Uno dei capitoli più neri della storia delle donne e dei loro diritti è stato appena scritto: l’Arkansas ha approvato una delle leggi più dure e restrittive sull’aborto. Il provvedimento parla chiaro e non crea di certo fraintendimenti: l’interruzione di gravidanza è totalmente vietato, tranne nel caso in cui la madre rischia la vita in emergenza medica.
Anomalie del feto, incesti o casi di stupro, nessuna eccezione è consentita e le donne perdono ogni diritto di scegliere il loro destino e quello del loro corpo. Possibilità di tornare indietro, al momento, non sembrano esserci, dato che il governatore repubblicano Asa Hutchinsos si è già impegnato a firmare la nuova legge.
E guai a violare la legge. Le donne che decidono di opporsi alla decisione governativa rischiano una multa fino a 100 mila dollari e 10 anni di reclusione.
Una legge, questa, obsoleta e stantia che ci porta, inevitabilmente indietro nel tempo e che annulla ogni passo avanti fatto in nome della libertà. Perché negare l’accesso all’aborto equivale a privare le donne dei loro diritti umani. Perché nessuna donna dello stato dell’Arkansas, nel sud degli Stati Uniti , da questo momento in poi, potrà più interrompere una gravidanza, a meno che non stia rischiando la sua vita.
Ma le persone non ci stanno, non possono accettare questa regressione temporale che ha il sapore amaro di una sconfitta troppo grande da superare per la società moderna. Così ecco l’ennesima battaglia che non dovrebbe esistere, quella fatta dagli oppositori che puntano a bloccare l’abominevole legge prima che entri in effetto alla fine dell’anno.
D’altro canto, invece, i sostenitori del provvedimento non credono possa bastare la semplice applicazione della legge nello stato. L’aberrante speranza è quella che, la nuova legge varata, costringerà la Corte Suprema degli Stati Uniti a rivedere la decisione Roe v. Wade del 1973 che ha legalizzato l’aborto a livello internazionale.
La situazione negli Usa
L’Arkansas, purtroppo, non è l’unico Stato d’America contro l’aborto. Sono almeno 14, infatti, i territori in cui i legislatori hanno proposto il divieto di interruzione di gravidanza solo quest’anno. Le motivazioni sono più o meno le stesse, nascoste dietro lo slogan pro-life.
A sostenere il divieto d’aborto sono principalmente i repubblicani che, esattamente come come hanno fatto inArkansas, vogliono che la Corte Suprema degli Stati Uniti riveda la decisione contro Wade che ha legalizzato l’aborto nazionalmente. E il rischio è che questo accada, dato che l’ex presidente Donald Trump ha nominato tre giudici apparentemente più disponibili a revocale la decisione.
Iconiche sono le parole del senatore repubblicano Jason Rapert, uno dei maggiori sostenitori del disegno di legge in Arkansas che ha spiegato: “Dobbiamo abolire l’aborto in questa nazione proprio come abbiamo abolito la schiavitù nel 19esimo secolo”. Ma da quando privare le donne dei loro diritti umani è diventato paragonabile alla schiavitù?
Al di là delle sconsiderate dichiarazioni di alcuni esponenti politici, in America la questione del diritto all’aborto è piuttosto spinosa ed è protagonista delle prime pagine dei giornali, tra corsi i ricorsi storici, da molti anni ormai.
Aborto, una questione di diritti umani
Sarebbe bene ricordare a questi politici che l’aborto è una questione che riguarda i diritti umani e, di conseguenza, l’accesso ai servizi che riguardano l’interruzione di gravidanza devono essere garantiti. Le decisioni sul proprio corpo devono essere prese della singola persona nel rispetto dell’autonomia e dell’integrità. Ecco perché nessuna donna dovrebbe essere costretta a condurre una gravidanza indesiderata, o peggio, cercare altre strade per un aborto non sicuro che, a sua volta, crea complicanze che mettono a rischio la vita stessa delle donne.
Il vice alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Kate Gilmore, si era già espressa a riguardo delle leggi anti aborto diversi anni fa, paragonandole a una forma di tortura, nonché una violenza di genere, che non solo, impedisce alle donne di scegliere, ma che le spinge a intraprendere la via degli aborti clandestini che sono tra le principali cause di morte tra gli individui di sesso femminile.
Il diritto d’aborto è sotto attacco in tutto il mondo
In America, l’ex presidente Donald Trump è stato il primo e unico a partecipare al raduno antiabortista Marcia per la vita. Durante il suo mandato, inoltre, ha bloccato i finanziamenti da parte del governo alle organizzazioni non governative internazionali che praticano le interruzioni di gravidanza.
Non solo America però, il diritto d’aborto è sotto attacco in tutto il mondo. In Polonia le enormi proteste divampano da mesi dopo la sentenza del tribunale Costituzionale che ha deciso di vietare l’aborto anche nel caso di malformazione del feto. Nel resto d’Europa ci sono stati, durante gli anni, diversi tentativi di ostacolare l’aborto e di limitare l’accesso alle donne all’interruzione della gravidanza. In Slovacchia, per esempio, è stata più volte proposta una legge, fortunatamente non approvata, che prevede che le donne debbano fornire determinate ragioni dietro alla scelta di interrompere la gravidanza prima di ottenere un aborto.
Paesi come la Russia, l’Armenia e la Giorgia, invece, hanno posto diverse condizioni preliminari che le donne sono costrette a soddisfare per poter accedere al servizio di interruzione di gravidanza. Secondo quanto riporta un documento del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa del 2017, sono stati diversi negli anni, i tentativi di limitare l’interruzione volontaria di gravidanza. Certo, nella maggior parte dei casi non sono andati in porto, tuttavia mostrano uno scenario tutt’altro che rassicurante e che anzi, conferma che l’attacco al diritto di aborto e alla libertà di scelta delle donne, è in avanzamento ovunque.
Hillary Margolis ricercatrice della divisione Diritti delle donne di Human Rights Watch, ha dichiarato diverso tempo fa alla CNN che i diritti delle donne sono sotto attacco da parte di molti Paesi europei. Complice il retaggio culturale obsoleto, che vede le donne come come procreatrici, mogli e madri. E nient’altro. Lo dimostra la Germania, per esempio. Nel Paese, infatti, l’aborto è consentito, anche se non sempre di facile accesso, tuttavia la diffusione di notizie o la pubblicità dei servizi relativi all’interruzione della gravidanza, sono vietate.
Così, a quanto pare, la storia sembra non aver insegnato nulla a tutti coloro che vogliono privarci delle libertà acquisite. Le battaglie, le lotte femministe e tutto quello che abbiamo ottenuto con fatica è seriamente messo a rischio a causa di una società che decostruisce, attraverso pericolosi percorsi, tutto quello che abbiamo ottenuto fino a questo momento.