Una persona su 5 nel mondo e una su 3 in Italia soffre di Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione (DAN). Sempre di più e sempre più giovani sono i malati di DAN, o Eating Disorders , in sette casi su dieci si tratta di adolescenti.
Non si tratta semplicemente di abitudini scorrette legate al cibo, ma di disturbi di natura psichiatrica con un’alta frequenza di complicanze mediche e che richiedono un trattamento specifico e la collaborazione tra diverse figure professionali; che si occupino in modo integrato di questi diversi aspetti, psicologico-psichiatrici, nutrizionali e medico-internistici.
Trattandosi di una vera e propria patologia, il riconoscimento ed il trattamento precoce sono fondamentali per aiutare i soggetti colpiti. Tuttavia, a differenza di altre situazioni, spesso il soggetto affetto non percepisce il disturbo come malattia e non accetta di intraprendere un percorso di cura, pensando che una “dieta” o anche un’attività fisica esasperata possa portare alla risoluzione del problema.
In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, che ricorre proprio oggi 15 marzo, abbiamo deciso di mettere in luce i problemi legali alla diagnosi e al trattamento degli Eating Disorder, dando inoltre qualche consiglio su come riconoscere e aiutare chi ne soffre.
Indice
Le diagnosi di disturbi del comportamento alimentare in Italia
Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Unobravo, in Italia le persone che sostengono di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo sono principalmente donne (79,4%) e soggetti con meno di 33 anni (64,5%), con una concentrazione maggiore che si osserva nella fascia tra i 25 e i 32 anni (44,5%).
Le donne in questa fascia d’età sono anche quelle che ricercano maggiormente un supporto psicologico per episodi di possibile binge eating disorder. Tra le persone che esplicitano questo malessere (che rappresentano il 28,1% del totale degli utenti coinvolti nell’analisi) l’82,5% è composto da donne e il 45% di esse ha proprio tra i 25 e i 32 anni.
Sul totale del campione, solo il 9,3% sostiene di avere ricevuto una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare.
“I disturbi del comportamento alimentare sono una patologia complessa”, afferma Livia Pisciotta, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Nutrizione Umana. “Sono classificati come una malattia psichiatrica per cui devono essere diagnosticati prioritariamente dallo psichiatra e trattati da equipe multidisciplinari, in quanto comportano come conseguenze patologie importanti, che possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico, ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. Una volta identificato il problema è indispensabile, quindi, un approccio multidisciplinare ed integrato e garantire la continuità delle cure, che possono durare anni o anche tutta la vita”.
I segnali da tenere d’occhio per riconoscere un disturbo alimentare
Cambiamenti nell’umore e nel comportamento alimentare
Se una vostra amica mostra un cambiamento repentino nell’umore, soprattutto intorno ai momenti dei pasti, allora questo potrebbe essere indicativo di un disturbo alimentare. Questo comportamento può includere l’evitare gli incontri sociali che coinvolgono il cibo o una preoccupazione eccessiva per le calorie o i grassi nei pasti.
Inoltre, na persona con disturbi alimentari improvvisamente diventa cupa, pensierosa e si isola dagli altri.
Variazioni significative del peso
Cambiamenti improvvisi nel peso, sia in aumento che in calo, senza una spiegazione evidente, possono essere sintomo di un disturbo alimentare. Questi cambiamenti possono essere fisicamente evidenti e possono anche influenzare il benessere emotivo della persona coinvolta.
È importante notare anche se questa persone soffre di un controllo ossessivo della bilancia; come ad esempio se si pesa tutti i giorni, anche più volte al giorno, soprattutto prima o dopo i pasti.
Ossessione per l’esercizio fisico
Un segno comune tra coloro che soffrono di disturbi alimentari è l’ossessione eccessiva per l’esercizio fisico. Questo può manifestarsi attraverso il workout maniacali più volte al giorno, al punto che la persona potrebbe continuare a esercitarsi anche quando è estremamente stanca.
Questo comportamento può avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale e richiede un intervento tempestivo e un sostegno compassionevole.
Dieta monotona
Una dieta monotona, basata su un numero limitato di cibi e priva di varietà nutrizionale, potrebbe essere un segnale di un disturbo alimentare. Questo perché la limitazione eccessiva nella scelta degli alimenti può indicare un controllo rigido sull’alimentazione, che è tipico di disturbi come l’anoressia nervosa o l’ortoressia.
Inoltre, una dieta monotona può riflettere un’ossessione per il controllo del peso e delle calorie, oltre a una paura irrazionale di determinati cibi o gruppi alimentari
Isolamento sociale e cambiamenti nella routine
Le persone con disturbi alimentari possono tendere a isolarsi dagli altri e a modificare la loro routine quotidiana. Potrebbero mostrare un declino nell’interesse per le attività sociali e allontanarsi da amici e famiglia. Questo isolamento può essere dovuto alla vergogna o alla paura di essere giudicati per il proprio comportamento alimentare.
Come aiutare chi soffre di Eating Disorders
Nonostante l’aumento di queste patologie, diffuse in tutto il territorio nazionale, persiste una difficoltà di accesso alle cure in molte regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi, che risulta essere influenzata soprattutto dalla precocità dell’intervento e dall’adeguatezza del percorso assistenziale.
Le 126 strutture censite nella mappatura territoriale dei Centri dedicati alla cura dei DAN, realizzata dal Ministero della Salute, sono insufficienti rispetto al numero crescente di pazienti che necessitano di cure appropriate e posti disponibili. Sono necessari nuovi centri, strutture residenziali e ambulatori specializzati su tutto il territorio nazionale, per garantire ai pazienti che soffrono di DAN, cure ed ambienti adeguati, anche in vista della sempre più giovane età dei soggetti colpiti.
“Dobbiamo continuare a costruire una rete di prevenzione e protezione, che coinvolga le diverse figure professionali sanitarie (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, dietisti, dietologi e nutrizionisti, endocrinologi, gastroenterologi, cardiologi, pediatri ecc.), le associazioni dei pazienti e delle famiglie, come la Fondazione Fiocchetto Lilla, già attiva da anni, e tutte quelle che operano a livello nazionale e territoriale, le scuole, le società sportive, i gruppi di aggregazione dei giovani. Un percorso comune e condiviso, che va dall’informazione alla diagnosi precoce e alla cura, in base alla gravità del quadro clinico, in settings sempre più complessi, dall’ambulatorio al ricovero ospedaliero, fino alla terapia intensiva”, conclude Livia Pisciotta.
Ci sono però alcune cose che ognuno di noi può fare per aiutare chi soffre di un disturbo alimentare. Nello specifico puoi:
Essere presente e accettare senza giudizio
Sii una presenza costante e accogliente nella vita di chi soffre di questa patologia, dimostrandoti disponibile per ascoltare senza giudicare. Accetta i suoi sentimenti e le sue esperienze senza critiche, creando un ambiente di sostegno e comprensione. Offri il tuo supporto incondizionato, facendole sapere che non è sola e che puoi essere lì per lei in ogni momento.
Promuovere attività sociali non focalizzate sul cibo
Organizza attività sociali che non siano centrati sul cibo, come uscite al cinema, passeggiate in natura o serate di giochi da tavola. Questo può aiutare la persona a sentirsi inclusa e supportata senza metterla a disagio con la presenza di cibo.
Sostieni la sua autostima
Incoraggiala la tua amica che soffre di disturbi dell’alimentazione a coltivare l’autostima e l’accettazione di sé, indipendentemente dal suo peso o dall’aspetto esteriore. Rendila consapevole delle sue qualità e dei suoi successi al di là dell’aspetto fisico, incoraggiandola a sviluppare un senso di autoapprezzamento basato su aspetti non legati all’apparenza.
Aiutala a trovare un percorso di guarigione
Forniscile informazioni sulla natura dei disturbi dell’alimentazione e sui percorsi di guarigione disponibili. Aiutala a comprendere che i disturbi alimentari sono condizioni serie ma trattabili e che esistono molte risorse e opzioni di trattamento disponibili.