Ogni anno in Italia si stima che circa 1.400 bambini e ragazzi con meno di 14 anni siano colpiti dal cancro, mentre tra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni i casi sono circa 700. Grazie al lavoro di medici e ricercatori, oggi la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi raggiunge quasi l’85%. Ma molto resta ancora da fare.
In questo momento AIRC sta sostenendo, con un investimento complessivo di circa 8,5 milioni di euro, ben 77 progetti di ricerca e borse di studio sui tumori infantili con l’obiettivo di arrivare a curare tutti i piccoli pazienti, anche quelli colpiti dai tumori più rari, grazie allo sviluppo di terapie specifiche sempre più precise, efficaci e meno tossiche.
I regali di Natale per sconfiggere i tumori infantili
La ricerca è fondamentale per combattere i tumori e renderli sempre più curabili. Ciascuno di noi può contribuire in tal senso, soprattutto a Natale. Infatti, “È il pensiero che conta”, questo è il messaggio di Fondazione AIRC per Natale: scegliendo i regali solidali, è possibile dare nuova energia ai progressi della ricerca per cambiare il futuro di tanti bambini, adolescenti e delle loro famiglie. Un dono non solo materiale, un gesto apparentemente semplice, ma che può fare la differenza. Molto più di un regalo di Natale, un sostegno concreto alla ricerca sui tumori pediatrici.
Si può scegliere tra tante idee-regalo per Natale, dal panettone realizzato da Loison, con esclusiva ricetta degli chef JRE-Jeunes Restaurateurs, all’olio extravergine di oliva Terra di Bari. Dalle palline di Natale da appendere all’albero o per decorare la casa al calendario dell’Avvento, fino alle e-card personalizzabili anche nella scelta della data di invio.
La storia di Gaia, salvata da un osteosarcoma
“Avevo 12 anni quando ho iniziato ad avere dei dolori molto forti alla gamba mentre facevo gli esercizi di ginnastica artistica. Dopo tre mesi è arrivata la diagnosi: osteosarcoma al quarto stadio” – racconta Gaia, che oggi ha 20 anni – “Ero troppo piccola per capire una diagnosi del genere, ero molto confusa e spaventata. Un’equipe di medici favolosa mi ha salvato la vita, mentre mi hanno dato tanta forza la mia famiglia e le persone con cui ho condiviso questo stesso percorso. Alcune di loro sono ancora qui con me, ma molte non ce l’hanno fatta. È per questo che dobbiamo sostenere il lavoro delle ricercatrici e dei ricercatori, per trovare nuove cure per tutti i bambini che si ammalano di tumore”.