Doveva essere una denuncia verso i cambiamenti climatici che stanno modificando radicalmente l’aspetto e il futuro del nostro pianeta. E invece la tormenta di neve che ha fatto da scenografia alla sfilata di Balenciaga a Parigi ha acquisito tutt’altro significato alla luce dei recenti avvenimenti che stanno sconvolgendo gli equilibri geopolitici dell’Europa e del mondo intero.
Demna Gvasalia, direttore creativo della maison, ha lasciato tutti senza parole con la sua passerella trasformata da evento modaiolo a vero spunto di riflessione. Un pugno nello stomaco. Solo così si può descrivere la sensazione che si ha quando si legge ciò che lo stilista ha scritto per anticipare lo show: una lettera in cui ripercorre la sua storia di rifugiato e chiede la fine della guerra.
La lettera di Demna Gvasalia contro la guerra in Ucraina
“La guerra in Ucraina ha scatenato il dolore di un trauma passato che mi porto dietro dal 1993, quando la stessa cosa stava succedendo nel mio Paese d’origine e, da quel momento, sono diventato un rifugiato per sempre“, scrive Gvasalia nella lettera che gli invitati alla sfilata trovano nei loro posti a sedere, accanto a una t-shirt coi colori della bandiera ucraina. Lui, che da bambino insieme alla sua famiglia era fuggito dalla Georgia e dalla repressione russa a piedi “barattando” due kalashnikov per un cavallo. Lui, che arrivato in Germania aveva vissuto per parecchio tempo in un campo profughi.
“Per sempre, perché quello che succede resta dentro di te. La paura, la disperazione, il realizzare che nessuno ti vuole. Ma ho anche realizzato che quello che conta veramente nella vita, le cose più importanti, sono la vita stessa, l’amore e la compassione”, prosegue, prima di spiegare cosa lo ha portato ad andare avanti.
“Questo è il motivo per il quale lavorare allo show questa settimana è stato molto difficile per me. Perché in periodi come questi, la moda perde la sua rilevanza e il suo diritto di esistere. La fashion week appare come un’assurdità. Ho pensato per un momento di cancellare lo show. Ma poi ho realizzato che avrebbe significato cedere, arrendersi al male che mi ha già ferito così tanto in questi trent’anni. Ho deciso che non sacrificherò più parti di me per questa guerra di ego senza senso e senza cuore”.
“Questa sfilata non ha bisogno di spiegazioni — ha concluso —. È dedicata alla resistenza, al non avere paura e alla vittoria dell’amore e della pace“.
La sfilata di Balenciaga, manifesto alla resistenza e all’accoglienza
Così, vedere modelle e modelli sfilare sfidando la tormenta acquista un significato diverso. I modelli che avanzano piegati dal vento, trascinando sacchi di plastica al posto delle borse, richiamano alla mente i profughi e gli sfollati e nella mente del direttore creativo di Balenciaga devono aprirci gli occhi e il cuore.
Niente fronzoli, nessun orpello. Solo abiti austeri (ma questa era la linea stabilita anche prima dell’inizio del conflitto) e un manifesto contro la guerra che chiude la sfilata: un uomo in tuta gialla e una donna in abito azzurro. La bandiera dell’Ucraina e la struggente colonna sonora al pianoforte di Laurent Dury. E cala il sipario. Sulla sfilata e sulla settimana della moda di Parigi, mentre in Ucraina le bombe continuano a cadere.