Maternità surrogata: cos’è e perché è diventata reato

Il Senato approva il reato universale per la maternità surrogata: carcere fino a due anni e multe fino a un milione di euro anche per chi si rivolge all’estero

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Pubblicato: 17 Ottobre 2024 16:33

Il 16 ottobre 2024 è una data che segna un punto di svolta: il Senato italiano ha dato l’ok definitivo alla legge che trasforma la maternità surrogata in reato universale. E no, non è solo una faccenda di confini nazionali. Anche chi, nella speranza di aggirare il divieto, decide di ricorrere alla gestazione per altri all’estero, al ritorno in Italia dovrà fare i conti con pene severe. Parliamo di carcere dai tre mesi ai due anni e multe che possono arrivare fino a un milione di euro.

Che cos’è la maternità surrogata: una pratica complessa

La maternità surrogata, nota anche come gestazione per altri, è una tecnica di procreazione assistita in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di terzi. Può trattarsi di una coppia, eterosessuale o omosessuale, o anche di una persona singola.

La madre surrogata, in molti casi, non ha alcun legame genetico con il bambino, poiché si utilizzano i gameti dei committenti o di donatori esterni. La pratica prevede che la donna rinunci ai diritti sul nascituro, consegnandolo ai genitori commissionanti dopo il parto.

La maternità surrogata è ora un reato: un quadro normativo più stringente

Con 84 sì e 58 no, il Senato ha messo la parola fine: la maternità surrogata è ora un “reato universale”. Non sarà più sufficiente un viaggio in un Paese dove la gestazione per altri è legale. Al rientro in Italia, chi ha scelto la Gpa potrebbe trovarsi a fare i conti con la giustizia: rischiando da tre mesi a due anni di carcere e multe fino a un milione di euro. Nessuna eccezione.

Dal 2004, grazie alla legge 40, la surrogazione di maternità era già fuori legge in Italia, con sanzioni severe per chi ci provava. Ma con questo nuovo capitolo, si alzano le barriere: la stessa pena varrà anche per chi si affida alla Gpa all’estero, persino nei Paesi dove la pratica è regolamentata e perfettamente legale.

La nuova legge amplia l’articolo 12 della vecchia normativa, rafforzando i divieti già esistenti. Dietro questo provvedimento c’è la deputata Carolina Varchi di Fratelli d’Italia, con un obiettivo chiaro: fermare chi pensa di aggirare la legge italiana attraverso viaggi all’estero.

Un tema che divide l’opinione pubblica

La maternità surrogata continua a essere un argomento che accende profonde discussioni, non solo nei salotti politici ma anche in ambito sociale. Con l’approvazione della nuova normativa, l’Italia dimostra di voler rafforzare i divieti già esistenti, estendendoli anche a chi sceglie di ricorrere alla gestazione per altri all’estero. Questa decisione non è passata inosservata e riflette una volontà precisa di impedire qualsiasi forma di elusione della legge nazionale, ponendo così un limite ben definito.

La nuova legge non si limita però alle sanzioni economiche o penali, ma introduce un campo di complessità legale nel riconoscimento dei bambini nati da Gpa. In molte situazioni, solo uno dei genitori biologici può riconoscere il bambino, lasciando l’altro fuori dal quadro legale.

Nel caso delle coppie omosessuali, questa difficoltà potrebbe emergere già al momento dell’iscrizione del bambino all’anagrafe, portando ad avviare procedimenti giudiziari con conseguenze che vanno da multe significative fino, nei casi più estremi, alla reclusione. Il peso di questa nuova regolamentazione resta da valutare nel concreto, ma il suo impatto non si farà attendere.