Indi Gregory non c’è più. La piccola, che attendeva di essere portata in Italia con la speranza di poter curare la sua complicata patologia mitocondriale, si è spenta il 13 novembre all’1,45 dopo che i giudici hanno disposto lo stop ai trattamenti vitali. Ad annunciarlo è stato il papà Dean Gregory, che ha desiderato fino all’ultimo di poter dare un futuro alla sua bambina.
Morta Indi Gregory, la rabbia dei genitori
“Mia figlia è morta, la mia vita è finita all’1:45”, ha detto Dean Gregory a LaPresse, “Io e mia moglie Claire siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna. Il servizio sanitario e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma anche la dignità di morire nella sua casa. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima”.
La sua battaglia non è finita, anzi. È appena cominciata: “Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata, hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse, ma io e Claire ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre“. Il Governo Meloni aveva disposto la cittadinanza italiana per Indi Gregory il 6 novembre 2023, perché venisse trasferita al Bambin Gesù di Roma e ricevesse tutte le cure del caso, ma non è bastato. I giudici britannici, nella giornata di venerdì 10, hanno infatti disposto lo stop ai supporti vitali e il trasferimento in un hospice, dove sabato è stato eseguito il distacco dai principali dispositivi vitali.
Queste le parole della Premier Giorgia Meloni sui social: “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non è bastato. Buon viaggio piccola Indi”. Le fa eco il vicepremier Matteo Salvini: “La piccola Indi Gregory non c’è più, una notizia che non avremmo mai voluto leggere. Il Governo italiano ha fatto il massimo, offrendosi di curarla nel nostro Paese, purtroppo senza successo. Una commossa preghiera per lei e un sincero abbraccio ai suoi genitori”.
Lo stop ai supporti vitali e il caso di Charlie Gard
Il graduale distacco dei supporti che tenevano in vita Indi Gregory è stato disposto dai giudici britannici il 10 novembre, nonostante la lunga battaglia legale intrapresa dai genitori e l’intervento dell’Italia, che aveva conferito la cittadinanza italiana alla piccola perché venisse curata qui senza alcun costo per il governo inglese: “Il Regno Unito ha condannato a morte una bambina ancora viva invece di accettare l’offerta dell’Italia di curarla”.
Un caso che ricorda quello del piccolo Charlie Gard, morto nel 2017 a 11 mesi per una sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, la stessa rara patologia genetica di cui soffriva Indi Gregory. “Quello che è successo a Indi e alla sua famiglia è terribile. La stessa cosa è successa a noi sei anni fa con nostro figlio, Charlie Gard. Ho il cuore spezzato perché un’altra famiglia sta soffrendo allo stesso modo”, ha raccontato Connie Yates, la mamma di Charlie, che oggi – dopo sei anni – ha rivissuto il suo incubo. La famiglia di Indi Gregory aveva ricevuto anche il supporto di Papa Francesco: “Si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra”, aveva fatto sapere tramite il suo portavoce.