“Ho ucciso Giulia”. Questa la dichiarazione spontanea di Filippo Turetta, assassino dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, che in sede di interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giovane si trova ora in carcere a Verona, dove avrebbe dovuto incontrare i genitori che però hanno rinviato il colloquio per prendersi del tempo. Entrambi sarebbero molto provati emotivamente.
Rinviato il primo incontro di Filippo Turetta con i genitori
Il mercoledì non sarebbe giorno di colloqui in carcere, ma dopo la confessione di Filippo Turetta, il pm di Venezia aveva dato il via libera all’ingresso dei genitori dell’omicida di Giulia Cecchettin. Si sarebbe trattato del primo incontro dopo il delitto e l’estradizione, avvenuta senza opposizione dopo la cattura del giovane – che era riuscito ad arrivare fino a Lipsia – su cui pendeva un mandato d’arresto internazionale.
Secondo quanto riporta l’Agi, i genitori Nicola ed Elisabetta avrebbero rinunciato al primo colloquio col figlio e avrebbero deciso di prendersi altro tempo per affrontarlo. Si legge nella nota: “Non sarà oggi l’incontro tra i genitori e Filippo Turetta. Il colloquio era stato autorizzato ma, a quanto si apprende, le implicazioni emotive per mamma Elisabetta, papà Nicola e il figlio detenuto per l’omicidio di Giulia Cecchettin hanno spinto i genitori a prendersi del tempo per affrontare il momento in condizioni più serene”.
E ancora: “L’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Turetta, ha comunicato stamane alla direzione del carcere che i due non si sarebbero presentati. Con il via libera della Procura in mano, potranno comunque entrare in carcere quando vorranno. Oggi è atteso invece un nuovo incontro tra l’avvocato Caruso e il suo assistito”. Il padre di Filippo Turetta ha parlato in tv a pochi giorni dall’omicidio, dopodiché si è chiuso nel suo dolore insieme alla moglie Elisabetta.
L’opposizione della famiglia di Giulia Cecchettin
Gli avvocati della famiglia Cecchettin sono invece pronti a dare battaglia e opporsi nel caso in cui l’avvocato di Filippo Turetta voglia usare la strategia difensiva del vizio di mente. Il suo difensore non ha ancora richiesto la perizia psichiatrica con la formula dell’incidente probatorio o la consulenza di parte, ma questa possibilità sarebbe emersa durante l’interrogatorio avvenuto in carcere, dove ha lasciato intendere che si sia trattato di un raptus. Chiaramente, nessuno crede a quest’ipotesi.
Per i legali della famiglia della vittima non si sarebbe trattato di un omicidio d’impeto. A dimostrarlo ci sarebbe il disegno del crimine: dall’aggressione con il nastro adesivo, che era stato acquistato appositamente prima dell’omicidio, al ritrovamento del corpo senza vita in un dirupo tra Piancavallo e Barcis il 18 novembre, coperto con dei sacchi neri e nascosto, fino alla fuga lunghissima in Germania.
Si ipotizza inoltre che si possa contestare l’aggravante dello stalking. “L’omicidio di Giulia è aggravato dallo stalking – ha dichiarato al Corriere della Sera Gentile Nicodemo -. Filippo Turetta ha dimostrato di essere un molestatore assillante: il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono ‘fame di possesso’ verso Giulia. Filippo aveva messo in atto un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria”.