AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani) ha voluto indicare cinque semplice raccomandazioni da tenere in considerazione al momento del parto.
L’obiettivo è assicurare un’assistenza ostetrica appropriata, sicura e ossequiosa delle donne, che tutela la maternità e contrasta l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e del parto. “Come ricorda l’OMS – spiega Elsa Viora, Presidente AOGOI – la gestazione e il parto sono esperienze che vanno vissute con serenità e, in presenza di una gravidanza fisiologica, vale a dire senza fattori di rischio, vanno medicalizzate il meno possibile. Il travaglio e il parto sono, senza dubbio, circostanze delicate dal punto di vista emotivo, in cui, più di altre, la donna ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata e rispettata. Questo è l’impegno profuso quotidianamente dagli operatori sanitari, medici ginecologi ed ostetriche, coinvolti nel percorso nascita e parto, che si fonda sul dialogo, la fiducia e la relazione empatica costruita nel tempo con la donna, necessari per giungere a scelte informate e condivise”.
I cinque messaggi chiave che giungono dagli specialisti.
- Non anticipare troppo il travaglio, che non va indotto prima di 39 settimane: l’induzione del travaglio, medicalizza un evento del tutto fisiologico, e, in più, può causare effetti avversi come l’aumento di tagli cesarei. Pertanto, l’induzione è raccomandata solo quando il proseguimento della gravidanza può comportare un reale pericolo per il feto o per la madre.
- Permessi acqua e cibo. Le raccomandazioni ricordano di non obbligare al digiuno e proibire l’assunzione di liquidi alle donne in travaglio: i ginecologi precisano che, nelle gravidanze fisiologiche, l’assunzione di liquidi non è controindicata e non aumenta il rischio di complicanze in caso di ricorso ad anestesia generale durante il parto.
- Cesareo solo quando serve. Non si deve programmare il taglio cesareo di routine in tutte le donne con pregresso taglio cesareo: i ginecologi smentiscono la regola “una volta cesareo sempre cesareo”, in quanto priva di basi scientifiche. Al contrario, le donne con pregresso cesareo ammesse al travaglio di parto hanno un rischio di mortalità minore (3 vs 13 su 100mila) rispetto alle donne sottoposte a cesareo programmato.
- Non esagerare con l’episiotomia. L’episiotomia, l’incisione del perineo effettuata nel momento finale del travaglio per favorire il passaggio del bambino, è una pratica sovrautilizzata senza vantaggi per la donna, poiché richiede l’applicazione di punti di sutura che possono provocare dolore, rischio di infezione, difficile ripresa dei rapporti sessuali. Per questi motivi, è raccomandato il ricorso all’episiotomia solo in presenza di complicanze, ad esempio per accelerare l’espulsione in caso di sofferenza fetale.
- Attendere per “chiudere” il cordone ombelicale. I ginecologi raccomandano di aspettare almeno un minuto prima di tagliare e legare – tecnicamente clampare – il cordone ombelicale, perché in questo modo si favorisce il passaggio di sangue dalla placenta al feto, rinforzando le scorte di ferro del neonato e riducendo il rischio di colite necrotizzante, malattia gastrointestinale. Il taglio tardivo non comporta maggior rischio di emorragia post partum nella donna e consente di ridurre la mortalità nei neonati ad alta prematurità (prima di 32 settimane).
La campagna contro l’eccesso di esami
In Italia questa iniziativa si rifà alla campagna Choosing Wisely, letteralmente scegliere con saggezza, lanciata negli Usa con lo scopo di ridurre l’eccesso di esami e l’ipermedicalizzazione di diverse condizioni che possono essere affrontate con maggior tranquillità. L’iniziativa è stata voluta dell’American Board of Internal Medicine Foundation, e ha coinvolto ben 17 società scientifiche d’oltre Oceano che hanno dato il loro contributo scientifico. La raccomandazione mira a medici e pazienti, che dovrebbero avere un rapporto più chiaro senza seguire “mode” scientifiche.