Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono state terreno fertile per le polemiche. Il caso di Imane Khelif ne è un esempio: nata donna, è stata attaccata da una retorica non solo inutile, ma persino dannosa, nei confronti della sua persona e di tutte le donne. Ma c’è un altro nome che sta facendo la storia e che ci sta facendo riflettere su un tema quanto mai attuale, quello dell’inclusività. Si chiama Nikki Hiltz, ed è l’atleta trans e non-binaria mezzofondista statunitense simbolo di una lotta che si protrae da troppo tempo.
Nikki Hiltz, chi è l’atleta trans statunitense alle Olimpiadi 2024
“Non mi identifico con il genere che mi è stato assegnato alla nascita: la parola per descriverlo correttamente è non-binario”. Si chiama Nikki Hiltz, primə atleta gender fluid a partecipare alle Olimpiadi 2024. Nasce a Santa Cruz, in California, e la sua specialità è il mezzofondo. Alle prove olimpiche di atletica leggera negli Stati Uniti, ha segnato un record: 3 minuti e 55 secondi e 33 centesimi, classificandosi di diritto alle Olimpiadi di Parigi come primə atleta trans non-binariə statunitense.
Il suo coming out risale precisamente al 31 marzo 2021, e non è stata una data scelta casualmente, poiché coincide con la Giornata Internazionale della Visibilità Transgender. Icona per la comunità LGBTQ+, ma soprattutto per il mondo dello sport, dove da sempre l’inclusività si scontra con una realtà figlia di un antico retaggio. Tutt’oggi, purtroppo. Dobbiamo sottolineare, a questo punto, che Nikki Hiltz è natə donna, ma non si è mai sottopostə ai trattamenti ormonali.
Più volte, ha provato a raccontare il suo disagio, che deriva proprio dalla comunità che fa fatica ad accettare l’inclusività. “A volte mi sento fuori luogo. Anche se le colleghe hanno sempre atteggiamenti amichevoli, può risultare imbarazzante essere la sola persona che, riferendosi a se stessa, usa il terzo pronome personale plurale”. Una persona che non si identifica con il genere in cui è natə, “non-binariə”, e in tal senso possiamo usare l’aggetto fluid.
L’inclusività alle Olimpiadi 2024
“Non possono più ignorarmi“. Nikki Hiltz fa la storia alle Olimpiadi 2024 in fatto di inclusività, usando il rispetto come “arma” per comunicare la scelta di usare i pronomi “they/them”, che in italiano si traducono con “essi/loro”. “La gente a volte rimane perplessa”. Ma non è solo questo il punto, considerando che sui social si sono già scatenate le polemiche e le accuse. Chiaramente infondate.
“Ci risiamo: un altro uomo mediocre che ruba il posto ad una donna nella squadra olimpica”. Ma la Hiltz non ha mai glissato, non ha mai ceduto alla retorica. “Cerca cosa significa persona non binaria”, ha aggiunto, sottolineando che durante queste Olimpiadi la transfobia “è pazzesca”, riferendosi anche al Caso Imane Khelif. Il significato di identità non binaria è importante da comprendere: declinata in molteplici sfumature, talvolta le persone non binarie si definiscono transgender perché non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita (è questo il caso di Nikki). In altri casi, ci si può identificare come appartenenti a più di un genere, a nessun genere o ancora oscillanti tra generi, e l’identità non è connessa all’orientamento sessuale.