Lutto nel mondo dello sport: ci ha lasciati a 89 anni la signora del tennis azzurro, Lea Pericoli. Ha fatto dello sport la sua vita: è stata prima protagonista in campo, a lungo numero uno in Italia italiana, per 14 anni, dal 1959 al 1976. Ed è suo il record assoluto di titoli italiani: 27 complessivamente tra singolare, doppio e doppio misto. Poi è diventata una delle prime donne a raccontare il tennis sui giornali e in tv, dopo averlo giocato ai massimi livelli.
La sua vita è stata però segnata anche dalla lotta contro il cancro: un carcinoma all’utero nel 1973 e un tumore al seno nel 2012. Questi eventi la portarono a diventare la prima donna testimonial nella lotta ai tumori.
Lea Pericoli, una vita dedicata allo sport e l’amore per Tito Fontana
Se n’è andata Lea Pericoli, la “Signora del tennis italiano”. Nata nel 1935 a Milano, ha trascorso la sua infanzia in ad Addis Adeba, dove il padre lavorava come imprenditore. Fu proprio lui a regalarle la prima racchetta facendo sbocciare un amore che sarebbe diventato poi una grande carriera.
La sua storia d’amore con il tennis continuò in Kenya, dove venne mandata a studiare dalla famiglia, e poi in giro per il mondo. A 17 anni, mentre era in vacanza in Versiglia dove insegnava il padre di Paolo Bertolucci, capì che quella passione poteva diventare qualcosa di più, tanto da scegliere il tennis come carriera. “Chi cerca diventare un campione combatte una guerra continua: è uno sport molto educativo che mi ha insegnato molto”, aveva detto.
Fu la numero uno in Italia in campo e non solo: dopo il ritiro a 40 anni, Lea Pericoli aveva confermato la sua classe innata anche in ambito giornalistico: in tv fu la prima donna a commentare una partita di tennis su Telemontecarlo e scrisse per Il Giornale dopo essere stata scoperta da Indro Montanelli.
A differenza dei suoi grandi successi in ambito sportivo e professionale, la sua vita privata rimase lontana dai riflettori: si sposò nel 1964 con il designer Tito Fontana, senza avere figli. Sull’argomento al Corriere della Sera dichiarò: “Non ho fatto in tempo, avevo troppe cose da fare. O forse non ci ho mai davvero pensato sul serio”.
La lotta contro il cancro
Il primo tumore l’aveva scoperto per caso dopo una visita di controllo, quando era ancora in fase iniziale, all’inizio degli anni Settanta. “Per questo non ho avuto grandi problemi – aveva raccontato in un’intervista – l’ho preso in tempo. Allora la chemio-terapia era devastante, oggi le cose sono migliorate. Io non sono una donna coraggiosa. Quando me l’hanno diagnosticato, sono quasi svenuta“.
In quell’occasione conobbe Umberto Veronesi, allora primario all’Istituto nazionale dei tumori a Milano, in un’epoca in cui la parola tumore era ancora un tabù, tanto da non comunicarlo direttamente neanche ai pazienti. Lei però non aveva fatto mistero di essere malata, e una volta sconfitto il cancro tornò in campo per vincere. “Dopo quella vittoria, Veronesi mi ha chiamato e mi ha chiesto di diventare il volto di una campagna della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, di cui allora era presidente. Mi ha detto che lo sport era l’immagine della buona salute”.
Così Lea Pericoli divenne la prima donna a prestare il proprio volto per una campagna a favore della ricerca contro il cancro. “Aveva un tumore. Ma è venuta da noi. Subito” era lo slogan della campagna che invitava alla prevenzione. “Sono stata operata e mi sono salvata entrambe le volte. Nel 1973, sei mesi dopo l’intervento, riconquistai il titolo italiano, a testimonianza che non ci si deve mai lasciare andare e che lo sport può davvero aiutare chi viene colpito da tumore”, raccontava.