Stiamo parlando con una persona a proposito di un argomento che conosciamo bene, perché l’abbiamo studiato oppure perché ne abbiamo una certa esperienza, ma sembra che il nostro interlocutore ne voglia sapere sempre più di noi, nonostante siamo consapevoli che non è così.
Quante volte ci è capitato che quelle persone con meno conoscenze su certe questioni si comportino come se si sentissero migliori degli altri, nella convinzione di saperne di più? E quanto può infastidire questo atteggiamento?
Non parliamo solo degli altri, perché dobbiamo ammettere che a tutti noi è capitato, almeno una volta nella vita, di credere di sapere tutto su un tema, anche se in realtà non è vero, solo per aver letto il titolo di un articolo o aver scrollato alcune immagini sui social (luoghi che spesso pullulano di “tuttologi”).
È un paradosso, ma spesso l’ignoranza può generare più fiducia in se stessi di quanta ne susciti la conoscenza. Si tratta dell’effetto Dunning-Kruger: tendiamo a sopravvalutare erroneamente la nostra conoscenza in un determinato campo, sottovalutando invece le competenze dei nostri interlocutori. Ma perché lo facciamo?
Cos’è l’effetto Dunning-Kruger: lo studio
I primi a studiare l’effetto Dunning-Kruger sono stati i socio-psicologi David Dunning e Justin Kruger, nel 1999. Definito come una “distorsione cognitiva ipotetica, a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità”, questo fenomeno spiega molto bene come alcune persone abbiamo una percezione distorta delle proprie conoscenze e competenze, risultando troppo sicure del loro pensiero e “ignorando la propria ignoranza”. Infatti, dallo studio condotto emerge che coloro che non sono consapevoli delle proprie mancanze si sentono più sicuri di se stessi, mentre, al contrario, chi ha realmente molte più competenze è meno sicuro di sé perché molto più consapevole delle proprie lacune.
L’analisi dell’effetto Dunning-Kruger ha origine in un fatto di cronaca degli anni ’90 decisamente stravagante: un uomo, Wheeler McArthur, ha fatto due rapine in due banche con la convinzione di essere diventato invisibile dopo essersi cosparso il corpo con il succo di limone. La bizzarra convinzione di non poter essere ripreso dalle telecamere deriva da una dimostrazione che gli fece un amico. L’uomo scrisse su un foglio con il succo di limone e le parole invisibili, una volta avvicinate a una fonte di calore prendevano colore. Il rapinatore si convinse così che quello avrebbe funzionato anche con lui. Era sicuro di non essere visto perché la sua ignoranza gliel’ha fatto credere.
Da questa curiosità i due studiosi hanno dato luogo a un test che ha coinvolto i loro allievi. Prima di iniziare, tutti i partecipanti hanno espresso il proprio grado di conoscenza su tre tematiche differenti: umorismo, grammatica e ragionamento logico.
I risultati dell’esperimento hanno permesso di studiare il fenomeno che ha poi preso il nome di effetto Dunning-Kruger: nei vari campi di riferimento, i partecipanti con meno competenze si erano valutati molto al di sopra delle proprie reali abilità, mentre coloro che erano più competenti si erano auto-valutati leggermente al di sotto. Una prova del fatto che le persone più ignoranti tendono a sovrastimare le proprie capacità, mentre chi ha più conoscenze ha una tendenza a sottostimarsi.
Ma non è tutto, perché da un ulteriore fase di studio, in cui veniva richiesto di valutare i compiti dei compagni e poi tornare ad auto-valutarsi, è emerso che i peggiori tra gli studenti non cambiavano la propria valutazione, mentre i migliori aumentavano il punteggio che si erano assegnati. I pregiudizi psicologici sulle proprie capacità si fanno, quindi, più difficili da modificare nelle persone con meno abilità e più ignoranti.
Come liberarci da questo fenomeno?
In realtà questo fenomeno psicologico esiste probabilmente dall’alba dell’uomo sulla terra ed è molto più diffuso di quanto si possa pensare. Lo stesso David Dunning ha affermato: “Se mi chiedete quale sia la singola caratteristica che renda una persona soggetta a questo autoinganno, io direi che è respirare“.
Ma come cercare di arginare l’effetto Dunning-Kruger? Un primo passo da fare è sicuramente quello di essere consapevoli che tutti noi possiamo risultare, in vari campi, vittime di questo pregiudizio cognitivo.
Sebbene non esista una “cura” a questo fenomeno, alcuni accorgimenti possono aiutare a liberarcene: aprirsi al dubbio, ascoltare i pensieri altrui, informarsi selezionando le fonti autorevoli e accettare i diversi punti di vista senza imporre il nostro, sono solo alcuni dei consigli utili per migliorare la consapevolezza di noi stessi e il nostro approccio con gli altri.