La carotide è un’importante arteria che dal torace, attraverso il collo, porta sangue ossigenato al capo. Alterazioni del suo normale funzionamento possono portare allo sviluppo di patologie pericolose, come gli ictus. Per prevenirli è importante riconoscere i sintomi e imparare a non sottovalutarli. Buona parte dei problemi cardiovascolari deriva dall’ostruzione della carotide o dalle alterazioni a carico delle sue pareti, che progressivamente causano una restrizione del lume del vaso, riducendo l’apporto di sangue alla testa.
Con il tempo questo può predisporre allo sviluppo di ictus oppure di attacchi ischemici transitori (TIA). Per prendersi cura di sé al meglio, è utile imparare a valutare con attenzione i segnali che vengono inviati dal corpo, anche se di lieve entità.
Indice
Cos’è la carotide e dove si trova?
Le arterie carotidi sono i grossi vasi sanguigni che scorrono lateralmente all’interno del collo. Nascono dall’aorta toracica con il compito di irrorare il capo. In ognuna di esse sono riconoscibili tre porzioni:
- la carotide comune;
- la carotide interna;
- la carotide esterna.
Le due carotidi comuni scorrono lungo il collo, sul lato destro e sul lato sinistro, per dividersi poi all’altezza della laringe in un’arteria carotide interna e in una esterna.
Le carotidi esterne si occupano di irrorare la tiroide, gli organi del cavo orale, la faringe, la laringe, l’esofago, la mandibola, ma anche cuoio capelluto e muscoli facciali.
Le carotidi interne passano dalla parte posteriore del collo, dietro l’orecchio, e fanno il loro ingresso nel cranio attraverso i forami carotidei posti nelle ossa temporali, per portare il sangue al cervello. Successivamente, si dividono ulteriormente in diversi rami: arteria oftalmica, arteria cerebrale anteriore e arteria cerebrale media, ognuna deputata all’irrorazione di specifiche aree cerebrali.
È facile comprendere, quindi, l’enorme importanza delle carotidi: il cervello, infatti, è un organo essenziale e necessita di ricevere sangue ininterrottamente. Il suo peso varia tra i 1300 e 1400gr riceve il 20% del sangue complessivamente trasportato dal flusso ematico, risultano un organo particolarmente sensibile a qualsiasi variazione della quantità di sangue che riceve.
Un’interruzione del flusso sanguigno che perdura solamente per pochi secondi può provocare una perdita di coscienza dell’individuo, mentre sono sufficienti pochi minuti perché si inizino a presentare gravi danni cerebrali, anche permanenti. L’ictus è una delle più drammatiche conseguenze di un disfunzionale apporto di sangue all’encefalo, un evento che porta le sue cellule verso un rapido deterioramento, fino alla loro morte. Di conseguenza, le aree e le funzionalità dell’organismo, che venivano da esse controllate, vengono irrimediabilmente compromesse, generando disabilità anche croniche, paralisi o il decesso del paziente colpito da questa devastante patologia.
Anche gli attacchi ischemici transitori (TIA) sono tra le eventualità che possono colpire il soggetto affetto da una patologia carotidea: si tratta di un deficit neurologico, sempre causato da un insufficiente apporto di sangue al cervello, che non è permanente, ma transitorio e reversibile nell’arco di pochi secondi.
Le arterie vertebrali sono responsabili dell’irrorazione di parte dell’encefalo, tuttavia, esistono aree cerebrali specificamente irrorate dalle carotidi e una stenosi carotidea comporta il rischio di sviluppare serie compromissioni della salute del soggetto e delle sue abilità.
Carotide ostruita: sintomi e campanelli di allarme
Esistono diverse patologie che possono interessare le carotidi, ma la più diffusa è la stenosi carotidea. Come e quanto si verifica questa problematica? In condizioni di salute, le carotidi hanno pareti lisce e flessibili, funzionali a garantire il corretto scorrimento del sangue al loro interno. Può capitare, però, che attraverso un processo, denominato “aterosclerosi”, le pareti carotidee inizino a irrigidirsi, mentre il loro lume interno inizia a restringersi per via di un progressivo accumulo di detriti, composti da proteine, tessuto fibroso, grassi e altre sostanze. La stenosi carotidea si verifica quando il flusso sanguigno è seriamente limitato dalla presenza di placche all’interno di queste fondamentali arterie, che ne riducono il diametro in modo estremamente rischioso.
Si tratta di una patologia che interessa principalmente la biforcazione carotidea, cioè il punto in cui l’arteria carotidea si divide in interna ed esterna. In questo punto, anche in condizioni fisiologiche, il flusso sanguigno risulta essere turbolento, e il sangue dà vita a vortici. La stenosi carotidea può essere classificata in base al grado di restringimento:
- minore, dallo 0 al 49%;
- moderata, dal 50 al 69%;
- severa, dal 70 al 99%;
- completa ostruzione.
Sono numerosi i fattori di rischio che inducono la formazione di placche ateromasiche. Questi detriti riescono ad alterare la normale circolazione del sangue, compromettendo l’apporto di ossigeno e nutrimento al cervello. Per questo le placche alle carotidi possono essere molto pericolose e, se non vengono individuate e trattate, possono causare ictus o TIA nel soggetto che presenta una significativa riduzione del lume carotideo.
Tali patologie possono anche essere causate da trombi che si formano in altri vasi sanguigni e giungono alle carotidi trasportati dal flusso ematico. Inoltre, può succedere che una porzione di placca carotidea si stacchi dalle pareti di queste arterie e vada a ostruire un’arteria più piccola, all’interno dell’encefalo, generando serie conseguenze sul paziente.
Esistono, infine, placche carotidee evolute che riescono a deformare o fissurare le pareti carotidee, stimolando l’organismo a richiamare in questa zona un consistente numero di piastrine per favorire la coagulazione. Tale evenienza, però, può portare alla formazione di coaguli di sangue che, ancora una volta, rallentano o interrompono del tutto il flusso ematico in direzione del cervello, provocando un TIA o un ictus.
Sintomi della stenosi carotidea
Nella maggior parte dei casi l’ostruzione dei tronchi sovraortici, di cui fanno parte le caroitidi, non produce sintomi nella sua fase iniziale, manifestandosi solo nel momento in cui diventa sufficientemente grave da causare ictus o TIA.
Alcuni sintomi di tali privazioni di sangue al cervello possono essere:
- intorpidimento del volto, spesso su un solo lato;
- debolezza degli arti o incapacità di spostarli, anche in questo caso spesso su un solo lato del corpo;
- difficoltà a vedere bene, da uno o entrambi gli occhi;
- difficoltà a parlare in modo lineare o a comprendere;
- vertigini e forti perdite di equilibrio;
- mal di testa forte e improvviso, senza altre cause concomitanti.
I sintomi di un attacco ischemico possono durare pochi minuti, ma sono inequivocabili e richiedono un rapido accertamento medico, per evitare conseguenze più gravi. Infatti, in caso di segnali tipici di attacchi ischemici e ostruzioni delle carotidi è indispensabile rivolgersi al proprio medico o al più vicino pronto soccorso, per effettuare gli accertamenti più idonei a comprendere la situazione e, soprattutto, a evitare futuri nuovi attacchi o ictus invalidanti.
Quali altri segnali possono suggerire problemi alla carotide?
Spesso un problema alla carotide viene segnalato da un fastidio alla schiena, in particolare nella zona fra le scapole. Il dolore non è acuto, ma si presenta in modo ricorrente. Un altro sintomo da non sottovalutare è l’indolenzimento delle braccia, che non è dovuto a contratture oppure a posizioni particolari assunte nel corso della notte.
È bene prestare attenzione anche alla sensazione di fiato corto, uno dei segnali più frequenti quando si ha a che fare con problemi cardiaci. Se dopo aver fatto uno sforzo di entità modesta (come salire le scale o camminare) non si riesce a respirare, occorre riportare questi sintomi all’attenzione del medico curante.
A questi sintomi si aggiungono altri importanti segnali da non sottovalutare. Prima di tutto i piedi o le caviglie che si gonfiano con facilità e che possono indicare una disfunzione nella microcircolazione. Spesso si pensa che a provocare queste reazioni sia la ritenzione idrica o il caldo, ma la responsabilità può essere attribuibile anche ad alterazioni del circolo sanguigno che vanno indagate con precisione.
Infine, sono da tenere sotto controllo anche la nausea e le fitte addominali, che potrebbero indicare un malfunzionamento della circolazione. In ogni caso è sempre importante rivolgersi ad uno specialista ed effettuare dei regolari controlli.
Come si diagnosticano le patologie della carotide?
Per comprendere se si è di fronte a un problema alle arterie carotidi, il medico dovrebbe innanzitutto effettuare una completa anamnesi del paziente, che includa lo studio di eventuali sintomi, di fattori di rischio specifici e di precedenti problematiche cardiovascolari. In questo modo può comprendere se ci sono fattori scatenanti o se ci si trova di fronte a una familiarità verso lo sviluppo di patologie carotidee.
Inoltre, sono numerosi i test da eseguire per verificare lo stato di salute delle carotidi:
- Durante la visita medica, il dottore può eseguire un’auscultazione della carotide con uno stetoscopio, per rilevare i suoni caratteristici di un flusso sanguigno alterato (generalmente definibili come “soffi”) e sospettare un’ostruzione dell’arteria.
- Inoltre, è necessario eseguire un’ecografia delle carotidi (ecocolordoppler dei tronchi sovraortici, non invasivo) per valutarne lo stato di salute ed eventualmente iniziare una terapia per ridurre il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari. Il test prende sempre in esame la zona del collo e può valutare con precisione il flusso ematico attraverso l’arteria, per stabilire la percentuale di riduzione.
- Una risonanza magnetica può analizzare lo stato del tessuto cerebrale e rilevare la presenza di patologie in corso o di eventi pregressi.
- L’angiografia cerebrale sfrutta, invece, l’uso dei raggi X e di specifici agenti di contrasto fatti scorrere attraverso le arterie carotidi, per ottenere una mappa precisa delle arterie che irrorano il cervello e del loro stato di salute. Tale esame può rilevare la presenza di stenosi carotidee, ma anche di precedenti attacchi ischemici transitori.
- L’angio-TC offre immagini precise delle strutture anatomiche del collo e dell’encefalo e funziona tramite l’iniezione di un agente di contrasto che mostra eventuali malfunzionamenti dei vasi sanguigni e dei tessuti molli (grazie alle funzionalità dell’angiografia unite a quelle della tomografia computerizzata).
- È possibile anche eseguire un’angiografia attraverso la risonanza magnetica, sempre con l’impiego di mezzi di contrasto e grazie all’uso di campi magnetici, per mettere in evidenza le arterie che scorrono nel collo e nell’encefalo e ottenere immagini tridimensionali.
Carotide ostruita: cause e fattori di rischio
Le cause dei problemi carotidei possono derivare da precedenti patologie, da trattamenti che hanno interessato la zona in passato, oppure da sregolate abitudini di vita.
Tra i principali fattori di rischio abbiamo:
- il fumo, poiché i prodotti di combustione del tabacco irritano le pareti interne delle arterie e aumentano la pressione, oltre che la frequenza cardiaca;
- l’età avanzata, dato che i processi di invecchiamento rendono le arterie, comprese le carotidi, sempre meno elastiche;
- l’obesità e la sedentarietà, che favoriscono l’ipertensione, il diabete e i problemi cardiaci, contribuendo alla formazione delle placche ateromasiche, all’indebolimento delle pareti arteriose e alla riduzione della salute dell’organismo in generale;
- livelli ematici elevati di alcuni grassi e colesterolo alto (in particolare elevati livelli lipoproteine a bassa densità, anche dette LDL o “colesterolo cattivo”) che favoriscono il deposito di detriti e la formazione di placche ateromatose;
- ipertensione arteriosa, inserita tra i principali fattori di rischio per la malattia ostruttiva delle carotidi, poiché, a lungo termine, indebolisce significativamente le pareti dei vasi;
- elevati livelli ematici di glucosio per resistenza all’insulina o diabete conclamato, che aumenta il rischio di sviluppare ipertensione e/o aterosclerosi;
- fattori ereditari, che aumentano il rischio nei soggetti con una storia familiare di aterosclerosi e patologie alle carotidi.
Come prevenire i problemi della carotide?
Il primo passo per prevenire efficacemente i problemi alle carotidi è quello di cambiare stile di vita. Una vita “sana” è la difesa più efficace per prevenire problemi di questo tipo, riducendo il rischio di aterosclerosi e limitando le probabilità che si formino placche all’interno delle arterie.
Quali cambiamenti possono essere introdotti? Ecco alcuni consigli utili nella prevenzione delle patologie carotidee:
- seguire una dieta sana, che riduca i grassi, gli alcolici e le carni rosse a favore di un’alimentazione più ricca di frutta e verdura;
- ridurre il peso corporeo;
- ridurre i livelli di stress;
- fare attività fisica moderata, ma continua, in base al proprio livello di allenamento e alle proprie patologie pregresse. Un professionista potrà aiutarti a stabilire quale sia l’attività fisica giusta per le tue esigenze;
- smettere di fumare.
È essenziale anche gestire efficacemente i pazienti che presentano condizioni croniche che aumentano il rischio di sviluppare patologie carotidee, come la pressione alta, il colesterolo elevato, un’obesità marcata o la presenza di diabete. Trattare adeguatamente tali patologie può abbassare di molto il pericolo che conducano verso stenosi carotidee, TIA e ictus.
Come si curano i problemi alla carotide?
Il primo passo per il trattamento delle patologie alle arterie carotidi è quello di sfruttare i principali farmaci oggi disponibili per questo tipo di problematiche. Quali sono i più utilizzati?
- I pazienti che presentano una stenosi carotidea leggera, ma che non hanno sintomi, possono assumere antiaggreganti piastrinici per fluidificare il sangue e prevenire la formazione di coaguli.
- Gli anti-ipertensivi possono essere una valida soluzione per tenere sotto controllo la pressione.
- Le statine (insieme a una dieta bilanciata) sono utili per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, prevenire la formazione della placca e contrastare l’evoluzione di quelle già esistenti.
Nei casi di stenosi carotidee gravi, può essere indicato un intervento chirurgico, che possa rimuovere la placca ateromatosa dall’arteria e scongiurare il rischio di TIA, ictus o eventuali recidive. In questi casi si procede con un’endoarteriectomia carotidea, indicata quando esiste un’ostruzione severa o il paziente è già stato soggetto ad attacchi ischemici o ictus.
Se tale approccio non è possibile (per la posizione della placca o per le condizioni cliniche del soggetto) si può ricorrere all’angioplastica carotidea con stenting, meno invasiva. La procedura consiste nel posizionamento di uno stent che contribuisce a tenere pervio il lume della carotide colpita da patologia. Per quanto generalmente sicura, si tratta di una procedura invasiva e risulta indicata solo nei casi di ostruzioni a rischio di provocare TIA o ictus nel paziente.
Fonti bibliografiche
- Aterosclerosi, Manuale MSD
FAQ
Le carotidi comuni scorrono lateralmente nel collo per poi dividersi in una carotide interna e in una carotide esterna e proseguire il loro viaggio verso il capo.
Le carotidi sono arterie tra le più grandi e importanti del corpo e sono deputate, insieme alle arterie vertebrali, all’irrorazione dell'encefalo e delle strutture facciali. Il loro ruolo essenziale fa della salute di questi vasi una vera priorità.
Gli interventi alle carotidi sono particolarmente delicati e richiedono il ricovero del paziente per l'operazione e un periodo di osservazione. In genere, durano un paio d’ore, in anestesia generale o locale, a seconda dell’operazione.
È possibile utilizzare alcune categorie di farmaci per tenere sotto controllo le ostruzioni parziali delle arterie carotidi, oppure procedere con interventi chirurgici nei casi più gravi, come l’endoarteriectomia carotidea o l’impianto di uno stent.