Il Dottor Paolo Santanchè, uno dei più importanti chirurghi plastici estetici italiani di fama internazionale, ci spiega quelle che sono le lacune del sistema italiano in fatto di tutela dei pazienti che si sottopongono a interventi estetici. E fa chiarezza su come possiamo proteggere la nostra salute psico-fisica.
Perché in Italia non c’è la volontà di tutelare i pazienti che intendono sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica?
In Italia non c’è più nessuna volontà. Ma in tutti i settori. Le leggi le abbiamo ma non vengono assolutamente fatte rispettare. Benissimo l’operazione dei Nas che settimane fa hanno controllato i centri estetici, multando quelli non in regola, quelli in cui si commettono abusi eseguendo interventi che vanno al di là dei loro limiti professionali. Ma per 100 trovati, ce ne saranno altri 1000.
La legge che manca in Italia è quella che impone l’obbligo della specializzazione in chirurgia plastica, perché ora chiunque abbia una laurea in medicina può occuparsi di chirurgia estetica. È evidente però che la chirurgia estetica necessita di conoscenze specifiche e approfondite, per cui non ci si può improvvisare chirurghi estetici, con la semplice laurea in medicina. In chirurgia, anche quella estetica, non c’è nulla di semplice.
Così, sul web si trovano molti siti irregolari, dove c’è chi si definisce chirurgo plastico o chirurgo estetico ma in realtà non lo è, vengono esposti titoli acquisiti all’estero che però non sono riconosciuti in Italia. D’altro canto, c’è chi si affida all’estetista per fare le punture di filler che per altro si trovano anche in farmacia.
Come risolvere questa situazione?
La questione è complessa, perché parte del problema appartiene anche al paziente. Molti vogliono risparmiare e per farlo si rivolgono a persone incompetenti, perché ovvio che lo specialista costa, perché l’esperienza costa denaro, fatica, impegno, sacrificio. È una situazione stravagante, perché se uno ha un problema al cuore ad esempio non si affida al primo che capita, ma cerca uno specialista competente. Invece, la chirurgia estetica viene sottovalutata. Potremmo parlare di un mal costume diffuso anche tra i pazienti che non si rendono conto delle competenze e dell’impegno necessario per eseguire un intervento estetico. È evidente che la professionalità costa, pensiamo ai dentisti. Quando pubblicizzano interventi a prezzi stracciati, bisogna diffidare, perché evidentemente viene meno qualcosa e di solito è in termini di qualità e sicurezza. Ci si mette a rischio, quando ci si affida a chi non è uno specialista. In questo senso, c’è una sorta di complicità da parte del paziente, come quando si fa un incauto acquisto, si diventa complici di reati. Anche le punture di filler e botulino non sono facili da fare, se somministrate adeguatamente. Certo, in questi casi non si rischia la vita, ma si può ottenere un risultato pessimo. Senza contare che per riparare ai danni causati da un intervento estetico realizzato da un non specialista, costa molto di più che affidarsi fin da subito a uno specialista vero. Poi c’è un’altra componente da considerare. Se anche non viene messa in pericolo la salute fisica, si può compromettere quella psichica. Il danno estetico può incidere profondamente sulla vita psichica. Per verificare i dati di un medico è sufficiente consultare il sito FNOMCeO. Lì troverete tutti dati, anno di laurea ed eventuali specializzazioni.
Come tutelarsi allora?
È da anni che cerco di educare i pazienti, perché se nessuno li tutela, si devono tutelare da soli. Per cui, la prima cosa che consiglio è di consultare il sito FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri dove si possono verificare i titoli, laurea e specializzazioni dei medici che esercitano in Italia. L’iscrizione a questo sito è obbligatoria. Poi c’è la SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Estetica, dove sono iscritti gli specialisti in chirurgia plastica di comprovata serietà. Ci si può rivolgere anche all’AICPE, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica dove sono iscritti non solo specialisti di chirurgia plastica, ma si trovano anche medici specialisti in altri settori che però hanno sempre esercitato nell’ambito della chirurgia estetica dimostrando di avere una seria e adeguata preparazione in questo campo. Generalmente, un chirurgo plastico è iscritto almeno a una di queste due associazioni. Se non c’è, allora meglio diffidare.
Un’altra cosa importante è il rapporto col medico. Da un lato il paziente deve far capire quello che è il suo problema, dall’altro il medico deve comprendere bene le richieste del paziente, le sue aspettative e valutare i risultati ottenibili, anche perché molto spesso il paziente non ha ben chiaro cosa significhi sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. Ribadisco che la chirurgia estetica è complessa, non è come andare dall’estetista.
Gli altri Paesi europei si trovano nella stessa situazione dell’Italia?
In Francia e Spagna c’è forse un pochino più di serietà. In Romania ad esempio la specializzazione è obbligatoria. In Italia invece mancando l’obbligatorietà si trovano medici specializzati in discipline mediche ma non chirurgiche, come cardiologia o dermatologia, che si occupano di chirurgia estetica. Il problema è che in sala operatoria non ci si può improvvisare.
Ma le condizioni sono peggiorate con la pandemia?
Non è quello. È proprio il mal costume diffuso e generalizzato che nel campo della chirurgia estetica si manifesta con una certa gravità.
Qualche tempo fa Papa Francesco ha criticato la chirurgia estetica collegandola al mito dell’eterna giovinezza: cosa ne pensa?
È un intervento che non coglie il problema, perché chi ricorre alla chirurgia estetica lo fa non semplicemente per inseguire il mito dell’eterna giovinezza, ma perché spesso ha un problema con la propria immagine. Per quanto riguarda la chirurgia del ringiovanimento, è legata molto al fatto sociale per cui chi è maturo in questa generazione è molto più giovane dei suoi genitori alla stessa età. A 40 anni oggi una donna è ancora una ragazzina, nel pieno delle sue attività. Per questo spesso guardandosi allo specchio vede una faccia che non corrisponde a come si sente davvero. Da qui il ricorso alla chirurgia, per riequilibrare il proprio modo d’essere, per riequilibrare la propria immagine rispetto a come ci si sente.
Poi ci sono altri motivi, come quello legato a un complesso. Si parla di complesso quando tendiamo a paragonarci con gli altri solo sotto a un preciso dettaglio. Per esempio, il complesso del naso o del seno piccolo, sono situazioni che creano inadeguatezza. Con la chirurgia estetica si possono risolvere queste difficoltà in breve tempo, molto più in fretta che con una terapia improntata alla accettazione di quello che appunto il paziente percepisce come un problema. Naturalmente, tutte le cose vanno fatte col buon senso, chirurgia estetica compresa.
Oggi si parla molto di body shaming e di accettazione del proprio corpo, la chirurgia estetica può aiutare in questo senso?
Delle critiche bisogna anche un po’ fregarsene. Gli altri non necessariamente fanno una critica per il nostro bene. Un intervento di chirurgia estetica va fatto per se stesso, non per gli altri. Ci deve essere armonia tra come uno si vede e come uno si sente. Il motivo che porta alla chirurgia estetica deve sempre essere intimo.