Quando togliere il ciuccio

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Pubblicato: 24 Maggio 2011 00:00

Perchè usarlo
Il ciuccio, prezioso alleato di ogni mamma e bebè, con il passare del tempo diventa un ospite sgradito, che mette in pericolo il sorriso dei nostri figli.
Ormai sappiamo che il ciuccio, oltre ad aiutare lo sviluppo del naturale istinto di suzione del neonato fra una poppata e l’altra, soddisfa soprattutto un’esigenza psicologica di rassicurazione e gratificazione, calmandolo e consolandolo.

Recenti studi dimostrano che l’utilizzo del ciuccio per 24 mesi non solo non è dannoso per la bocca ma anzi aiuta a prevenire alcune malocclusioni dentarie e, usato durante il sonno, può concorrere a ridurre il rischio di SIDS (morte in culla). Questo può valere fino a due o tre anni ma poi?
Mentre i dentisti mettono in evidenza i possibili danni a denti e al palato, raccomandando di togliere presto il ciuccio ai bambini, i neuropsichiatri infantili spesso non sono dello stesso avviso e, comunque, consigliano di farlo in modo graduale. Tutto decisamente più facile a dirsi che a farsi.

Come toglierlo?
Non deve essere un’interruzione improvvisa, in questi casi si rischia di ottenere spesso il risultato opposto.
Il distacco deve essere progressivo e occorre essere pazienti e comprensivi, evitando la fretta e l’intransigenza.
Si può eseguire un piccolo rituale per confermare il distacco definitivo come ad esempio buttarlo via insieme o regalarlo come fosse qualcosa di “sacro”: l’importante è che il bimbo partecipi all’evento e si senta coinvolto nel rito.
In ogni caso occorre scegliere un periodo di tranquillità in cui non vi siano situazioni di stress, ad esempio tensioni anche passeggere tra mamma e papà oppure la nascita di un fratellino o l’inizio del nido o dell’asilo: un momento buono può essere un periodo di vacanze o la festa di compleanno.