Ema Stokholma ha alle spalle un passato difficile: un’infanzia segnata dal dolore per una madre che la picchiava. Ancora una volta, la conduttrice radiofonica torna a raccontare la sua storia in tv, questa volta ospite di Caterina Balivo a Vieni da Me.
Già in passato, Ema Stokholma aveva rivelato qualche dettaglio della sua vita da bambina e adolescente, parlando della sua sofferenza anche nel libro verità Per il mio bene, dove racconta la sua drammatica storia. Oggi, ai microfoni di Vieni da Me, la deejay torna ad aprire il suo cuore al pubblico, svelando qualcosa in più sul suo passato così difficile. A partire dal momento della sua nascita, quando è rimasta sola con sua madre: “Mio padre sparisce quando nasco io, mio fratello aveva 3 anni”.
Per i due bambini, l’unico punto di riferimento è stato la mamma: “Lei è scappata di casa a 18 anni, quindi non ho mai conosciuto nonni, cugini, zii. Il nucleo familiare eravamo io, mio fratello e mia madre”. Ema, però, non ha mai goduto del calore materno di un semplice abbraccio o di un complimento. Piuttosto, tutta la sua infanzia è stata costellata di dolore, percosse e violenze psicologiche: “A mia madre dava fastidio anche il mio respiro, la voce, il disegno che avevo fatto” – ha svelato la conduttrice radiofonica.
Probabilmente, ha ammesso la Stokholma, sua madre era malata: “Credo che lei non stesse bene. Non c’è stato alcun aiuto, alcuna diagnosi, ma credo avesse diversi problemi mentali”. Ema e suo fratello hanno sempre subito violenze: “Io la odiavo profondamente. Non ho mai provato amore nei suoi confronti, non ricordo un abbraccio, una carezza”. Il momento della liberazione, per lei, è arrivato a 15 anni: a quell’età è riuscita a scappare di casa, dopo vari tentativi falliti, ed è arrivata in Italia.
“Sono andata da mio padre che mi ha accolta in casa” – ha svelato Ema, intervistata da Caterina Balivo – “Lui è una brava persona, sì, ma ha la sua grossa parte di colpa. Ha lasciato sola mia madre, me e mio fratello”. La deejay è stata in analisi per molti anni, riuscendo così a superare la sua infanzia travagliata. Ma sa bene che per tanti bambini non c’è una seconda possibilità. Anche per questo motivo, la Stokholma ha deciso di scrivere il suo libro.
“Ho sentito la necessità di farlo quando ho sentito in tv di Giuseppe, un bambino morto a casa per le botte del patrigno. Anche nel mio caso nessuno si è mai accorto di nulla, nessuno ha mai fatto qualcosa. Ho scritto il libro per aiutare altri bambini in queste condizioni e anche i genitori. Mia madre era da aiutare, magari sarebbe stata una brava mamma” – ha concluso Ema Stokholma.
Oggi si è lasciata alle spalle una grande sofferenza, e ha trovato il suo spazio nel mondo dello spettacolo (sia come presentatrice al PrimaFestival che come conduttrice radiofonica, al Concerto del Primo Maggio). Ma non dimenticherà mai quello che ha fatto sua madre: “Il perdono non è obbligatorio, l’ho capita, l’ho accettata ma non perdonata”.