Tetano: sintomi, diagnosi, terapia e prevenzione

Il tetano è una malattia causata dal batterio Clostridium tetani. La sua gestione può essere complessa e deve essere riconosciuta e trattata tempestivamente.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Il tetano è una malattia infettiva acuta non contagiosa causata dal batterio Clostridium tetani. Questo batterio è presente nel suolo e nelle feci degli animali, dove può sopravvivere per lunghi periodi.

I batteri del tetano possono entrare nel corpo umano attraverso ferite contaminate con terreno o feci, soprattutto se non vengono pulite correttamente o punture con aghi contaminati, come nel caso in cui si faccia uso di sostanze stupefacenti o durante l’esecuzione di tatuaggi o piercing.

A volte le lesioni sono così piccole che la persona non consulta nemmeno un medico. Tuttavia, se le ferite contengono corpi estranei (come schegge, sporcizia o frammenti di metallo) o tessuto morto (come in casi di ustioni, congelamenti o traumi), le probabilità di sviluppare il tetano aumentano.

In rari casi, il tetano può svilupparsi quando l’utero viene danneggiato durante il parto o un aborto indotto. Nei neonati, il tetano può manifestarsi se il moncone del cordone ombelicale viene contaminato.

Il batterio responsabile dell’insorgenza del tetano è un batterio Gram-positivo che cresce in assenza di ossigeno (anaerobio). Le spore, una forma inattiva che consente loro di sopravvivere in condizioni ambientali avverse, possono sopravvivere nell’ambiente per anni, contaminando il suolo e la polvere. Quando le condizioni diventano favorevoli, le spore si riattivano. I batteri sono in grado di produrre la tossina tetanica, che si diffonde nel corpo e impedisce la trasmissione dei segnali nervosi, causando contrazioni muscolari involontarie, rigidità e spasmi dolorosi.

Sintomi del tetano

Solitamente, i sintomi del tetano si manifestano 5-10 giorni dopo la lesione, ma anche fino a 50 giorni dopo.

Gli spasmi muscolari rappresentano l’aspetto caratteristico del tetano. I muscoli si contraggono involontariamente e diventano rigidi. Di solito, gli spasmi coinvolgono inizialmente la mascella (causando il trisma) e la gola (rendendo difficile la deglutizione), per poi estendersi a collo, spalle, viso, addome e arti. Questi spasmi possono compromettere la respirazione, talvolta causando cianosi.

Il volto può assumere l’aspetto di un sorriso rigido con le sopracciglia sollevate, definito riso sardonico. La schiena può inarcarsi all’indietro, così come il collo e le gambe. Gli spasmi dei muscoli sfinterici possono provocare stitichezza e difficoltà nella minzione. Anche piccoli stimoli, come rumori o movimenti del letto, possono scatenare dolorosi spasmi muscolari in tutto il corpo. In alcuni casi, gli spasmi muscolari possono essere limitati alle regioni anatomiche vicine alla ferita.

Altri sintomi derivano dall’effetto del tetano sul sistema nervoso, comprese le strutture che controllano i parametri fisiologici, come la frequenza cardiaca. Le persone colpite possono avere un battito cardiaco accelerato e febbre. Possono anche sudare abbondantemente e avere fluttuazioni della pressione arteriosa. L’inalazione accidentale del contenuto della bocca nei polmoni (aspirazione) può causare polmonite.

Le persone affette da tetano possono essere irrequiete e irritabili, ma di solito rimangono completamente coscienti, anche nelle forme più gravi.

Il tetano neonatale è una forma particolare che colpisce i neonati, osservata soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Si verifica nei bambini nati da madri non vaccinate, che non hanno ancora acquisito protezione dagli anticorpi materni. L’infezione avviene durante il taglio del cordone ombelicale con strumenti non sterili. Solitamente, il periodo di incubazione è di 7-14 giorni, e i sintomi sono simili al tetano generalizzato, con una grave mortalità.

Diagnosi di tetano

La valutazione medica nel sospetto di malattia tetanica inizia con l’osservazione dei sintomi tipici, come irrigidimento o spasmi muscolari, soprattutto nella mascella e nella schiena, soprattutto nei soggetti che riferiscono o mostrano segni di ferite recenti e nei soggetti non vaccinati.

In alcuni casi, può essere eseguita una coltura batterica su un campione prelevato dalla ferita. Tuttavia, i risultati di questa coltura possono essere fuorvianti. Possono indicare la presenza del batterio responsabile del tetano anche quando non è presente (falso positivo), o viceversa, il tetano può essere presente nonostante non siano rilevabili batteri (falso negativo). Di conseguenza, il medico non si affida esclusivamente ai risultati della coltura per formulare la diagnosi di tetano. La diagnosi, quindi, è essenzialmente clinica.

Trattamento del tetano

I soggetti affetti da tetano devono essere ricoverati in un’unità di cure intensive. Le ferite vengono pulite per rimuovere tessuto necrotico ed eventuale materiale estraneo.

Si utilizzano antibiotici endovenosi, come il metronidazolo, per ridurre la carica batterica e, di conseguenza, la produzione della tossina, sebbene questa continui a causare gli spasmi muscolari. Per neutralizzare la tossina, si utilizzano le immunoglobuline antitetaniche. In alternativa, possono essere somministrate immunoglobuline aspecifiche.

Dopo la guarigione, viene somministrato il vaccino antitetanico per prevenire future infezioni, a meno che non sia certo che il paziente lo abbia già ricevuto.

Per alleviare gli spasmi muscolari e la rigidità, vengono somministrati sedativi come diazepam o midazolam, che contribuiscono anche a ridurre l’ansia. Se la rigidità muscolare compromette la respirazione, può essere necessaria l’intubazione endotracheale e la paralisi muscolare tramite farmaci.

Se la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca sono instabili, vengono somministrati farmaci specifici. Nutrizione e idratazione, vengono somministrate per via endovenosa o, meno frequentemente, tramite un sondino nasogastrica. In caso di stipsi, vengono somministrati emollienti delle feci.

Prevenzione del tetano

Il tetano è raro nei soggetti che hanno ricevuto la serie completa di vaccinazioni antitetaniche primarie, seguite dai richiami decennali raccomandati. Questi vaccini stimolano il corpo a produrre gli anticorpi necessari per neutralizzare la tossina tetanica, ma possono essere necessarie diverse settimane dopo la vaccinazione per raggiungere una protezione adeguata.

Nei bambini, il vaccino antitetanico è solitamente somministrato insieme ai vaccini contro la difterite e la pertosse, come parte della routine di immunizzazione.

Gli adulti che hanno ricevuto la serie completa di vaccinazioni antitetaniche devono ricevere richiami ogni dieci anni per mantenere livelli protettivi di anticorpi.

Durante la gravidanza, alle donne viene somministrato il vaccino combinato contro difterite, tetano e pertosse acellulare (dTpa), di solito tra la 27ª e la 36ª settimana di gestazione. Questo protegge sia la madre sia il neonato dal tetano, poiché gli anticorpi contro il tetano vengono trasferiti dalla madre al feto, fornendo protezione al neonato alla nascita.

Nel caso di lesioni ritenute a rischio, la prevenzione del tetano è favorita da una pulizia tempestiva e accurata delle ferite.

Nei casi in cui si verifichi una lesione cutanea considerata a rischio, può essere somministrata una dose di vaccino antitetanico per prevenire lo sviluppo della malattia. Nei soggetti non precedentemente vaccinati, viene somministrata una seconda dose un mese dopo la prima e una terza dose due mesi dopo la prima. Successivamente, vengono somministrate dosi di richiamo ogni 10 anni.

Poiché il vaccino richiede alcune settimane per diventare efficace, talvolta viene somministrata l’antitossina tetanica con funzione profilattica. Questa consiste, come abbiamo visto, in immunoglobuline dirette contro la tossina tetanica che forniscono una protezione immediata.

Riconoscere tempestivamente i sintomi è essenziale per una corretta gestione della patologia che, spesso, richiedere un supporto avanzato delle funzioni vitali.

Fonti bibliografiche: