Il tema della fortuna e della sfortuna è sempre molto sentito. C’è chi crede fermamente che sia possibile attirare la fortuna e chi, invece, pensa che sia semplicemente un caso. Anzi, che la fortuna sia cieca. Mentre, invece, la “sfiga”, ovvero la sfortuna, ci vede benissimo. Quando capitano le sventure, in effetti pensiamo di essere particolarmente soggetti alla cattiva sorte, ma spesso parliamo di superstizioni, di credenze popolari. Un vademecum aggiornato sulla fortuna e sulla sfortuna (per chi ci crede).
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Come attirare la fortuna?
Prima di tutto, il tema è così sentito che persino nel campo scientifico è stata avviata una ricerca. La fortuna esiste? Stando a quanto affermato da Richard Wiseman, professore dell’Università di Hertfordshire nel Regno Unito, la fortuna esiste, ma tutto dipende da noi. Spesso è il modo in cui ci poniamo che ci rende maggiormente fortunati, perché non ci priviamo delle opportunità di metterci alla prova. Secondo il ricercatore, dunque, chi ha maggiore successo nella vita è perché sa cogliere le opportunità giuste, le sa in qualche modo “massimizzare”.
“Chi si considera fortunato, lo è semplicemente per merito del proprio atteggiamento”, questa frase, detta da Judy Klipin, non è un caso. Va a confermare anche quanto affermato dal ricercatore: pensarsi fortunata pone una persona nella condizione di non fare caso ai piccoli ostacoli, ma di concentrarsi sui grandi passi compiuti per arrivare a stare bene. Certo, è una questione di atteggiamento, quindi ci si può aprire semplicemente alle opportunità o trasformare le esperienze negative in occasioni per crescere.
Ma, a parte questo, secondo le credenze popolari ci sono delle casistiche “particolari”: cosa attrae la fortuna e cosa, invece, la fa scappare? Il vademecum aggiornato.
Cosa porta fortuna secondo le credenze popolari
Quali sono i simboli portafortuna? Nel corso della storia, l’umanità ha attribuito la “fortuna” a numerosi oggetti, aspetti della natura, simboli. Pensiamo al quadrifoglio, uno dei simboli portafortuna per eccellenza. Molte situazioni attirano la buona sorte: per esempio, è considerato di buon auspicio l’incontro con una coccinella a sette punti o trovare un quadrifoglio, per l’appunto. E chi è davvero scaramantico non può non portare con sé il simbolo della fortuna all’italiana per eccellenza: il peperoncino napoletano o cornetto d’oro. A casa, non possono di certo mancare un ferro di cavallo o una cornucopia.
Il 7 è un numero fortunato secondo molte culture e religioni, così come il triangolo, che ha anche un significato mistico, perché rappresenta il ciclo della vita. Ed è il motivo per cui gli egizi hanno sempre costruito le piramidi usando i triangoli: per simboleggiare la fortuna. Vi capita di trovare uno spillo a terra? Raccoglietelo subito: pare che la fortuna possa iniziare a girare dalla vostra parte (succede anche con un chiodo arrugginito. Attenzione, però, a non pungervi). Per il resto, secondo noi, il miglior modo per attrarre la fortuna è alzarsi con il sorriso sulle labbra e iniziare a cambiare il proprio destino in meglio.
Quali sono i simboli portasfortuna?
“Se sfortuna non vuoi avere questi oggetti non devi tenere”, iniziamo dalla “sfortuna in casa”: secondo le credenze popolari, non dovremmo tenere alcuni oggetti in casa. Quali? La sedia a dondolo, per esempio: un’antica leggenda irlandese dice che è un invito per gli spiriti maligni a sedersi. Il calendario scaduto va subito gettato, perché tenerlo in casa “accorcerebbe la vita”. E lo stesso vale per gli orologi rotti, che andrebbero riattivati o riparati. Gli oggetti rotti, invece, in base al Feng Shui, dovrebbero essere buttati, o comunque bisognerebbe dar loro una “nuova vita”.
Ci sono poi diverse casistiche a cui prestare decisamente attenzione. Per esempio, a chi non è mai capitato di calpestare un ago? Non va raccolto, in nessun modo, secondo le superstizioni: bisognerebbe munirsi di scopa e di paletta e buttarlo via. Tra le altre cose da non fare in casa: non piegare mai l’asciugamano in due, non rompere uno specchio e non mettere un cappello sul letto.
La sfortuna, però, è sempre in agguato, persino quando passeggiamo per le strade: stando alle leggende popolari, incontrare un gruppetto di monache potrebbe portare sfortuna. Soprattutto nel giorno per eccellenza della “sfiga”, ovvero venerdì 17. A quel punto i più superstiziosi potrebbero scegliere di chiudersi in casa e di passare la giornata tra Netflix e un buon dolcetto.
Soprattutto in casa, però, è sempre consigliabile prestare attenzione a due eventi nefasti. Olio e sale, vi dicono qualcosa? Far cadere in modo del tutto accidentale olio o sale a terra non solo porta male, ma addirittura “potrebbe succedere un piccolo disastro”. Insomma, olio e sale vanno maneggiati con cura, ma perché si dice portino sfortuna? Oggi il sale costa poco (non vale per l’olio, però) e, dal momento in cui avevano un valore di un certo livello, rovesciarli a terra era davvero una catastrofe.
Le superstizioni più diffuse
Alcuni credono ancora alle superstizioni più diffuse. Per esempio, il numero 13, che è considerato altamente simbolico, ma dalla valenza a dir poco controversa. Può essere catalizzatore di fortuna, oppure foriero di sventura. Ma non prendiamola così sottogamba, perché alcuni sono davvero spaventati dal numero 13 tanto da avere sviluppato una fobia, triskaidekaphobia, termine che deriva dal greco e significa paura del numero 13.
Purtroppo, ancora oggi tra le superstizioni più diffuse al mondo c’è quella del gatto nero. Oggi la definiremmo una vera e propria fake news, ma purtroppo la leggenda popolare li ha resi protagonisti di racconti di sventura. Eppure, c’è un po’ di ambiguità a riguardo, perché secondo le leggende britanniche incontrare un gatto nero porterebbe fortuna. Nonostante alcune persone ci credano ancora, in realtà i gatti neri sono tra i felini più amati, eleganti come pantere.
E poi… c’è chi non passerebbe sotto una scala nemmeno pagato a peso d’oro. Ma come è nata questa superstizione? C’è molta incertezza a riguardo: secondo alcuni ricorderebbe la croce di Cristo. Altri, invece, considererebbero addirittura un atto blasfemo passare sotto una scala. E poi c’è la forca, che era tradizionalmente appoggiata a una scala a pioli.