Il concetto di neurodesign è sempre più diffuso. Negli ultimi anni, le nostre case sono cambiate: lo abbiamo visto sotto diversi aspetti, considerando che sono persino più tecnologiche, con la possibilità di accendere o spegnere le luci semplicemente battendo le mani o parlando con l’assistente vocale. La casa si è evoluta insieme a noi, alle nostre esigenze, sin dall’alba dei tempi: se prima offriva rifugio e riparo dagli agenti atmosferici e dai predatori, oggi è porto sicuro e rispecchia i nostri bisogni tech. Scopriamo cos’è il neurodesign e come sfruttare i suoi principi per progettare casa.
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Cos’è il neurodesign?
La prima cosa da sapere è che questo è un campo relativamente “recente”. Abbiamo spesso parlato dei colori e di come possono influenzare il nostro umore: basti pensare al giallo, il colore del sole, che riesce a trasmetterci un profondo senso di gioia (e il True Joy è il colore del 2025 per arredare casa). Vale lo stesso per i materiali: com’è il legno? Lo definiamo rustico, lo associamo alle case di campagna, alle abitazioni delle nostre nonne: emana calore, tra tradizione e innovazione, grazie alle tecniche lavorative attuali.
Tra i pionieri del neurodesign troviamo John Medina, biologo molecolare e autore del libro Brain Rules. Questo campo è emerso durante i primi anni del 2000: allo sviluppo, ha contribuito anche Donald A. Norman, che invece ha coniato il concetto di “design incentrato sull’utente”.
Arriviamo, dunque, a due elementi essenziali del neurodesign e della neuroarchitettura: colori e materiali. Che possiamo scegliere proprio con lo scopo di evocare sensazioni ed emozioni persino nei nostri interni. Lo scopo è nobile, ma soprattutto personale: infonderci un profondo senso di benessere, se non di piacere stesso. Mediante uno studio preciso, è possibile creare non solo la casa dei nostri sogni, ma un’abitazione in grado di… generare felicità!
Il benessere emotivo è connesso allo spazio, in questo caso: abbiamo menzionato prima il legno, ma vale lo stesso per le tonalità ispirate alla terra, o ancora al verde (non è un caso, infatti, se lo stile Giungla Urbana è sempre più scelto per arredare casa). Il neurodesign si serve di una serie di fattori che vengono innescati dal nostro cervello sfruttando in modo molto saggio la simmetria, la semplicità, l’organico e il naturale, la novità ma con un tocco di tradizione. Perché, alla base di tutto, c’è il nostro sistema nervoso. Che, tra le altre cose, ha un compito: farci sentire al sicuro. Non si concentra solo su quello che accade dentro di noi, ma anche all’esterno, percependo eventuali minacce. E la casa non deve esserlo. Anzi, può essere la casa stessa a farci sentire al sicuro.
Come usare il neurodesign in casa?
Partendo dall’assunto che il neurodesign serve a creare uno spazio safe nella propria abitazione, siamo noi gli artefici di tutto: sono tante le strategie per progettare la casa sfruttandolo, ma bisogna sempre tenere conto delle proprie preferenze e, sì, persino delle esperienze personali. Questa disciplina, alla fine, applica alcune delle intuizioni delle neuroscienze e della psicologia con l’obiettivo di creare un design efficace, ma anche su misura.
Un aspetto chiave del neurodesign è dare un senso di coerenza alla propria casa: lo spazio deve risultare accattivante, ben strutturato, ma anche riorganizzato sulla base dei propri bisogni. I mobili, per esempio, non devono limitarsi ad essere belli e funzionali, ma devono dare vita a un ambiente armonioso in grado di stimolare i nostri sensi. Non a caso tra gli elementi portanti troviamo quelli naturali: un ambiente green ha tanti pregi, a partire dall’impatto positivo sul benessere generale. Piante, materiali naturali come legno e pietra, illuminazione naturale. Da non dimenticare, però, la psicologia del colore, di cui parleremo, inn questa intersezione tra neuroscienza e design.
Il colore è l’elemento chiave del neurodesign
Questa tecnica consiste, dunque, nella possibilità di realizzare un ambiente safe: un posto in cui il sistema nervoso non avverte segnali negativi. Siamo nel campo tra la scienza e l’estetica, e il colore è predominante in tal senso, dal momento in cui il nostro cervello elabora le informazioni e risponde agli stimoli in modo diverso. Nessuno di noi è uguale, del resto. Tutto ciò è possibile perché il colore, di base, ha un impatto piuttosto profondo sulle nostre emozioni e sul nostro umore stesso. Pensiamo ai colori speziati: cannella, curcuma, zafferano, paprika. Sono tonalità in grado di risvegliarci dal torpore e di farci entrare in sintonia con l’ambiente circostante.
Sappiamo che, per esempio, la sfumatura del blu e del verde hanno un effetto calmante, mentre, invece, come per l’esempio che abbiamo fatto prima, i toni caldi sono per definizione energizzanti. Ecco perché il neurodesign ci consiglia di prestare così tanta attenzione alle emozioni e alle sensazioni che vogliamo evocare e suscitare in ogni stanza.
Illuminazione e percezione
Sono molteplici i principi del neurodesign e non si fermano esclusivamente ai colori o al lato sostenibile: anche forme e funzioni necessitano di attenzioni (l’ambiente deve risultare sì accattivante, ma non deve perdere la sua funzione principale, che è quella della praticità). Anche la stessa illuminazione ha un impatto importante su come le persone percepiscono lo spazio, influenzando l’umore, la produttività e il ciclo del sonno stesso. Quindi, ogni ambiente andrebbe progettato tenendo conto della funzione principale e successivamente scegliendo i fattori consequenziali: colore, illuminazione, texture, forme, stimoli. Se pensiamo a un’atmosfera rilassante, non propendiamo per tonalità strong: cerchiamo colori tenui, che ci trasmettono un profondo senso di pace. Tutto risiede in una chiave: nel modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni.
Materiali naturali
Dovremmo ammorbidire gli spigoli. Puntare su vibrazioni naturali. Un ritorno alle origini, al passato. In modo intrinseco, noi ricordiamo ancora oggi il nostro rapporto con la natura, con la terra. Non lo abbiamo dimenticato. Ecco perché il neurodesign punta molto sull’aspetto naturale: un’atmosfera rilassante e accogliente può essere ricreata a partire dal legno, dalla pietra, dalle piante. Non è solo un tocco green, ma è un modo per connettersi alla parte più primitiva di noi. Quando apriamo la porta d’ingresso, il nostro cervello elabora rapidamente un’informazione: uno spazio sicuro, casa nostra.