Alzi la mano chi non ha mai provato un pizzico di risentimento per l’amica più brava nello studio o nel lavoro, quella con i capelli lisci e biondi di suo, l’altra che ha successo con i maschi o l’altra ancora che ha un fisico da urlo non facendo né diete né palestra. Si chiama invidia ed è un sentimento naturalissimo che prova ogni essere umano, ma che è socialmente condannato perché può avere conseguenze negative sia per chi è invidiato che per chi invidia. Per il cattolicesimo, è addirittura uno dei sette peccati capitali!
Un sentimento fastidioso e radicato
Anche se le abitudini cambiano, questo sentimento malevolo resta molto radicato, invadendo spazi del quotidiano come i social network. Sono loro la misura del successo. Se hai mille follower cominci ad uscire dall’anonimato, se ne hai diecimila stai per varcare la soglia tra il non essere nessuno e il diventare qualcuno degno di nota. Il peso della stizza che proviamo verso chi ha più successo, più fascino o più soldi di noi può essere davvero fastidioso, farci andar male ogni tentativo di migliorare la nostra situazione e rovinarci i rapporti con gli altri.
L’invidia social è utile?
Ma cosa distingue una persona con molto seguito su TikTok da una che non riscuote nemmeno un pugno di follower? È un mix di fattori, come la capacità di creare i contenuti giusti, quella di fare community, di generare interesse, divertimento, stupore, connessioni, ammirazione, identificazione. Ma, al di là dei meccanismi attraverso i quali un profilo diventa vincente e un altro finisce nel dimenticatoio, c’è da chiedersi se sia legittimo (e utile) provare invidia per il successo social di qualcun altro.
La considerazione di noi stesse
Cosa accade alla valutazione di noi stesse quando ci confrontiamo con chi sta emergendo sui social e che conosciamo bene sin da quando, al posto di TikTok, giocava con la sua prima Barbie? Ci sentiamo delle perdenti, losers ad ogni livello: meno furbe, meno intelligenti, meno belle. Ci sembra di aver sbagliato tutto, di aver puntato sugli obiettivi errati. A livello di considerazione social, chi è riuscito a farsi notare su una piattaforma di video sharing è al centro del trend, in pole position per diventare il nuovo Khaby Lame. E quindi è comprensibile starci male, sentirsi inferiori e inadeguate, pensare di non valere abbastanza. L’invidia del potere social genera l’ansia della corsa a chi ha più follower, gonfia la speranza di entrare nel Creativity Program di Tiktok, fomenta la voglia di catturare un brand. Una vita faticosa, ma che abbaglia con la possibilità del successo e del guadagno. E chi non ci riesce, è fuori.
Affermare la nostra unicità
Proviamo invece a liberarci da questa sgradevole sensazione che alla lunga ci intossica la mente, perchè invidiare una persona che ce l’ha fatta significa definire noi stesse in base a qualcun’altra. Che però è diversa da noi, ha altre attitudini, gusti diversi, talenti dissimili perché (fortunatamente) non siamo tutte uguali. Se un’amica sta diventando una celebrità dei social, perché dovremmo imitarla? Di copie ce ne so già troppe, in giro. Invece di roderci il fegato, cerchiamo di rallegrarci per lei e concentrarci su quello che sappiano fare noi, per affermare la nostra unicità e quindi il nostro valore. È questa la direzione che ci può assicurare il successo personale.
Coltivare le nostre passioni
“Sì, ma se io sono brava a fare qualcosa ma non sono capace di farmi notare su un social, che me ne faccio?”, possiamo pensare. Bé, intanto dedichiamoci a coltivare la nostra passione (l‘arrampicata? Il canto? I cosplay? Le serie comedy? Il lavoro a maglia? La meccanica quantistica?) per non farci trovare impreparate. Nell’ambito dei nostri interessi, possiamo provare a farci conoscere anche sui social. Ma in testa bisogna avere un “must” imprescindibile: dobbiamo assumerci la responsabilità dei risultati che otteniamo, con onestà e obiettività. Smettiamo quindi di preoccuparci di ciò che stanno ottenendo gli altri, ma focalizziamo le forze su ciò che vogliamo ottenere noi (se davvero lo vogliamo). Pensare che l’altro sia più fortunato, più furbo, più “ammanicato” o, peggio, più intelligente di noi è davvero un modo negativo di affrontare la vita e il naturale confronto con il prossimo.
Imparare ad esser grate
Insomma, diamo forza alla nostra autostima e cerchiamo di convincerci che il mondo non si esprime (e non finisce) solo con le foto sui social e i video su TikTok. Diamo spazio e fiducia alla nostra personalità guardando agli altri come esempi positivi (se lo sono) e fonti di ispirazione, utili per farci crescere e migliorare. E compiamo un’azione piccolina ma molto importante: impariamo ad essere riconoscenti per ciò che abbiamo e ciò che siamo: non necessariamente a un Dio, ma a noi stesse, alla natura, alla bellezza del nostro carattere, a come ci ha educate la mamma! Dovremmo essere grate anche per ciò che potremo costruire, grazie al nostro talento e alla nostra forza interiore, che sia un profilo TikTok o la realizzazione dei nostri progetti più arditi. Con serenità, entusiasmo e neanche un atomo di invidia.