Ermal Meta: “La gentilezza di due sconosciuti mi salvò la vita”

“Due atti di gentilezza salvarono quattro vite. Tra quelle vite c’era anche la mia.” Il toccante monologo alle Iene del cantautore albanese

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Siate gentili. Potreste salvare qualcuno” si conclude così il toccante monologo di Ermal Meta alle Iene, in cui ha raccontato come l’umanità e la gentilezza inaspettata di due sconosciuti abbia salvato la sua vita e quella della sua famiglia, permettendo loro di lasciare l’Albania e arrivare in Italia.

Il cantautore, classe 1981, nato a Fier, all’età di 13 anni si è trasferito con la madre, il fratello e la sorella a Bari, troncando ogni rapporto con il padre, da lui definito violento. E proprio l’arrivo in Italia ha coinciso con la sua rinascita e l’inizio della sua carriera, e fortuna, musicale.

Quella donna non si fidava di nessuno. Un giorno, per strada, uno sconosciuto la avvicina e le dice che ha sentito delle cose, cose orribili che stanno per succederle. Lei si spaventa, ma gli crede. Del resto ad una donna senza marito a quei tempi poteva accadere di tutto. Lo sconosciuto le consiglia di andare via, ma lei non sa come fare. Lui si offre di pagare di tasca sua un passaporto straniero, tedesco. Non vuole niente in cambio. Le chiede solo delle fototessere. Quando lei gli domanda perché la sta aiutando, lui le risponde che non lo fa solo per lei, ma anche per i suoi figli. Andare alla polizia è inutile e lo sa fin troppo bene

Il giorno seguente la donna scatta delle foto e gliele porta. Lui va da un falsario e una settimana dopo il passaporto è pronto. Lo sconosciuto le augura buona fortuna. Non si vedranno più. La donna lascia i figli con sua madre e va a prendere il traghetto che spera possa condurla verso una vita sconosciuta, ma gentile, come quell’uomo. Passa i controlli della polizia albanese senza difficoltà e così, intorno alle 7.00 della mattina seguente la nave su cui si trova entra nel porto di Brindisi.

Prima dello sbarco, ogni passaporto viene controllato meticolosamente. Un ufficiale afferra quello della donna e le lancia un’occhiata prima di sparire dietro una porta. Sembra aver già capito. Torna indietro dopo un po’ e la chiama in disparte. “Questo passaporto è falso, lo sa vero?” le dice a bassa voce. “Sì, lo so”, ammette lei. “Non posso farla passare, devo rimandarla indietro”

La donna piange cercando di non farsi vedere dagli altri. Poi dalla borsa, tira fuori una fotografia e gliela mette davanti. “Questi sono i miei tre figli. Se torno indietro non ci sarà un futuro per loro.” gli dice. Lui indugia ancora, scrutandola, mentre la donna prega. Di colpo lui apre il passaporto e lo timbra prima di ridarglielo. È libera di andare. Lei vorrebbe abbracciarlo, ma non può. “Vada via, e buona fortuna!” le dice l’ufficiale indicandole la porta verso il suo futuro incerto, ma tutto da scrivere. Non si vedranno più. Due atti di gentilezza salvarono quattro vite. Tra quelle vite c’era anche la mia. Siate gentili. Potreste salvare qualcuno.