Se siete ancora convinte che le malattie cardiovascolari, come infarto o ictus, siano un problema maschile siete completamente fuori strada, Pensate: si tratta della principale causa di morte per le donne, rappresentando il 40% di tutti i decessi al femminile.
Attenzione però: le donne sviluppano malattie cardiovascolari circa dieci anni dopo gli uomini, con il rischio che aumenta aumenta dopo la menopausa. Per questo ci vuole attenzione. “Il colesterolo LDL elevato è un fattore chiave per lo sviluppo di aterosclerosi, infarti ed ictus anche nella donna – sottolinea Maddalena Lettino, direttrice del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell’Irccs San Gerardo di Monza”.
Indice
Cosa accade con l’inizio della menopausa
Detto che l’attenzione al colesterolo LDL va mantenuta per tutta la via, non ci sono dubbi che l’avvento della menopausa rappresenti una sorta di spartiacque. Ed in particolare si verificano cambiamenti nei profili di colesterolo nel sangue. Lo conferma una ricerca presentata al Congresso della Società Europea di Cardiologia ESC 2024 in corso a Londra, coordinato da Stephanie Moreno – University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas. Secondo l’esperta, ecco cosa accade: “si verifica un aumento delle particelle di lipoproteine a bassa densità (LDL) “cattive” e una diminuzione delle particelle di lipoproteine ad alta densità (HDL) “buone” che si verificano durante e dopo la transizione della menopausa.
Questi cambiamenti suggeriscono che la menopausa è associata a una transizione verso un profilo lipoproteico ad alto rischio che potrebbe essere più probabile che causi malattie cardiovascolari, come la malattia coronarica”.
La ricerca ha esaminato i cambiamenti nel tempo nelle particelle lipoproteiche che si verificano durante la transizione alla menopausa. 1246 partecipanti al Dallas Heart Study (DHS) in menopausa sono stati sottoposti a misurazione di specifiche lipoproteine comuni associate a malattie cardiovascolari, tra cui LDL-P aterogeno e LDL-denso piccolo. Utilizzando la tecnologia di risonanza magnetica nucleare.
“Abbiamo scoperto che la menopausa è associata a cambiamenti avversi nei profili delle lipoproteine, con i cambiamenti più pronunciati riscontrati negli aumenti delle particelle e delle sottofrazioni LDL “cattive” osservate nelle donne in peri-menopausa” – è il commento della Moreno. Se considerati insieme, questi cambiamenti potrebbero aiutare a spiegare l’aumento delle malattie cardiovascolari nelle donne in post-menopausa e a determinare se sono giustificati interventi precoci”.
Diseguaglianze di genere
La donna, peraltro, rispetto all’uomo tende a presentare differenze in termini di cure per il colesterolo LDL e più in generale nelle malattie cardiovascolari. Esistono disuguaglianze e ostacoli che hanno un impatto sugli esiti clinici dei pazienti, soprattutto nell’ambito della gestione dell’ipercolesterolemia e della fibrillazione atriale.
A dirlo sono dati delle sotto-analisi dello studio osservazionale Santorini e del programma di studio ETNA-AF, presentati al Congresso 2024. Secondo i dati dello studio osservazionale SANTORINI, in Europa le donne con un rischio cardiovascolare alto o molto alto sono state sotto-trattate e hanno raggiunto in misura minore i livelli di LDL raccomandati dalle linee guida. Lo sottolinea una nuova sotto-analisi, condotta su 5.197 pazienti di sesso maschile, con un’età media di 65 anni, e 2.013 donne, con un’età media di 66 anni.
L’indagine ha mostrato che le pazienti di sesso femminile sono state sotto-trattate rispetto agli individui di sesso maschile, e un numero inferiore di esse ha raggiunto i livelli di LDL raccomandati dalle linee guida nell’ambito dello studio. Sebbene la percentuale di pazienti che raggiungevano gli obiettivi di LDL sia migliorata dal basale dopo 1 anno di monitoraggio, è stata maggiore nei maschi (rispettivamente 22,9% e 33,3%) che nelle femmine (16,9% e 24,6%).
Nonostante le raccomandazioni delle linee guida fossero simili, un numero maggiore di donne femminile non ha ricevuto terapie che agiscono sui lipidi all’inizio dell’osservazione e dopo 1 anno di controllo (rispettivamente 23,9% e 3,9%) rispetto ai maschi (20,7% e 2,7%). “Questa nuova sotto-analisi dello studio SANTORINI suggerisce ulteriormente che, nella pratica clinica, le donne nel complesso sono sottotrattate in maniera sproporzionata e non sempre raggiungono gli obiettivi di LDL raccomandati – ricorda David Nanchen dell’Università di Losanna. Questi risultati sottolineano la necessità di un’attenzione più diffusa al fine di gestire al meglio il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne”.
Come comportarsi nelle diverse età
“Le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore rispetto all’uomo e quindi, pur se normalmente il rischio cardiovascolare cresce più avanti, sono esposte ai danni per i vasi legati al colesterolo LDL – riprende Lettino. Solo che tendono a sottovalutare la situazione: si recano meno dal medico, si prendono cura degli altri ma tendono a dimenticarsi, rischiano di più atteggiamenti di indolenza terapeutica e diagnostica”. Insomma: il richiamo è forte. E non va sottovalutato.
Anche e soprattutto se ci sono stati diversi casi di infarto o ictus in famiglia, magari in soggetti in giovane età. in queste circostanze il controllo del colesterolo LDL deve iniziare anche prima.
Come comportarsi? Maddalena Lettino, ricordando che in ogni caso occorre sempre fare riferimento al medico, propone alcune indicazioni generali. “Il colesterolo LDL in una donna sana e senza rischi particolari deve essere comunque misurato intorno ai 50 anni – spiega l’esperta. Se risulta alto occorre trattarlo con le terapie a disposizione, sulla base delle indicazioni del medico, ricordando che le donne appaiono maggiormente esposte agli effetti indesiderati delle statine ma che abbiamo a disposizione alternative efficaci.
In chi ha avuto casi ripetuti di infarti ed ictus in famiglia con manifestazioni precoci di malattie cardiovascolari, i controlli dei valori di colesterolo LDL dovrebbero iniziare ben prima già intorno ai 20 anni”.