Report, Sigfrido Ranucci dopo l’esplosione delle sue auto: “Potevano ammazzare mia figlia”

Sigfrido Ranucci vittima di un atto intimidatorio nella notte del 16 ottobre. Le sue prime parole dopo l'esplosione delle sue auto

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Martina Dessì

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Una notte di paura, quella che ha scosso la quiete di Campo Ascolano, alle porte di Roma. Le auto di Sigfrido Ranucci, storico conduttore di Report, e quella di sua figlia Michela sono esplose davanti alla loro abitazione. dov’erano state posteggiate poco prima. Le vetture, completamente avvolte dalle fiamme, sono state distrutte da quello che il giornalista ha definito un ordigno rudimentale, piazzato sotto la sua macchina.

Sigfrido Ranucci, atto intimidatorio contro il giornalista di Report

È stato lo stesso Sigfrido Ranucci a dare la notizia sui social, con parole che lasciano poco spazio ai dubbi: “Due ordigni hanno distrutto le automobili parcheggiate davanti casa. Le deflagrazioni sono state così forti da scuotere l’intero quartiere”. Poche ore dopo, in una breve intervista resa a Corriere della Sera, il giornalista ha aggiunto: «Mia figlia è passata davanti alla mia auto venti minuti prima dell’esplosione. Avrebbero potuto ammazzare mia figlia».

Secondo le prime ricostruzioni, l’attentato sarebbe avvenuto intorno alle 22. L’ordigno, collocato sotto l’auto del giornalista Rai, ha causato un’esplosione violentissima, che ha danneggiato anche la vettura della figlia e l’abitazione accanto. Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Digos, vigili del fuoco e la scientifica. La Procura antimafia di Roma ha aperto un’indagine per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso, affidata al pm Carlo Villani sotto il coordinamento dell’aggiunto Ilaria Calò.

Ranucci, che dal 2014 vive sotto scorta per minacce di morte provenienti da ambienti mafiosi, ha raccontato di aver ricevuto negli ultimi mesi nuove intimidazioni: proiettili lasciati davanti casa, pedinamenti, tentativi di delegittimazione. “C’è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti“, ha detto al Corriere della Sera, aggiungendo che l’attacco potrebbe non essere casuale, visto che pochi giorni fa aveva annunciato i temi delle nuove inchieste di Report, in onda dal 26 ottobre.

Le immagini diffuse sui social dalla trasmissione mostrano la parte anteriore dell’auto del giornalista completamente distrutta, mentre accanto si intravede quella della figlia, gravemente danneggiata. L’esplosione ha lasciato dietro di sé non solo macerie, ma anche un messaggio che preoccupa tutti: colpire chi indaga, chi racconta e chi sceglie di non tacere in un momento storico delicatissimo per chi fa giornalismo d’inchiesta.

I messaggi di solidarietà

La condanna verso i possibili responsabili dell’atto intimidatorio contro Ranucci stata unanime. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito l’attacco “un gesto vile e inaccettabile”, mentre la Premier Giorgia Meloni ha espresso “piena solidarietà al giornalista e la più ferma condanna per l’atto intimidatorio”. Anche Matteo Salvini, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi hanno espresso vicinanza e promesso il massimo impegno per individuare i responsabili.

Dalla Rai, l’amministratore delegato Giampaolo Rossi ha ribadito il sostegno dell’azienda: “Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico. L’essenza vitale della nostra democrazia è la libertà informativa che la Rai garantisce e che i suoi giornalisti rappresentano”, si legge nella nota aziendale, diramata a poche ore dalla grave esplosione avvenuta di fronte all’abitazione del giornalista.