Riscaldare la casa nel periodo invernale è il nostro obiettivo principale, ma con i costi in aumento a volte cerchiamo una soluzione alternativa per il riscaldamento, come l’uso di camini e di stufe. Ma cosa dice la normativa per l’inverno 2025-2026? Prima di tutto non vige un divieto di accensione di stufe e camini: in alcune regioni le normative sono più “stringenti” sul modello. Si parla di sostenibilità, evitando di superare l’immissione di CO₂. Ecco quali sono le regioni interessate dalle normative.
Indice
Stufe e camini, inverno 2025-2026: le normative delle regioni
Negli ultimi mesi si è diffusa una fake news in merito al riscaldamento a legna in Italia: soprattutto in montagna, questa è una forma di riscaldamento estremamente diffusa, senza considerare che è una concreta alternativa per molte persone. Anzitutto è importante sapere che non c’è un divieto di accensione: ciò che è stato messo in discussione è relativo agli impianti ormai obsoleti e inquinanti, quindi stufe e camini non più moderni, che non rispecchiano i criteri di sostenibilità odierni.
Le normative cambiano in base alle regioni e toccano principalmente il Nord Italia, tra cui Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Il divieto di uso è legato ai generatori a biomassa con classe emissiva 1 o 2 stelle, in presenza di un impianto di riscaldamento alternativo. C’è anche un altro obbligo, ovvero il rispetto della normativa tecnica UNI 10683 per l’installazione e la sicurezza, ed è specifico per gli impianti fino a 35kW.
Piemonte
Dal 2018 il Piemonte ha introdotto un pacchetto di misure per contenere l’inquinamento atmosferico legato al riscaldamento domestico. Le norme regionali vietano di installare nuovi generatori alimentati a biomassa legnosa se non rispettano determinati requisiti di efficienza energetica (potenza inferiore a 35kW, classe di prestazione inferiore a 3 o 4 stelle). Chi ha già un impianto più vecchio può continuare a usarlo, ma non è possibile montarne di nuovi se non raggiungono questi standard. Lo scopo è di privilegiare tecnologie meno impattanti per l’ambiente.
Lombardia
Non è stata da meno la Lombardia, dove in effetti i cittadini sono invitati a rispettare le normative più severe in assoluto per l’uso di stufe e camini. Qui è necessario osservare regole precise per ridurre le emissioni inquinanti, aspetto che tocca in particolar modo le aree dove la qualità dell’aria è oltre la soglia “critica”. Le multe per chi non rispetta le disposizioni possono arrivare fino a 5mila euro, quindi meglio informarsi bene prima di accendere un impianto obsoleto.
La normativa regionale punta a limitare l’uso di generatori che non rispettano gli standard ambientali più recenti, in particolare quelli con classi emissive basse. Ci sono state tuttavia delle deroghe, come è accaduto nella zona di Brescia, dove fino a metà ottobre è stato possibile utilizzare stufe a pellet e a legna di potenza ridotta.
Veneto
Sempre in Veneto troviamo misure simili per contenere le emissioni inquinanti legate al riscaldamento domestico. Qui è stato limitato l’utilizzo di stufe e camini che appartengono alle classi emissive più basse, quindi quelle meno performanti dal punto di vista ambientale (inferiori a 2 e 3 stelle).
Dal 2019 è stato introdotto un divieto importante: non si possono più installare nuovi generatori di calore che non raggiungano almeno la classe quattro stelle. Se qualcuno sceglie di rinnovare il proprio impianto deve per forza valutare modelli più moderni e meno inquinanti.
Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna troviamo il Piano Aria Integrato Regionale, un insieme di norme che hanno sempre lo stesso obiettivo, ovvero quello di migliorare la qualità dell’aria. Anche qui le restrizioni toccano gli impianti di riscaldamento domestico a biomassa, in particolare camini e stufe alimentati a legna o pellet. Il divieto riguarda gli apparecchi con classe emissiva più bassa, quindi quelli di 1 e 2 stelle, che sono considerati troppo inquinanti rispetto agli standard attuali. Il piano è parte di una strategia più ampia per affrontare il problema della qualità dell’aria, particolarmente critico nella Pianura Padana.
Le altre regioni
Come abbiamo visto, alcune delle normative più stringenti sono state proposte dalle regioni del Nord Italia. Ma la questione è ben più ampia. Per esempio, a settembre del 2025 è stata emessa una ordinanza da Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, per ridurre l’inquinamento nel capoluogo campano. Dal 1° ottobre fino al 31 dicembre 2025, sono stati imposti divieti e obblighi per controllare la soglia di PM10 (materiale particolato).
Tra i divieti principali c’è quello di qualsiasi combustione all’aperto, anche per le attività che normalmente godrebbero di deroghe previste dalla normativa ambientale nazionale. Non si possono usare stufe e caminetti a legna con classe di prestazione emissiva inferiore alle 4 stelle, quindi gli impianti più vecchi e inquinanti restano fermi. Anche il traffico è stato toccato dalle misure: è vietato sostare con il motore acceso, una regola che punta a ridurre le emissioni inutili. Per verificare il rispetto di queste disposizioni, il Comune ha deciso di intensificare i controlli sul territorio, con sanzioni per chi non si adegua.
Non è stata da meno la Toscana, che dal 1° novembre 2025 al 31 marzo 2026, periodo definito critico per la qualità dell’aria, ha scelto di frenare l’uso di caminetti aperti e generatori di calore alimentati a biomassa legnosa con classe di prestazione inferiore a 3 stelle in diversi comuni, come nell’aria della Piana Lucchese. Il divieto tocca Lucca, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole e altri comuni vicini.
Queste misure si sono rese necessarie perché il tema della qualità dell’aria tocca tutti noi, e nelle regioni dove l’inquinamento rappresenta un problema serio c’è la necessità di adottare delle misure più restrittive. Le normative servono per ridurre le emissioni di polveri sottili, in particolare PM10 e PM2.5, che da anni superano i limiti nelle aree più critiche del nostro Paese. A tal proposito è stato sottoscritto l’Accordo di Bacino Padano nel 2017 da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte: un passo importante in questa direzione. Così le quattro regioni hanno scelto di muoversi insieme, con una sorta di coordinamento per le politiche relative all’uso degli impianti di riscaldamento a biomassa più inquinanti. Lo scopo finale è di incentivare un ricambio graduale verso tecnologie più moderne, che però sono state strutturate per limitare i danni ambientali.