Il magnifico giardino del Palladio a Villa Emo

Passeggiare tra le geometrie verdi di Villa Emo è come entrare in un dipinto rinascimentale, dove la natura esalta la grandiosità dell’architettura

Foto di Francesca Secci

Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Pubblicato: 17 Febbraio 2025 20:53

Villa Emo non è solo un’icona del Rinascimento italiano, ma un simbolo di eleganza senza tempo, dove il genio di Andrea Palladio si esprime con una sintesi perfetta tra architettura e natura. Il giardino che avvolge la villa non è un semplice ornamento, ma un palcoscenico verde che racconta secoli di storia e mutamenti stilistici. Qui, ogni prospettiva è studiata per incorniciare la dimora come un’opera d’arte, facendo della natura stessa una componente essenziale del linguaggio palladiano.

Dalle rigorose geometrie cinquecentesche immortalate nelle mappe più antiche alle trasformazioni romantiche dell’Ottocento, il giardino di Villa Emo ha attraversato epoche senza mai perdere la sua identità. È un luogo che parla la lingua dell’armonia, dove ogni siepe, ogni viale e ogni prospettiva racconta una storia di bellezza e misura. La natura qui non è sfondo, ma protagonista di una sinfonia visiva che incanta e seduce.

Il giardino palladiano: un’opera senza tempo

Il giardino di Villa Emo, che per certi aspetti ricorda quella del Trissino, non è solo un insieme di piante e sentieri, ma un manifesto di stile e filosofia. Qui, la natura diventa arte, un’estensione vivente dell’armonia palladiana che ha reso celebre questa dimora. Sebbene Andrea Palladio non abbia lasciato una descrizione dettagliata del suo impianto originario, i riferimenti nel suo trattato “I Quattro Libri dell’Architettura” lasciano intuire come il paesaggio fosse pensato come una cornice perfetta alla struttura architettonica.

Nei secoli successivi, il giardino ha subito trasformazioni che lo hanno reso un luogo di straordinaria bellezza. Nel XVII secolo, la mappa di Antonio Calligaris attesta la presenza di eleganti viali alberati che disegnano un perfetto dialogo tra la villa e il territorio circostante, rispettando le antiche geometrie romane. Con il XVIII secolo, il giardino si arricchisce di frutteti e orti, combinando estetica e utilità con il fascino dei giardini nobiliari dell’epoca.

Il XIX secolo segna un nuovo capitolo: l’architetto Antonio Caregaro Negrin introduce elementi paesaggistici dal gusto romantico, con sinuosi sentieri, giochi d’acqua e una vegetazione più libera, in netto contrasto con la rigorosa impostazione rinascimentale. Non tutto il progetto venne realizzato, ma l’impronta di questa trasformazione è ancora visibile nel fascino senza tempo del giardino di Villa Emo, un luogo dove storia, natura e architettura si fondono in una perfezione assoluta.

Un capolavoro palladiano nel cuore del Veneto

Ci sono luoghi in cui il tempo sembra sospeso, dove l’architettura e la natura si intrecciano in un equilibrio perfetto, raccontando una storia di raffinatezza e ingegno. Villa Emo è uno di questi. Situata tra le dolci campagne venete, questa residenza straordinaria è una delle massime espressioni del genio di Andrea Palladio. Il suo rigore classico incontra la poesia di un giardino che muta con le stagioni, regalando scorci da cartolina e atmosfere di pura magia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, la villa incarna l’ideale rinascimentale della bellezza armoniosa, dove ogni dettaglio è pensato per esaltare la magnificenza del paesaggio circostante.

Il giardino e il borgo: un equilibrio perfetto

Varcare i cancelli di Villa Emo significa entrare in una dimensione dove il tempo scivola via con la grazia di un’antica melodia. Il giardino, con i suoi sentieri di ghiaia che si snodano tra alberi secolari e sculture dal fascino eterno, è un prolungamento della villa stessa, una celebrazione dell’equilibrio perfetto tra architettura e natura. Qui, il verde non è un semplice sfondo, ma un’opera d’arte viva, un palcoscenico dove la luce filtra tra le fronde creando giochi d’ombra e riflessi dorati.

Dal viale d’accesso, lo sguardo si perde nella vastità della tenuta, mentre l’antico borgo, ancora perfettamente conservato, aggiunge un tocco di autenticità a questo quadro senza tempo. Passeggiare lungo queste stradine significa respirare la storia, lasciarsi avvolgere dall’eleganza di un’epoca in cui il bello era una necessità imprescindibile.

Un giardino tra XX e XXI secolo

Le trasformazioni che hanno attraversato il giardino di Villa Emo nel Novecento ne hanno preservato il fascino, senza mai intaccarne l’anima. Negli anni Venti, statue provenienti dalla Villa Contarini-Venier di Vò Euganeo sono state disposte lungo il viale d’accesso, creando un dialogo visivo con gli affreschi interni, quasi come se le storie dipinte sulle pareti della villa prendessero vita all’esterno.

Col tempo, alcune aree hanno subito una semplificazione estetica, con un passaggio dalle aiuole geometriche a distese erbose più ampie, lasciando spazio a un’eleganza essenziale. Oggi, il parco continua a essere un perfetto incontro tra funzione decorativa e utilità agricola, testimone della stratificazione storica che ha reso Villa Emo un simbolo senza tempo di grazia e raffinatezza.

Le origini di una dimora nobiliare

Edificata tra il 1556 e il 1559 su incarico di Leonardo Emo, la villa è citata dallo stesso Palladio nei suoi “Quattro Libri dell’Architettura” come esempio di equilibrio tra estetica e funzionalità. Situata ai piedi delle Prealpi feltrine, la proprietà segue ancora oggi la geometria della centuriazione romana, con assi ortogonali che strutturano gli spazi interni ed esterni in perfetta simmetria. Il complesso rimase di proprietà della famiglia Emo fino al 2004, testimoniando secoli di storia e tradizione veneta.

Una vista senza eguali dal salone centrale

Dal cuore della villa, il grande salone permette di ammirare l’ampiezza del paesaggio circostante. Un passaggio decorato con motivi floreali e fruttati introduce alla loggia, offrendo una transizione fluida tra gli interni affrescati e il panorama esterno. La struttura architettonica, con la sua perfetta fusione tra volumi e spazi aperti, riflette il pensiero palladiano nella sua massima espressione.

Le barchesse: tra estetica e funzionalità

Elemento distintivo della villa sono le due barchesse, caratterizzate da una successione di archi che conferisce leggerezza alla struttura. Un tempo utilizzate per scopi agricoli e di stoccaggio, queste ali laterali si integrano perfettamente nell’insieme architettonico, sottolineando il connubio tra vita nobiliare e gestione della tenuta. Le statue mitologiche, introdotte negli anni Venti del Novecento, arricchiscono l’atmosfera con un rimando alla classicità.

Gli affreschi di Giovanni Battista Zelotti

Realizzato nel 1565, il ciclo pittorico che impreziosisce gli interni porta la firma di Giovanni Battista Zelotti, artista vicino a Paolo Veronese. I soggetti rappresentati spaziano dalle “Metamorfosi” di Ovidio a episodi della storia romana, con un filo conduttore che esalta la virtù e il dominio delle passioni. Ogni sala è un racconto per immagini, dove mitologia e allegoria si intrecciano con la narrazione della vita nobiliare del tempo.