Sono forti e coraggiose e come tante altre donne nel mondo combattono ogni giorno contro gli stereotipi e le discriminazioni, oltre che per la conservazione dell’ambiente in cui vivono. Se tipicamente l’attività anti-bracconaggio viene condotta da ranger uomini armati di fucili, in una zona del Sudafrica esiste un’eccezione tutta al femminile.
Ci troviamo nella Riserva naturale di Olifants West, nel Parco nazionale Greater Kruger. Qui, in un’area di circa 200 km quadrati, è operativo un gruppo speciale di donne impegnate nella salvaguardia della fauna selvatica che popola il territorio: le Black Mambas.
Il loro contributo è fondamentale contro il bracconaggio, ma non solo. Sì, perché loro rappresentano anche un simbolo di rivincita, di indipendenza femminile, di impegno sociale, che per tutti noi rimane impresso nella memoria come un insegnamento di civiltà e amore per l’ambiente.
Le Black Mambas contro il bracconaggio
Sono quasi 40 e hanno in comune grinta e coraggio: sono le donne che fanno parte del gruppo Black Mamba Anti–Poaching Unit, la prima unità anti-bracconaggio totalmente al femminile.
Nata nel 2013, l’organizzazione no-profit sudafricana che prende il nome dal velenoso serpente mortale, in pochi anni ha raggiunto un’importanza fondamentale per la salvaguardia della fauna selvatica che popola questi luoghi tanto affascinanti.
Le giovani ranger del gruppo sono impegnate costantemente nella ricerca e rimozione delle trappole per gli animali, nell’analisi delle tracce di attività illecite lasciate dagli uomini e nell’attività di sensibilizzazione nelle scuole territoriali, riuscendo in pochi anni a ridurre drasticamente, fino al 76%, le occasioni di cattura e bracconaggio della fauna selvatica del parco.
In Africa, la terra dei “big five” (leone, leopardo, rinoceronte, elefante africano e bufalo africano), le attività illegali a danno degli animali non hanno mai fine, anzi, continuano ad aumentare. Ciò che incentiva l’attività illegale del bracconaggio è la povertà dei luoghi in cui viene esercitata: per guadagnarsi da vivere, molti abitanti cacciano gli animali per ricavarne, tra i vari, corna, avorio e pelli, da rivendere nel mercato illegale. Ed è in questo contesto che le Black Mambas ricoprono un ruolo fondamentale, rischiando quotidianamente la loro vita per contribuire alla riduzione e all’eliminazione del bracconaggio.
Ma il loro coraggio va oltre, perché le Black Mambas hanno scelto di non utilizzare le armi. Con sé, al posto di fucili e pistole, portano spray urticante al peperoncino per difendersi e manette per la cattura dei bracconieri. Non sono armate, quindi, ma compensano questa “mancanza” con le loro abilità fisiche e strategiche e la loro capacità di collaborare. Queste donne coraggiose sono molto preparate fisicamente, con intensi allenamenti e formazioni specifiche per apprendere le migliori tecniche di sopravvivenza (anche nei casi più estremi, senza cibo e acqua). Inoltre, rimangono costantemente in contatto con la base di controllo in modo tale da poter richiedere prontamente rinforzi in caso di difficoltà e pericolo.
La lotta alle discriminazioni per un futuro migliore
Tipicamente, l’attività anti-bracconaggio è sempre stata appannaggio degli uomini, armati e pronti a catturare coloro che tentano di cacciare gli animali. Ma le Black Mambas sono quell’eccezione che ci insegna quanto sia importante il coraggio di cambiare, intraprendere nuove strade per affrontare gli stereotipi e per rendersi indipendenti.
Nelle comunità che vivono le terre sudafricane, spesso le donne hanno poche o nulle opportunità di lavoro. Per questo motivo, entrare a far parte delle Black Mambas è diventata per loro un’importante occasione di emancipazione, di rafforzamento del loro ruolo sociale lungo la strada verso l’ottenimento dell’indipendenza economica.
Le donne possono essere anche forti, coraggiose, indipendenti e professionali: le Black Mambas ce lo dimostrano ogni giorno con il loro bellissimo esempio.