Come spiegare a nostro figlio, come nascono i bambini, è un tema al quale dobbiamo abituarci, perché, prima o poi, arriverà quella domanda, ed è bene farsi trovare preparati. “Mamma, come nascono i bambini, come sono nata io?”. Per un bambino è normale essere curioso, a maggior ragione sulla propria primissima infanzia e sulla propria misteriosa nascita. Non c’è nulla di male a porre la domanda e nulla di male neanche nella risposta. E siccome cicogne e cavoli non sono fattibili come opzioni, la cosa migliore è pensarci prima, per avere una spiegazione credibile. Senza vergogna, gote rosse, colpi di tosse, o repentini cambi di argomenti “Mi passi il sale, per favore?”, dobbiamo spiegare come nascono i bambini nel modo più giusto, chiaro, consono all’età di chi ci pone il quesito.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Tania Cacciari, pedagogista, come affrontare l’annosa domanda, in modo da essere subito sul pezzo! La Cacciari non ci dirà che parole usare, perché è giusto che ciascuno di noi trovi la propria forma, le proprie parole, che agisca secondo il progetto di coppia, ma ci aiuterà a capire come ci dobbiamo porre di fronte ad un tema estremante naturale, di cui non aver paura.
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A che età i bambini ci fanno questa domanda
La curiosità è strettamente legata alla fase dell’infanzia, quel periodo dove tutto rappresenta un mistero. I bambini, ogni giorno, fanno i conti con qualcosa di nuovo, che li lascia meravigliati, stupiti, ad occhi e bocca aperti. Spesso, trovano risposte a domande mai poste, altre, rimangono pieni di dubbi, di fronte ad una realtà mai presa in considerazione. Da questo punto di vista, essere bambini è davvero un privilegio, un lusso, che pian piano, da adulti, abbandoniamo. La fortuna di stupirsi, il dubbio, gli interrogativi, il non sapere, senza alcuna forma di pudore, anche questo è essere bambini. La loro curiosità attraversa anche sul campo sessuale e ciò, come ora vedremo, è comune e normale. C’è da dire che, spesso, questa curiosità si esplicita con il palesarsi di un cambiamento familiare: come l’annuncio di una gravidanza o con l’arrivo di un fratellino o di una sorellina.
“Come nascono i bambini? Questa curiosità inizia ad emergere già nella prima infanzia quando i nostri figli vedono arrivare un fratellino o una cuginetta o hanno amici i cui genitori aspettano una sorellina o un fratellino. La domanda può nascere anche spontaneamente perché si vede una donna con il pancione.
I bambini hanno bisogni esplorativi e pongono domande ai loro adulti di riferimento, per trovare risposte, non lo fanno sempre con gli stessi tempi, ma già intorno ai 3-6 anni i bambini sono curiosi di sapere come sono nati. Non bisogna preoccuparsi di una precocità del loro interesse. Successivamente, intorno ai 10 anni, e con l’avvicinarsi alla preadolescenza, la curiosità aumenta, e se non trovano nel contesto famigliare uno spazio/clima di fiducia pronto al confronto, faranno fatica a porre la domanda e cercheranno la risposta altrove.
Non c’è un’ età adatta, ogni età ha bisogno del suo vocabolario e delle parole per dirlo e spiegarlo. Si può iniziare a parlare delle parti del corpo, delle differenze tra maschio e femmina, dell’importanza degli affetti e dei legami fin dalla prima infanzia, intorno ai 3 anni, dunque, non è mai troppo presto, ovviamente, ciò che cambierà, dal lato dell’adulto, è il linguaggio”.
Spiegare come nascono i bambini, ai nostri figli
Quante volte, i nostri figli hanno palesato la loro curiosità e quante volte abbiamo fatto finta di non sentire, cambiando discorso. Sebbene le nuove generazioni di genitori si vantino di essere, e di fatto lo sono, più vicine ai propri figli, quasi ad esserne amici, di fronte a fatti più concreti, ci si allontana come ai vecchi tempi! Per superare l’impasse e capire qualcosa di più anche su noi stessi e sulla nostra reticenza, nello spiegare come nascono i bambini, abbiamo chiesto alla Cacciari, quali argomenti usare sul tema.
“Il tema su come nascono i figli è legato al tema dell’educazione affettiva e sessuale. È importante quindi come genitori riflettere su che percorso si vuole intraprendere con il proprio figlio su questo fronte. È necessario che, fin dalla prima infanzia, i genitori abbiano almeno un piano educativo ed un progetto su come affrontare questi argomenti, che a volte possono mettere a disagio o creare imbarazzo.
È importante non dar solo l’informazione, ma coinvolgere il piano emotivo e relazionale cercando di usare delicatezza e un linguaggio adeguato all’età. Nella risposta bisogna trasmettere l’importanza dell’intimità, del suo significato e di cosa contiene. Questo aspetto è indispensabile per insegnare ai bambini il rispetto del proprio corpo e di quello altrui.
Se il genitore non riesce a trovare le parole giuste, può usare il supporto di libri e video studiati appositamente per questo. Per fare un esempio, Alberto Pellai ha scritto diversi libri sul tema, come “Così sei fatto tu”, “Così sei nato tu”, “E io dove stavo?”, “Col cavolo la cicogna”, “Mamma cosa è l’amore?”. Ma anche la famosa serie animata “Siamo fatti così”, può essere adatta a toccare l’argomento”.
Quando parlarne, se i bambini non fanno domande
Potrebbe succedere, ad ogni modo, che nostro figlio non ci chieda come nascono i bambini. Questa assenza non deve farci essere più sereni, avendoci tolto da un possibile imbarazzo. Non dobbiamo sottrarci a quello che rimane un nostro compito: fornire informazioni, chiarimenti, spiegare. Se non lo faremo noi, lo farà qualcun altro e questo non è un bene.
“Non bisogna aspettare il momento dell’arrivo della domanda ma bisogna creare lo spazio per far sì che la domanda emerga e prepararsi anticipatamente su come affrontarla. La risposta racchiude tutto il tema della sfera affettiva e sessuale e delle relazioni. L’assenza di questa domanda non è data dall’assenza di curiosità ma da una mancanza di spazio o serenità nel porla. Se questa domanda non arriva, entro gli 8-9 anni, è importante che sia il genitore ad affrontare l’argomento dell’anatomia e del funzionamento del corpo umano e dei suoi cambiamenti.
Se un genitore non se la sente di affrontare il tema della sessualità con i suoi figli, non deve delegare all’esterno ma cercare di comprendere da dove derivi questo disagio e può trovare un mediatore nella lettura di un libro insieme, o nella visione di un video ad hoc, che lo supporti. È importante non rimanere a bocca aperta e in silenzio quando la domanda arriva, perché i bambini imparano anche da quel che noi non diciamo e potrebbero legare questo tema alla vergogna e all’imbarazzo”.
Cosa fare se il genitore non riesce ad affrontare l’argomento
La sessualità non è vissuta nello stesso modo da tutti gli adulti. Gli stessi genitori, nella coppia, potrebbero avere freni e blocchi diversi. Quindi come fare quando mamma e papà sono trattenuti dall’imbarazzo? Parlare di sessualità ai propri figli, ovviamente, non è semplice, perché mette a nudo alcuni nostri tabù, ma si deve superarli per il loro bene. Meglio che se ne parli in famiglia, che trovare spiegazioni su internet o con gli amici, con tutti i rischi che ne possono derivare.
“Bisogna prepararsi anticipatamente, riflettere sull’educazione emotiva e sessuale ricevuta e su dove nasce questa nostra difficoltà. Se la domanda arriva e prende alla sprovvista, i genitori possono rimandare la risposta ad un altro momento, dicendo ai bambini che si affronterà la questione più tardi. L’importante è rispondere!”.
La sessualità ed il linguaggio
Domandare come nascono i bambini ed il saper rispondere in modo adeguato e senza trasmettere disagio, ha a che fare, come ci ha ricordato la Cacciari, con la sfera legata all’affettività, all’ intimità, alla sessualità. Quest’ultima, se vissuta in maniera sana, rispettosa di se e dell’altro, non potrà che passare da un linguaggio chiaro, trasparente, corretto. Un linguaggio che merita di essere presente anche a casa nostra, tra noi adulti e con i nostri figli. Inutili e vani pudori possono, al contrario, esporre i nostri ragazzi al pericolo. Utilizzare parole idonee è indispensabile.
Del resto, pensiamo anche a come ci si riferisce agli organi genitali, principali snodi della sessualità, quando si parla con i bambini. Già dalla scelta che facciamo si evince l’eventuale imbarazzo che, da adulti, proviamo e che non è giusto trasmettere ai ragazzi.
“Se ci si riflette, si utilizzano nomignoli solo riferendosi alle parti intime. Spesso si utilizzano nomignoli per parlare degli organi genitali perché ci allontana dall’imbarazzo o da una strana forma di vergogna. Eppure, utilizzare il termine corretto, permette di conoscere il proprio corpo, di confrontarsi senza avere paura. Inoltre, secondo alcune ricerche americane, insegnare ad utilizzare il termine anatomicamente giusto come “vagina” e “pene”, aiuta a permettere la prevenzione di alcune forme di abuso”.