Influenza, è il momento dell’australiana: il picco, i sintomi, i rimedi, anche a tavola

La variante proveniente dall'Australia è la predominante in queste settimane. I consigli su come rafforzare il sistema immunitario

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

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Con l’ultima settimana di novembre e dopo il brusco abbassamento delle temperature, che ha portato anche neve in montagna e in molte zone appenniniche, l’influenza australiana è diventata protagonista. Da un lato aumentano i contagi, come confermato anche dall’osservatorio RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità; dall’altro si rinnovano gli appelli alle vaccinazioni per chi non vi si fosse ancora sottoposto. Ma i rimedi contro la classica patologia invernale passano anche dalla tavola. Ecco come.

L’Australiana, i sintomi: come riconoscerla

Gli esperti considerano l’influenza australiana particolarmente virulenta: deve il suo nome al fatto che si è già verificata in Australia, dove ha creato preoccupazione. Diverse Regioni, come la Lombardia, da qualche settimana hanno chiesto ai medici di medicina generale di contattare i propri pazienti più a rischio, come anziani e malati cronici, per accertarsi che si siano vaccinati. Le aziende sanitarie del territorio (ASL), sono state invece esortate a sensibilizzare e il personale medico e infermieristico ad aderire alle campagne di immunizzazione. I sintomi principali della variante 2025 sono febbre alta, dolori muscolari, tosse secca, mal di gola, stanchezza, congestione e inappetenza. Nei bambini possono comparire anche vomito o diarrea.

Come si trasmette l’influenza

Come per le varianti degli anni precedenti, il contagio avviene per via aerea, tramite goccioline di saliva (droplets) emessi con colpi di tosse, oppure al contatto con superfici contaminate e poi con naso e bocca. Mediamente il periodo di contagiosità è di 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi veri e propri, poi fino a 7 giorni dopo aver contratto la malattia. Generalmente ha una durata di 5-7 giorni, ma il senso di spossatezza e stanchezza può protrarsi anche più a lungo. A preoccupare sono soprattutto possibili complicanze come bronchiti, polmoniti, otiti e peggioramento di malattie croniche già in corso.

Come ci si cura

Il trattamento dell’influenza prevede soprattutto il riposo, unito ad adeguata idratazione e all’assunzione di farmaci sintomatici, cioè che possano alleviare i sintomi, come paracetamolo, ibuprofene. Non sono indicati, invece, gli antibiotici, salvo infezioni batteriche e solo su indicazione e prescrizione medica. Per evitare di contrarre l’influenza sono raccomandate alcune regole di igiene valide anche per altre malattie infettive, compreso il Covid. Ad esempio, lavare spesso le mani, coprire naso e bocca quando si tossisce o starnutisce, evitare contatti con persone malate. Infine, come anticipato, ricorrere alla vaccinazione all’antinfluenzale, che viene ritenuta il miglior presidio per la salute.

La prevenzione passa anche dalla tavola

Gli esperti, però, ritengono anche che un’adeguata alimentazione, che preveda il giusto apporto di nutrienti, possa rappresentare un ulteriore “alleato” contro l’influenza. Tra i principali c’è la vitamina D, che contribuisce all’attivazione di cellule come i linfociti T e rafforza le difese contro i virus respiratori. Lo stesso vale per la vitamina C, tant’è che tutti gli alimenti che la contengono sono consigliati nel periodo invernale.

Spazio agli agrumi

Come ricorda Inran News e Benessere, “Arance, mandarini, pompelmi e kiwi, ad esempio, garantiscono un apporto costante di vitamina C, importantissima per l’attività dei globuli bianchi e per la protezione dallo stress ossidativo. Verdure a foglia come spinaci, cavolo riccio, cavolfiori e broccoli sono ricchi di vitamina C e di antiossidanti. Questi prodotti ortofrutticoli favoriscono la funzionalità delle cellule immunitarie e la protezione dei tessuti dall’azione dei radicali liberi”.

Dove trovare le altre vitamine

Un’altra vitamina importante è poi la A. È contenuta in zucche e alimenti di colore arancione, come anche le carote e, in generale, i carotenoidi. “Questi nutrienti favoriscono la maturazione delle cellule immunitarie. Pesce azzurro come sardine e salmone forniscono omega-3, utili per placare un’infiammazione. Le uova, invece, apportano vitamina D che è spesso carente nei periodi invernali. Noci, mandorle, nocciole e semi di zucca sono ricchi di vitamina E, di zinco e di acidi grassi essenziali. Questi nutrienti favoriscono l’attività delle cellule immunitarie e proteggono le membrane cellulari. Lo yogurt, il kefir e gli alimenti fermentati apportano probiotici che aiutano a mantenere un ecosistema intestinale funzionale: un microbiota in equilibrio si traduce in una migliore risposta immunitaria”, si legge ancora su Inran.it.

Non sottovalutare aglio, cipolla e spezie

È invece la fondazione Veronesi a ricordare come aglio e cipolla, “utilizzati nella preparazione e condimento dei cibi, non solo forniscono all’organismo vitamine e sali minerali, ma hanno anche proprietà antisettiche, fluidificano ed aiutano ad eliminare il catarro”. Anche le spezie apportano il loro contributo, perché svolgono “un’azione vasodilatatrice che favorisce la sudorazione e la conseguente stabilizzazione della temperatura corporea. In particolare curry, paprica e peperoncino sono fonti naturali di acido acetilsalicilico, un importante principio attivo antinfiammatorio. Rosmarino, salvia, timo, maggiorana, alloro, zenzero, cannella e santoreggia sono invece riscaldanti, digestivi, tonificanti. Sono particolarmente indicati in caso di stanchezza o di uno stato un po’ giù di tono”.

Condimenti e cereali: il loro contributo anti-influenza

Infine, un contributo al rafforzamento delle difese immunitarie arriva anche dal condimento: per variare rispetto all’aceto, per esempio, è possibile usare il limone sulle verdure, che “facilita l’assorbimento del ferro presente in altri alimenti, che a sua volta potenzia le difese naturali contro raffreddore, mal di gola e tosse”. Quanto ai cereali, “sono indispensabili per l’apporto di carboidrati complessi che assicurano la massima efficienza al metabolismo. Nella stagione fredda meglio preferire miglio, grano saraceno e riso che migliorano la funzionalità di reni, il cuore e il sistema nervoso. Forniscono un mix di sali minerali, acidi grassi essenziali, vitamine e fibra”.