Quanto accaduto in Belgio per quasi 40 anni, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è prova delle sezioni oscure della Chiesa cattolica, nutritesi di un’interpretazione malata della religione. Se è vero che l’istituzione non è necessariamente specchio del credo, è innegabile che in nome di quest’ultima siano state commesse atrocità indicibili nel corso della storia. Si tende a dimenticare, perché fa comodo, spazzando sotto il tappeto la polvere intrisa del sangue di tante persone innocenti. Che senso ha parlare di cose avvenute centinaia d’anni fa, se non migliaia. Oggi il mondo è diverso, solo che non lo è affatto.
Cosa resta dell’indignazione dello scandalo svelato in Canada, di quell’orrore. Cosa resterà della storia svelata in Belgio, dove per quasi mezzo secolo le donne incinte e non sposate venivano condotte in strutture gestire dalla Chiesa cattolica. Un inferno intriso di un’interpretazione malata della religione. Si contano tremila neonati dati in adozione da questi istituti, che ricevevano denaro per imbastire una tratta degli innocenti, maltrattando e torturando le madri, alle quali venivano strappate le proprie creature.
Bambini venduti dalla chiesa cattolica in Belgio
Sono terrificanti le storie delle madri torturate negli istituti della Chiesa cattolica in Belgio: “Ho cercato mia figlia per vent’anni, dopo che la suora me l’aveva portata via. È stato tutto inutile”. Atti atroci, giustificati mentalmente dai perpetuatori con la propria religiosità malata, ossessiva, che riporta alla mente una parola che si è soliti affiancare al mondo musulmano: fondamentalismo.
Donne sottoposte a maltrattamenti di ogni sorta, imprigionate, sterilizzate e abusate sessualmente. Non più esseri umani, bensì corpi senza nome, esseri umani senza diritti. Alcune partorivano in anestesia totale, così da non poter vedere, capire e ribellarsi. Altre erano costrette a indossare una maschera, al fine di non aver mai alcun contatto visivo con il figlio appena nato.
Il racconto
Cyrilla ha oggi 67 anni e, intervistata dalla rete televisiva Rtl, ha offerto al mondo la propria storia, che è la stessa di tantissime altre, purtroppo: “Avevo mal di pancia e l’infermiera mi ha detto che avevo appena partorito con il cesareo ed ero stata sterilizzata”. Ha chiesto a una suora dove fosse sua figlia ma le è stato detto, semplicemente, che non era lì. Aveva appena 23 anni, rinchiusa in un istituto delle suore a Lommel, nell’area Nord Est del Belgio.
Ecco la punizione, dietro pagamento, per le donne ree d’aspettare un figlio al di fuori del matrimonio. Costretta a lavorare per pagare il proprio soggiorno all’inferno: “Dovevamo tutte pulire le cucine e le camere”. Un giorno però la trasferiscono in ospedale, sottoponendola ad anestesia totale. Non ha mai visto sua figlia e non ha mai potuto diventare nuovamente madre. Un orrore non distante nel tempo, tutt’altro. Se si pensa alla Seconda Guerra Mondiale si considera un tempo totalmente distante da noi, ma non è così.
Il tutto è durato fino alla metà degli anni Ottanta, per un totale di almeno 30mila bambini venduti, perché parlare di adozione sarebbe assurdo. Ogni neonato aveva un valore compreso tra i 10mila e i 30mila franchi, ovvero 250-750 euro. Nessuno sapeva, evidentemente, e chi sapeva era connivente o del tutto coinvolto.
Nel 2015 le prime rivelazioni, con rapide scuse della Conferenza episcopale fiamminga. Scuse che non puliscono la coscienza e non aiutano a cambiare le cose.
L’incubo svelato
Si è tornati a parlare di questa atroce vicenda, dal 2015, perché un podcast ha realizzato un lavoro giornalistico eccellente. Realizzato dalla testata Het Laatste Nieuws, ha spinto al racconto di quei giorni alcune madri imprigionate e figli sottratti.
Il caso è giunto in Parlamento, dove la deputata Yngvild Ingels ha svelato le proprie origini: “Per i genitori, il cui figlio è stato adottato, c’è sempre una domanda centrale: dov’è nostro figlio? Io avrei voluto dire loro che sto bene e che ho trovato una casa calda”.
Ha avuto inizio un’indagine interna, che ha portato alla sospensione di quattro sacerdoti. Ciò non basta, però, con il ministro della Giustizia che ha promesso di voler andare fino in fondo. È al lavoro anche una commissione parlamentare d’inchiesta sugli abusi sessuali avvenuti.
Si ipotizza, inoltre, un emendamento che riconosca i bambini dati illegalmente in adozione come “vittime della tratta di esseri umani”. Nel 2024 Papa Francesco raggiungerà il Belgio e di certo ci saranno nuove scuse. Per quanto ritenute sincere, non aiuteranno a cambiare il corso della storia. Dello stesso parere Debby Mattys, 57 anni, tra le neonate vendute dalle suore: “Ho cercato mia madre per vent’anni, ma è stato inutile. La Chiesa ha una responsabilità enorme. Per quanto successo in passato e non solo. Ancora oggi continua ad abusare del proprio potere, permettendo a documenti e file di sparire. Non collabora”.
Nulla cambia
Un orrore che richiama alla mente le Malemaritate cantate da Flo. Nel suo brano parla dei tanti conventi che, tra Quattrocento e Cinquecento, divennero ricoveri per donne che lasciavano la “vita di strada”. Ex prostitute a caccia di riposo del corpo e dell’anima.
Piombavano però in un inferno di preti approfittatori, facili allo scambio di indulgenze per favori carnali. Così molte donne tornavano in strada, preferendo la libertà della professione all’abuso di falsi uomini pii. Dal ‘400-‘500 al dopoguerra, fino agli anni ’80 del secolo scorso. Nulla cambia:
“Figliole, non c’è fame dove c’è la fratellanza
Ti assolvo dalla macchia se farai la penitenza
Vieni fra le mie braccia per santa carità
Se non c’è mercimonio è un atto di pietà
Il sacramento, padre, voi lo recitate bene
Ma senza mercimonio me ne tornerò al lampione
Miseria per miseria, me tengo a libertà
La chiesa mi condanna, Gesù mi capirà”