Candida auris e micosi invasive, cosa dobbiamo sapere

Le infezioni fungine come quelle da Candida auris stanno aumentando. Anziani e neonati sono più a rischio: come proteggersi

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 21 Luglio 2022 15:13

Quando si pensa alle malattie infettive, subito il pensiero corre ai batteri e ai virus. E ci si dimentica che, soprattutto per alcune persone che magari hanno le difese immunitarie abbassate per trattamenti cui sono sottoposte o per malattie concomitanti, possono diventare un nemico temibilissimo anche i miceti, ovvero quelli che vengono definiti funghi.

Sia chiaro: in questi casi non si tratta delle piccole lesioni sulla pelle o nelle aree genitali che possono comportare funghi come la Candida albicans, ma vere e proprie patologie estremamente serie, che a volte non si possono debellare perché si diffondono nell’intero organismo.

Cos’è la Candida auris

Anche se per molti è una novità, la Candida auris è stata isolata agli inizi di questo millennio intorno al 2009, su una donna giapponese anche se si pensa che già prima ci fossero stati casi in altre popolazioni precedentemente. In Italia le prime rilevazioni di questa infezione risalgono a tre anni fa.

Le caratteristiche principali di questo ceppo fungino sono l’estrema capacità di provocare malattie e la resistenza nell’ambiente esterno, attraverso la contaminazione di ambienti e superfici. In questo senso, va ricordato che il fungo può formare una vera e propria “pellicola” protettiva, definita tecnicamente biofilm, quindi essere meno suscettibile all’azione dei disinfettanti comunemente impiegati e agli antifungini.

Ovviamente, nella maggioranza dei casi, l’infezione si può localizzare sulla pelle e fermarsi lì. Ma ci sono circostanze in cui, soprattutto in persone già debilitate, si verifica quella che viene definita candidiasi sistemica, con diffusione dell’infezione nel corpo. Attenzione: questi meccanismi si possono verificare soprattutto all’interno degli ospedali o comunque con livelli di assistenza particolarmente intensi, anche a domicilio. Insomma, anche in questo caso, come avviene per le infezioni da batteri multiresistenti, sono soprattutto le persone debilitate a rischiare, anche perché i trattamenti, seppur spesso molto efficaci, a volte non sono sufficienti a debellare il quadro.

Secondo alcuni studi infatti i test in laboratorio eseguiti per valutare gli effetti delle terapie mirate per queste infezioni dimostrano che nella maggioranza dei casi i ceppi di Candida auris risultano non sensibili ad almeno una delle classi dei farmaci specifici oggi a disposizione, che vanno ovviamente utilizzati in ambienti controllati e da esperti del settore. Sul fronte dei numeri, si può ricordare quanto riporta l’aggiornamento del Ministero della Salute sulle informazioni disponibili in Italia sulle infezioni causate dal micete.

Nel documento si sottolinea che i rischi maggiori si possono avere soprattutto nelle età estreme della vita, quindi tra i neonati e i soggetti particolarmente anziani, e che sono tra questi ci sarebbero molte persone che soffrono di diabete, di malattie che agiscono sui reni e sull’orecchio. Inoltre, a confermare come si tratti di quadri che in più della metà dei casi ci sia nei pazienti l’impiego di un catetere venoso centrale (in pratica quella sorta di fleboclisi che viene utilizzata sfruttando come tramite le vene del collo per trattamenti prolungati) o comunque di trattamenti antibiotici protratti che possono influire sulla normale composizione del microbiota. A preoccupare, va detto c’è un ulteriore dato: i casi, su scala internazionale, appaiono in aumento.

L’importanza del giusto trattamento per le micosi profonde

Gli esperti di malattie infettive lo sanno bene. Con i progressi della medicina, legati al miglioramento delle terapie antiinfettive e la messa a punto di nuovi protocolli di controllo del sistema immunitario, oggi si riescono a curare persone che fino a qualche anno fa non potevano superare alcune fasi della loro patologia.

Ma questo innegabile progresso della medicina ha aperto la strada a patologie infettive che si sviluppano quando l’organismo è in uno stato di grave soppressione immunitaria, come può accadere in alcune forme di leucemia, dopo il trapianto di midollo oppure dopo trapianto di organi come il fegato, il cuore o il polmone. Tra le infezioni che possono colpire questi malati una forma in costante aumento è rappresentata dalle micosi profonde, che interessano organi fondamentali dell’organismo e possono risultare mortali.

Purtroppo le infezioni fungine invasive, come può essere appunto quella da Candida auris, stanno aumentando. Tra i funghi in grado di causare infezioni invasive del polmone, aspergillo e criptococco (solo per citare qualche esempio) sono quelli che più frequentemente colpiscono le persone gravemente immunocompromesse, in conseguenza a malattie che comportano o sono causate da alterazioni del sistema immunitario, quali leucemie, linfomi, gravi patologie del tessuto connettivo.

Ciò che conta, quando possibile, è impiegare al meglio le cure, e non solo per queste infezioni ma anche per quelle batteriche. L’uso improprio degli antibiotici può infatti rivelarsi particolarmente negativo anche in questo senso. Una pronta diagnosi e il tempestivo inizio di un adeguato trattamento sono strettamente necessari per ridurre l’impatto delle infezioni fungine invasive. Per quanto riguarda specificamente la Candida auris, avere sempre a mente che esiste il rischio di questa infezione: ancora il Ministero della Salute riporta che la scarsa conoscenza di questa specie nelle strutture sanitarie può comportare una diagnosi ritardata, l’assunzione di un trattamento inefficace e un rischio elevato di decesso, nonché la diffusione nell’ambiente e il contagio di altri soggetti.