Gloria Gaynor in esclusiva: “E alla fine sì, sono sopravvissuta”

INTERVISTA ESCLUSIVA - Gloria Gaynor si racconta: dal recente Grammy, ricevuto poco prima del lockdown, ai diritti delle donne, passando per il suo rapporto con Dio.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

“Never Can Say Goodbye”, “I Am What I Am”, “Reach Out, I’ll Be There”, “Can’t Take My Eyes Off You” e soprattutto “I Will Survive”, il suo più grande successo, premiato all’epoca con un Grammy e che le ha consentito nel 2005 di entrare nella Hall of Fame della musica dance. Questi sono soltanto alcuni dei successi che hanno attraversato una carriera lunga 45 anni, quella di Gloria Gaynor, la regina indiscussa della “Disco Music” e una delle più profonde anime black di tutta la storia della musica.

A 70 anni, la signora Gaynor non ha ancora perso la grinta di un tempo e – nonostante sia entrata da tempo nella leggenda – ha deciso l’anno scorso di mettersi nuovamente in gioco facendo uscire un album dalle profonde sonorità Gospel – “Testimony” – che esprimeva tutto il suo amore per Dio. In molti glielo avevano sconsigliato, dicendole che un album del genere era oggi fuori tempo massimo. Gloria è andata comunque avanti per la sua strada e ciò le ha permesso di vincere un altro Grammy, poche settimane prima del lockdown.

Non era la prima volta che la signora Gaynor faceva di testa sua, avendo imparato questo approcio proprio dal suo più grande successo, “I Will Survive”. Questa canzone infatti, che è un profondo inno al potere delle donne, non era stata inizialmente pensata dall’etichetta come singolo, ma era semplicemente uno dei tanti brani contenuti nel “lato B” dell’album “Substitute” dei Righteous Brothers. Grazie ad alcuni DJ che avevano iniziato a suonare nei club più in voga degli anni ’70 anche quel lato dell’album, il passaparola lo ha fatto diventare in breve tempo il successo planetario che tutti noi conosciamo.

DiLei ha intervistato in esclusiva Gloria Gaynor per parlare del recente Grammy Award, dei diritti delle donne e del suo rapporto con Dio.

Una domanda in altre occasioni banale, ma in questo momento importante: come stai?
Per fortuna sto bene, non mi sento particolarmente annoiata o irrequieta. Ho occupato il mio tempo facendo molte sessioni live su Instagram per incoraggiare e far stare meglio i miei fan e il pubblico in generale. Ho anche realizzato video di performance per diverse organizzazioni benefiche, con lo stesso identico obiettivo. Sto anche scrivendo un libro che spero possa portare ispirazione, speranza e incoraggiamento al mio pubblico, in particolare ai giovani.

Il tuo ultimo lavoro – “Testimony” – può essere considerato un album Gospel. Qual è secondo te il ruolo del Gospel nel 2020?
Credo che il ruolo della musica Gospel sia ora lo stesso di sempre. Ossia di migliorare, ispirare, informare e incoraggiare le persone sui temi dell’amore e della conoscenza, oltre che sulla misericordia, la grazia e la disponibilità di Dio.

Con questo album hai vinto pochi mesi fa un Grammy Award, non il tuo primo: che emozione è stata ritirare di nuovo quel premio?
Devo ammettere che è stato piuttosto esilarante. Riuscire a vincere un Grammy per un progetto che erano anni che volevo realizzare e che – sempre da anni – gli altri mi dicevano che non avrebbe funzionato, è stato molto efficace.

Gloria Gaynor riceve il GRAMMY lo scorso gennaio (Getty Images)


Parlando di diritti delle donne, cos’è cambiato secondo te oggi rispetto agli anni ‘70?

Oggi le donne sono diventate più consapevoli e audaci, stimolate a farsi valere e risolute nell’usare le proprie doti, i propri talenti e le capacità per promuovere le cause che più gli stanno a cuore ed essere più produttive nella nostra società.

A questo proposito, l’avvento dei social ha portato spesso all’imposizione di un’immagine standardizzata. Qual è il tuo rapporto con l’immagine, specialmente con il passare degli anni?
Credo di avere mantenuto una buona immagine negli anni, soprattutto verso il mio pubblico e penso che molte persone abbiano un’idea chiara e precisa di chi sia oggi Gloria Gaynor.

Qual è una figura femminile che ti ha particolarmente ispirata?
Sicuramente Oprah Winfrey mi ha ispirata, dato che sembra aver davvero usato tutte le sue abilità, i suoi talenti e le sue capacità per raggiungere quello che per lei era il massimo livello di capacità e produttività. Inoltre è una donna molto generosa nonostante il suo successo.

Credi in Dio?
Sono una cristiana devota e provo a vivere ogni giorno secondo la sua volontà, la sua parola e i suoi insegnamenti. Non voglio essere prepotente con la mia religione, ma sono sempre disposto a condividere il mio credo.

Qual è la tua paura più grande?
Non ho paure, oggi. So chi è mio padre, cioè Dio e la mia fede in lui allontana ogni paura.

Il futuro – invece – ti spaventa?
Il futuro di questo Paese e quello dell’umanità in generale mi destano sicuramente preoccupazione, perché sembriamo viaggiare quotidianamente sulla strada dell’autodistruzione, costruita sull’egoismo, sull’autoindulgenza e sull’avidità. Ma il mio futuro no, quello non mi spaventa affatto.

Gloria Gaynor a Londra ne 1975 (Getty Images)