia tradizionale”? Ma esattamente, quando è stato deciso, e da chi, che devono esistere famiglie di serie A e famiglie di serie B? Sembra assurdo che, nel XXI secolo, i fautori di questo concetto anacronistico e antiscientifico siano ancora a promuovere una logica medievale, più che contemporanea, che non ha più nessun fondamento.

Ne parla bene, e in maniera approfondita, il libro Coppie e Famiglie di Chiara Saraceno, studiosa della famiglia e delle sue trasformazioni. Un testo che cerca di scardinare tutta una serie di definizioni che non trovano più alcuna corrispondenza nella realtà. E la sociologa, docente presso l’Università di Torino e ricercatrice presso il Centro di ricerca sociale di Berlino, non è l’unica a sostenere l’evoluzione naturale, di valore e forme, che riguardano inevitabilmente anche la famiglia intesa come nucleo sociale.

Perché la verità è che la famiglia non è solo un rapporto basato sul legame di sangue, anche se senza alcun dubbio è da quella che origina, ma si tratta di qualcosa che viene costruito socialmente, e poi legalmente. Fa sorridere, quindi, che il concetto di tradizionale venga troppo spesso usato e abusato al fianco della parola famiglia che non conosce tradizione perché, forse, è la cosa più mutevole del tempo.

La famiglia tradizionale non esiste

Non può esistere tradizione quando parliamo di relazioni, perché queste cambiano, si evolvono e maturano, esattamente come facciamo noi. E questo vale anche per i legami familiari che si trasformano in modi e maniere inaspettate, a volte anche distruggendosi, indipendentemente dai gradi di parentela e dal DNA condiviso. E questo è un dato di fatto.

Lo dimostrano le esperienze personali, le emozioni e i sentimenti che proviamo nei confronti di chi fa parte della nostra vita. Di tutte quelle persone che ci fanno sentire a casa, come gli amici per esempio, anche se non siamo mai stati legati a loro da un cordone ombelicale e non condividiamo lo stesso cognome.

E anche quando la nostra casa fosse il luogo dove vive la mamma senza il papà, o viceversa, solo perché avevano smesso di amarsi, chi ha deciso che non ci si possa comunque sentire in famiglia? O peggio che con un divorzio di mezzo, e con nuovi parenti, fratelli o sorelle acquisite, ci si debba per forza sentire parte di una famiglia di serie B?

Intendiamoci: noi la paura nei confronti di ciò che non conosciamo la comprendiamo. Ma questa non può essere certamente sconfitta con i giudizi e i pregiudizi. È comprensibile essere spaventati dalle cose considerate diverse dalla normalità, ma il barbatrucco sta proprio lì: smettere di pensare che una cosa sia ingiusta o peggiore solo perché apparentemente lontana da noi.

Ecco perché, scavando a fondo nel concetto di famiglia tradizionale, possiamo renderci conto che questo non ha le basi di esistere.

Non è la tradizione a fare la famiglia, ma l’amore

E non sono sicuramente i tentativi di contrastare le leggi sul diritto dell’aborto o sul divorzio che contribuiranno a creare la famiglia perfetta, tradizionale per l’appunto. Prima dell’entrata in vigore di queste leggi, tante donne erano costrette a portare avanti gravidanze indesiderate, altre, invece, diventavano schiave e vittime di uomini e di matrimoni infelici. Una realtà, purtroppo, che esiste e persiste ancora oggi, anche se si nasconde nel substrato invisibile della società.

Ma quello che ci chiediamo, e sul quale vi invitiamo a riflettere, è se è giusto parlare di famiglia quando non c’è amore? Quando al posto della protezione e della presenza subentrano l’assenza e il dolore? Quando quella casa si trasforma in una prigione dalla quale non si può scappare solo per non deludere le aspettative degli altri e della società intera?

E ancora, volgendo lo sguardo verso il più piccoli e sulla quella preoccupazione sulla loro crescita e il futuro di cui molti si fanno portavoce, viene da chiedersi se davvero i bambini crescendo in questi ambienti sarebbero più felici rispetto a quanto lo sarebbero in una famiglia arcobaleno. Siamo sicuri che una famiglia con due mamme o con due papà, solo perché non considerata tradizionale, non può insegnare ai piccoli di casa l’educazione, il rispetto e i valori per stare al mondo? Noi siamo certi del contrario proprio perché non è la tradizione a fare una famiglia, ma l’amore.

Ecco perché l’invito doveroso di oggi è quello di smettere di additare le famiglie diverse dalla nostra e di rimettere in discussione le leggi che hanno ridato la libertà a centinaia di migliaia di persone. L’unica cosa che dobbiamo proteggere, qui, è il concetto di famiglia che, questo è chiaro, non dovrebbe essere affiancato a nessun altro aggettivo, se non alla parola amore.