Come fare un test del DNA (test di paternità)

Che sia per finalità puramente informative che per questioni legali, per una coppia può essere necessario effettuare un test di paternità. Oggi tante sono le opzioni, i contesti ed i costi da confrontare.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Possono esserci tanti motivi per fare un test del DNA, per verificare la paternità. Il test del dna per la paternità può essere fatto anche durante la gravidanza, come post mortem. Le ragioni di una richiesta del genere sono mosse da solide necessità: come avere informazioni su malattie genetiche oppure per far riconoscere un figlio del quale il papà naturale non si è mai assunto la responsabilità, inoltre può essere importante anche per questioni di eredità e molto altro.

Il test del dna per verificare la paternità è un tema di cui la maggioranza di noi sa ancora poco, per cui questo articolo sarà l’occasione per approfondirlo, per capire cosa sia, come funzioni, quando e dove farlo, quanto costa. Oggi la famiglia che volesse effettuare tale indagine ha a disposizione tante opportunità.

Cos’è e come funziona il test di paternità

Prima di capire come funziona il test del dna di paternità, facciamo un passo indietro per capire quali siano i casi più comuni che spingono a richiederlo. Il test del dna serve per capire chi sia il padre biologico di un individuo. Esso può essere necessario per diverse finalità, offrendo diversi vantaggi. Ecco le cause principali alla base di tale richiesta:

  • motivi puramente informativi
  • ragioni di mantenimento
  • questioni legate all’eredità
  • in caso di più figli, per sapere se siano di entrambi i genitori
  • conoscere il rischio di eventuali malattie genetiche

Dunque, il test di paternità è quell’indagine volta a chiarire il grado di relazione padre-figlio, dalla quale conseguono tutte le informazioni di cui sopra.

Per capire come funziona, invece, partiamo da un assioma: ognuno di noi è diverso, ognuno di noi ha un proprio ed unico DNA, con l’ unica eccezione dei gemelli omozigoti. Ciò premesso, tutti noi ereditiamo il patrimonio genetico dai genitori, ed indagando quest’ultimo possiamo capire se c’è una relazione di parentela. Le nostre caratteristiche genetiche sono ereditate al 50% dalla mamma, al 50% dal papà. Dunque, il test del dna confronta i dati genetici tra  presunto genitore e figlio, per verificare corrispondano. In caso positivo viene attribuita la paternità, in caso contrario viene esclusa.

Il test, che può essere fatto in tutte le fasi della vita, a partire dalla stessa gravidanza, come vedremo meglio in seguito, funziona in modo abbastanza semplice. Basta effettuare  un prelievo di sangue, di cui bastano poche gocce, e dopo pochi giorni si può già avere il risultato tanto agognato.

Test di Paternità
Fonte: iStock
Perché fare il test di paternità

Quando farlo: ed è sicuro, in caso di gravidanza?

Il test del dna per la paternità può essere richiesto sin dalla gravidanza, dunque prima della nascita del presunto figlio. Senza entrare in complicati tecnicismi, basta dire che saranno poste in campo procedure diverse, al fine di utilizzare specifiche cellule fetali.

I test del dna fetale si distinguono in due diverse indagini in base al livello di invasività. La prima procedura, quella del test di paternità invasivo, prevede due diversi esami svolti in fasi differenti della gestazione. Il primo sarà effettuato tra la 10°e la 13°settimana, mentre il secondo tra la 15° e la 18° settimana, attraverso la amniocentesi.
Il test meno invasivo, invece, può essere fatto già intorno alla 9° settimana di gravidanza, esso analizza il dna fetale attraverso il prelievo del sangue materno, senza rischi di aborto, quindi è sicuro sia per la futura mamma che per il feto.

Ovviamente, essendo un argomento molto delicato, sotto diversi aspetti, è fondamentale parlarne con il proprio/a ginecologa, per poter ottenere le informazioni più corrette ed aggiornate e per prendere la decisione più giusta nel nostro specifico caso.

Test di Paternità
Fonte: iStock
Perché fare il test di paternità

Quanto costa e dove farlo

Prima di tutto è bene distinguere le diverse motivazioni che ci spingono a richiedere il test di paternità. Anche in base a quanto visto in precedenza, possiamo distingue 4 tipi di test di paternità: quello puramente informativo, per appurare in modo privato ed intimo, all’interno della coppia, l’identità del padre biologico , quello legale ed i due diversi tipi di test in fase prenatale.

La distinzione è fondamentale, perché variano procedure (anche burocratiche) determinando costi diversi.

Se parliamo di un test di paternità a puro scopo informativo, esso potrà essere fatto addirittura a casa, da soli, attraverso un kit che può essere acquistato on line come in farmacia.

Se parliamo di un test di paternità legale le cose cambiano e non si può più procedere a casa, in anonimato. Qui bisognerà adempiere ad una parte burocratica che consenta di verificare non solo le specifiche identità ma anche i consensi di tutti i soggetti, sia rispetto alla procedura che  alle finalità del prelievo.

Infine, per gli ultimi due tipi di indagine, quelli effettuati durante la gravidanza, essi richiedono la presenza dei diretti interessati in ospedali o in apposito centri.

Viste le tante differenze che ci sono tra i tipi di test, possiamo dire che, per quanto riguarda i riscontri, essi sono quasi tutti verificabili in una settimana circa mentre i costi variano molto. Si parte da circa 100-200 euro, per quelli a fine puramente personale/informativo (si pensi ad una coppia che voglia solo appurare la paternità, in caso di dubbio) sino a 1000 euro per quelli prenatali.

Per concludere, facciamo un veloce excursus  su due casi particolari. Il test di paternità in caso di decesso, e quello senza  consenso. Può accadere che, ad esempio, per questioni legate a grandi eredità o per la volontà di ricevere anche il cognome del papà, il figlio si rivolga al giudice per richiedere il test, anche se il papà sia deceduto o non abbia voluto sottoportisi al prelievo. Ci sono stati, in passato, episodi del genere, raccontati anche sui giornali, perché legati a persone molto note.

In entrambi i casi è possibile comunque procedere, ovviamente con modalità differenti rispetto alla norma, e che possono prevedere anche il coinvolgimento di parenti stretti. In caso di mancato consenso, il tribunale non può obbligare il presunto padre ma può comunque raccogliere altre informazioni volte a provare il legame di parentela, rendendo significativo il suo mancato consenso. In caso di richiesta di test di paternità post mortem, esso viene effettuato anche con l’ausilio di tessuti, ossa e denti prelevati con l’esumazione. Trattandosi di casi molto particolari, sarà necessario rivolgersi a figure legali specializzate, al fine di raccogliere le giuste informazioni, e capire come procedere prima di prendere la propria decisione.