Abiti da sposa: Elisabetta Polignano, stilista del colore

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Pubblicato: 3 Luglio 2014 16:06

Elisabetta Polignano vanta origini che rimandano a una grande tradizione sartoriale in cui si combinano, con sagacia, colore, grinta, intraprendenza. Nella Pre Collezione 2015, presentata a Milano nell’ambito di una delle maggiori manifestazioni di settore, la stilista del colore ha proposto abiti che citano i ruggenti anni ’20, vestiti che azzardano il rosso cardinale e strutturati in maniera avveniristica.

Come si riesce a legare in un’unica collezione ricerca, creatività e rispetto per le esigenze legate al mondo della sposa?
EP: Sono nata a Putignano, in Puglia, dove ho le mie radici. Vanto questi fili della memoria che rimandano al mio passato, al mio paese a cui devo parte della mia formazione, perfezionata e approfondita grazie agli studi universitari. Ho studiato Architettura, quindi ho ricevuto una formazione che ha conferito alla mia visione stilistica un carattere più eclettico, basato su una cultura legata a tutto ciò che è arte tra ieri e oggi. Anche per questa collezione, il cui tema era l’Orient Express, ho voluto rispecchiare questa unione tra tradizione e modernità in un viaggio che celebrasse la donna e la femminilità nel corso della storia.

Questa volontà di preservare questo capitale le è costato?
EP: Ho dovuto combattere con tutte le mie forze, per questo. Volevo fare questo nella vita e quindi questo trascorso, questi segni me li porto dietro nel bene e nel male. Mettermi in proprio non è stato semplice, il governo in quegli anni non ci ha aiutato ma piano, piano, passo dopo passo abbiamo costruito il brand che siamo ora, conquistando spazi e credibilità. E’ giusto così, perché per arrivare a un obiettivo e realizzare un progetto in cui credi devi combattere. Il nostro è un prodotto made in Italy di un’azienda sartoriale italiana. Sono agevolate, rispetto a noi, quelle grandi aziende che fanno fare i loro abiti in Cina o all’estero e poi riportano qui i loro capi. Per il Made in Italy, paradossalmente, basta un bottone. Chi compra non sa se quell’abito da sposa (eliminare “o meno”) è stato confezionato in Italia o no.

E la Camera della Moda? Si difende ad oltranza il Made in Italy con l’inserimento di specifiche certificazioni…
EP: Dobbiamo difendere il nostro prodotto, tutelare la creatività e le realtà del nostro Paese, preservare questa tradizione. Soprattutto quella sartoriale.

Ora il suo ‘quartier generale’ è ad Oleggio, ma vanta e difende una sartoria fondata e cresciuta a Putignano, città che storicamente è legata alla confezione di abiti da sposa. EP: Sì, io e mia sorella abbiamo un laboratorio a Putignano, in provincia di Bari, e abbiamo combattuto per difendere la tradizione di questi luoghi e delle donne che hanno trasmesso la stessa manualità nel ricamo, nel taglio e nella confezione, note ovunque.

A questa difesa del Made in Italy combina sul versante creativo una preferenza per toni inconsueti. Lei è conosciuta anche come la stilista del colore, presente anche nella pre collezione 2015. Il suo rosso cardinale si è rivelato impattante, come era nelle sue intenzioni.
EP: La sposa che ama il colore c’è sempre, ma ogni donna vanta una individualità che va rispettata e che si esprime attraverso scelte grintose anche rispetto all’abito. Certo è che, poi, il colore va declinato in maniera coerente con ogni singolo matrimonio: dipende dal ricevimento, dalle tipologie di scelte che vengono fatte. C’è la sposa che vuole osare di più, che intende discostarsi dall’ovvio ed è più moderna. Nelle mie collezioni il colore c’è sempre, ma viene usato ispirandosi a un ideale di eleganza, in maniera soft, molto chic mantenendo intatta la classe che deve dominare l’immagine della sposa, nel giorno del matrimonio.