La famiglia Tenco contro il monologo della Palombelli: “Falso e banalizzante”

La famiglia di Tenco contro il monologo di Barbara Palombelli a Sanremo 2021, in cui aveva detto che Luigi aveva trovato la morte giocando con le pistole: “Notizie false e banalizzazione di un fatto grave”

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Redazione

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Pubblicato: 9 Marzo 2021 10:45

Il peso delle parole. Un giornalista dovrebbe conoscerlo bene e farne buon uso. Ma Barbara Palombelli, nel suo monologo Sanremo 2021, complice forse l’emozione, la voglia di parlare (leggi celebrare) più di se stessa e del proprio passato che di altro, è scivolate su diverse parole, scatenando non poche critiche, contestazioni, accuse di aver raccontato inesattezze e di aver banalizzato cose gravi. Una su tutte, il suicidio di Luigi Tenco, avvenuto proprio a Sanremo la sera del 27 gennaio del 1967, in circostanze mai totalmente chiarite. Tra chi sostiene la premeditazione per disperazione e come segno di protesta (verso il festival e un certo tipo di società), chi ci vide il gesto impulsivo di una persona non completamente lucida in quel momento, chi addirittura porta avanti da anni la tesi dell’omicidio. Ma mai nessuno, fino ad ora, aveva minimizzato il gesto, descrivendolo come un gioco finito male. Quello che ha invece detto Barbara nel suo monologo, o comunque ha lasciato intendere, declamando dal palco dell’Ariston, “Erano gli anni ’60 e tutti noi cercavamo emozioni. Pensate che Luigi Tenco proprio qui a Sanremo giocando con una pistola, ha trovato la morte…”.

Immediata la reazione del pubblico e soprattutto della famiglia, e in una lettera aperta, i parenti accusano Palombelli di aver diffuso “notizie false” e di “aver banalizzato un fatto grave” come la morte di Tenco davanti a milioni di spettatori.

“A ciò si aggiunga il fatto che questa ed altre sue gravi affermazioni – scrive la famiglia Tenco – sarebbero frutto di un’intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente). Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull’argomento da una parte e di incoerenza dall’altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farla esibire su Rai1, ma soprattutto non può essere considerato un criterio onesto alla base di affermazioni lesive”.

Tanto è bastato perché i consiglieri di amministrazione Rai Rita Borioni e Riccardo Laganà chiedessero ufficialmente scusa ai parenti del cantautore, auspicando che “venga riservato uno spazio opportuno e congruo su Rai1 per poter serenamente rettificare quanto esposto”.

La Palombelli, intanto, si giustifica sostenendo di aver citato un’illazione di Gino Paoli: “Ho soltanto citato una mia intervista a Paoli, che ha ripetuto le stesse parole in diverse occasioni. E mi sono documentata negli archivi Rai”. Il riferimento, in particolare, è allo speciale ‘Viva Mogol’, andato in onda su Rai1 il 24 settembre 2016 e condotto da Massimo Giletti. In quella occasione Paoli spiegava, parlando della morte di Tenco: “Se posso fare un’illazione, è che abbia fatto una boutade davanti a Dalida, ‘adesso mi sparo’, e lei era lì. Può essere possibile, anche se non si può verificare nulla e quindi è inutile stare a parlarne. Luigi non era un depresso che avesse idee suicide. Eravamo tutti casinisti, ci divertivamo a fare scherzi come tutti i ragazzi di quella età”.

Ma un conto è un’illazione detta da un cantante amico, una sua idea personale, un’altra una affermazione, data per certa e letta davanti a milioni di telespettatori. Il peso delle parole, per l’appunto.