La lettura ad alta voce come metodo didattico nelle scuole: i vantaggi

Il professore Federico Batini spiega l’importanza della lettura ad alta voce nelle scuole, in un’ottica di vantaggi individuali ma anche di inclusione ed equità tra gli studenti

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Il professore Federico Batini, promotore dei progetti “Leggimi ancora” e “Leggere: Forte!”, ospite del salone del Libro a Torino, spiega l’importanza della lettura ad alta voce nelle scuole, in un’ottica di vantaggi legati all’individualità ma anche all’inclusione ed equità tra gli studenti.

Portatrice di benefici a livello cognitivo, emotivo e relazionale, la lettura ad alta voce è una pratica didattica democratica che contribuisce alla crescita identitaria di ciascuno, oltre a permettere l’incontro con innumerevoli storie. Qui gli appuntamenti al Salone del Libro, inseriti nell’ambito del programma “Educare alla lettura” rivolto alle scuole.

Abbiamo raggiunto il professore, per farci raccontare meglio l’importanza e i vantaggi della lettura ad alta voce negli studenti, indipendentemente dalla loro età e dal loro livello culturale.

Da cosa nasce il progetto “Leggere: Forte! Ad alta voce fa crescere l’intelligenza”?
È un progetto della regione Toscana, nato in collaborazione con l’Università di Perugia, INDIRE e CEPELL. Progetto che nasce con l’obiettivo della riduzione della dispersione scolastica: mira all’inserimento della lettura ad alta voce dal nido alla scuola secondaria di secondo grado. Noi proponiamo di inserire la lettura ad alta voce come didattica quotidiana seguendo un metodo preciso improntato alla quotidianità e alla progressività, partendo da differenti approcci a seconda dell’età. È sempre l’insegnante a leggere, anche con i ragazzi più grandi. La regione Toscana vuole ridurre la dispersione scolastica perché si è visto che chi arriva a scuola con uno svantaggio socio-culturale, esce con uno svantaggio socio culturale. E l’abbandono della scuola ne è consequenziale. L’inserimento della lettura ad alta voce vuole alzare i livelli linguistici dei bambini e ragazzi esposti a tale didattica. Siamo all’inizio del terzo anno e lo scopo è far diventare questa pratica, come dicevo, una didattica quotidiana.

Quali sono i vantaggi della lettura ad alta voce negli studenti, piccoli e grandi?
Innalzamento sia dei livelli linguistici che delle funzioni cognitiva di base, ovvero quelle con cui trattiamo qualunque tipo di informazione, che vengono tutte accresciute dalla lettura ad alta voce, qualsiasi sia il livello di partenza. Abbiamo dimostrato con una ricerca fatta qualche anno fa che qualunque sia il livello cognitivo di partenza tutti giovano dell’esposizione della lettura ad alta voce. Anzi, i bambini che partono da un livello inferiore, hanno un vantaggio maggiore: in pratica si accorcia il delta di partenza. Abbiamo confrontato le classi che hanno utilizzato la lettura ad alta voce come didattica quotidiana con quelle che non l’hanno fatto, per estrapolarne i risultati. E abbiamo riscontrato come i risultati fossero evidenti sia in area linguistica che cognitiva, quella che poi correla il successo formativo. Detto in maniera semplice, un bambino esposto alla lettura ad alta voce è più probabile che vada bene a scuola. Ci sono poi anche vantaggi a livello emotivo, relazionale, sul clima generale della classe. Il sistema di istruzione italiano non riesca a incidere su chi ha svantaggi, per esempio chi proviene da famiglie in cui ci sono pochi stimoli culturali. Mentre questo sistema didattica apporta vantaggi misurabili e rilevanti.

Con quali modalità e quantità dovrebbe avvenire la lettura ad alta voce perché sia efficace?
Noi proponiamo un approccio preciso sulla base della progressività temporale. Si parte da anche solo 5-10 minuti per i bambini più piccoli poi si estende progressivamente fino ad arrivare all’ottimo che consigliamo, cioè un’ora al giorno. Con questa esposizione già dopo due mesi sono misurabili i vantaggi. Se poi l’esposizione continua i vantaggi sono notevolmente maggiori. Si è sempre pensato che i benefici fossero solo per le fasce d’età più piccole, invece abbiamo dimostrato che sono notevoli anche con i ragazzi più grandi esposti quotidianamente alla lettura ad alta voce.

Ci sono libri più consigliati di altri da leggere ad alta voce?
Non c’è una tipologia precisa. L’attenzione è piuttosto rivolta alla “biblio-varietà”, cioè alla varietà di genere, di personaggi, di contesti nelle storie. Si tende a partire da storie vicine all’esperienza del singolo, al suo vissuto, per poi cercare di allontanarsene. Aggiungo che non è vero che esistono libri adatti ad una determinata età. Non dipende infatti dall’età anagrafica ma dall’esposizione precedente, ovvero. “Quali libri ti sono stati letti fino ad ora?” Questa è l’unica politica cha ha un effetto reale sulla promozione della lettura. Molti pensano che i ragazzi in questo modo si impigriscano, invece è proprio il contrario. Uno degli effetti è l’innalzamento dell’abilità di lettura autonoma. Se vengo esposto tramite la lettura ad alta voce a tante storie, troverò sicuramente storie che mi piacciono, per me leggere diventerà più facile e quindi la lettura autonoma sarà favorita. Altre pratiche di promozione alla lettura come la distribuzione dei libri gratuiti o gli incontri con gli autori, si rivelano pratiche “contro-distributive”, cioè favoriscono bambini che già leggono, che partono con un vantaggio socio-culturale. Mentre esponendo l’intera classe alla lettura tutti ne beneficiano, tutti vengono messi in contatto con la lettura e i risultati sono evidenti e misurabili. Quando alla fine noi chiediamo con un test che regalo vorrebbero, se prima del percorso erano, 2 o 3 i bambini che chiedevano un libro, dopo il 90-95% lo mette come regalo desiderato. Lo scopo raggiunto è quindi quello dell’inclusione e dell’equità.

In quest’ottica anche la lettura in famiglia ha la sua importanza nel promuovere la lettura ad alta voce, magari con il classico libro della buona notte letto ogni sera?
Certamente, anzi la lettura in famiglia ha in più anche l’aspetto emotivo, affettivo proprio della modalità con cui avviene. Una ricerca Usa di qualche anno fa ha dimostrato come un bambino sottoposta alla lettura in famiglia di 20 minuti circa al giorno, arriva alla scuola primaria che è stato esposto a un milione e mezzo di parole nuove. Un bambino cui non è mai stato letto nulla, o solo saltuariamente,, è stato esposto a circa 5000 parole. Questa differenza non è soltanto una differenza in termini di amore per la lettura, ma anche di accesso: i bambini cui non è mai stato letto nulla non capiscono le parole della maestra. È stato dimostrato che non saranno in grado di comprendere metà delle parole usate nella scuola primaria, quindi accumuleranno ritardo. Ecco perché è importantissima la lettura in famiglia, anche se l’unico luogo in cui questo può avvenire democraticamente è la scuola. Perché ci sono tante famiglie che per problemi culturali, di tempo o economici, non leggono ai propri figli, mentre l’unico luogo in cui può avvenire per tutti è la scuola.

Prima del progetto “Leggere: Forte!” c’è stato il progetto “Leggimi ancora”. In cosa consisteva e quali risultati ha dato?
Leggimi ancora è un progetto di Giunti scuola arrivato al quarto anno di vita. Abbiamo preso tre città campione, Torino, Modena e Lecce. In queste tre città abbiamo misurato i bambini con una batteria neuropsicologica completa (1 h e mezza in entrata e 1 e mezza in uscita) e li abbiamo divisi per livello di partenza. Poi abbiamo verificato come tutti i 7 livelli in cui li abbiamo suddivisi in partenza avessero ottenuto alla fine un vantaggio dalla lettura quotidiana. Mentre tra i bambini che non leggono ci sono alcuni livelli che non crescono affatto. Tra l’altro abbiamo dimostrato come quelli partiti più indietro avessero acquisito un vantaggio maggiore, in un discorso, come dicevamo prima, di equità.

Umberto Eco diceva: “Chi non legge fin da piccolo, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni…”. Lei cosa aggiungerebbe?
Aggiungerei che oltre ad essere un frase molto vera, la lettura offre tutta una serie di effetti non misurabili, legati all’identità. Non c’è solo il discorso di aver vissuto mille vite oltre alla propria, ma anche il concetto di possibilità: dalle storie e dai personaggi che reagiscono in maniera diversa alle sollecitazioni esterne, intuisco le varie possibilità che ho di agire, di diventare tante cose diverse. Divento più capace di immaginare le possibilità alternative per il mio futuro. Il libro, anzi le storie dentro i libri, aumentano le “possibilità”. Oltre ai vantaggi dimostrati sulla sfera occupazionale: chi legge tanto autonomamente, avrà maggiori probabilità di trovare occupazioni confacenti ai proprio desideri.