C’erano una volta le spigolatrici

Donne che facevano un mestiere faticosissimo nei campi e alle quali sono state dedicate diverse opere: chi erano le spigolatrici

Foto di Virginia Leoni

Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Pubblicato: 26 Luglio 2023 12:10

Curve sui campi di grano, in un faticosissimo lavoro di recupero delle spighe cadute durante la raccolta dei cereali quando giungono a maturazione, ovvero quel processo noto come mietitura.

Erano le spigolatrici, donne che facevano un lavoro durissimo nei terreni coltivati, ritratte in opere celebri che riescono a restituire allo sguardo la fatica di ore trascorse sotto il sole, con la schiena ricurva, a raccogliere, affinché nulla andasse perduto.

Un impegno spossante e ripetitivo, fatto di gesti continui e sempre uguali a loro stessi: piegarsi sul campo, raccogliere, rialzarsi. Così per tutto il giorno, per tutto il tempo necessario a ritrovare quanto sfuggito dalla mietitura sui campi di grano.

C’erano una volta le spigolatrici, chi erano e perché gli artisti le hanno ritratte.

Chi erano le spigolatrici e perché il loro lavoro era prezioso

Torniamo indietro nel passato, a un mondo rurale antico. Torniamo alle spigolatrici, donne il cui lavoro ha ispirato celebri opere. Erano persone che si occupavano di raccogliere quanto sfuggito dalla mietitura del grano, trascorrevano il loro tempo alla ricerca delle spighe rimaste sui campi,  e quando le trovavano queste venivano raccolte affinché nulla fosse disperso.

Era un mestiere povero, faticoso, che è stato raccontato in celebri opere. Ma anche un lavoro importante, perché non vi potevano essere sprechi alimentari e ogni singolo frutto della terra era importante.

Quadri, poesie, statue (ma non solo) hanno celebrato questa figura centrale della vita rurale del passato. Fondamentale, nonostante poverissima, ma comunque specchio di un’epoca lontana e di un mestiere faticoso che si andava a sommare con tutte le altre incombenze che la vita contadina, la gestione della casa e la cura della famiglia erano richieste alle donne. Chi faceva la spigolatrice poteva essere anche una donna sola, magari vedova o una giovane madre, e quel mestiere era un mezzo per sopravvivere, venendo ripagati nella maggior parte dei casi con materie prime.

Le spigolatrici, le opere più famose

Sono diverse le opere che raccontano la figura della spigolatrici, di queste donne che facevano uno dei lavori più umili per riuscire a sopravvivere. Tra le più famose vi è, senza dubbio, Le spigolatrici, un quadro realizzato nel 1857 da Jean-François Millet e opera che è una vivida testimonianza del Realismo, corrente ottocentesca.  Nel suo quadro si vedono tre contadine, con il capo protetto dal sole grazie a un fazzoletto, immortalate nell’atto della raccolta delle spighe di grano sfuggite dalla mietitura. Le donne sono piegate sui campi, le mani portano i segni del loro lavoro, ma sono anche tre figure profondamente dignitose. Il quadro si può ammirare al Musée d’Orsay di Parigi.

Ci trasferiamo in Italia, invece, con la poesia La Spigolatrice di Sapri scritta da Luigi Mercantini e che narra la spedizione di Carlo Pisacane durante il Risorgimento italiano. L’evento è narrato dalla voce di una di queste donne che lavorano nei campi e che vede la missione fallire. Molto celebre l’incipit del componimento, che poi viene ripetuto nel testo: “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”.

E poi le statue come quella che si trova sullo Scoglio dello Scialandro nel mare di Sapri, oppure quella che è stata posta sul lungomare cittadino. E, invece, parte proprio dall’opera di Millet esposta al Musée d’Orsay, Les Glaneurs et la Glaneuse il film del 2000 della regista francese Agnès Varda che racconta (anche) dei nuovi spigolatori, quelli urbani, che negli sprechi degli altri riescono a sopravvivere.

Una dimostrazione di come la figura della spigolatrice sia attuale ancora oggi e possa essere (se vogliamo) anche un simbolo nella lotta contro lo spreco alimentare che da tempo sembra segnare la nostra epoca.

Queste sono solo alcune delle tante opere che raccontano di queste donne e del loro duro lavoro, di un’epoca lontana ma poi, in fondo, non così tanto.