La paura della mediocrità ci spinge verso la perfezione. Ma questo non è un bene

La perfezione non esiste, ma il perfezionismo sì. E perseguirlo a tutti i costi rischia solo di fare emergere la parte peggiore di noi

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 8 Settembre 2023 13:26

Volare in alto, sempre un po’ più su, senza paura di cadere anche quando lo schianto è inevitabile: è questo che ci hanno insegnato. Come i primi della classe, abbiamo assimilato la lezione, facendo nostri la tenacia, il coraggio e l’intraprendenza. Siamo diventati schiavi dell’ambizione, del successo e del primato, di quell’idea di perfezione che si può e si deve raggiungere diventando riconoscibili tra gli altri. Quelli che si accontentano, che non lasciano mai la comfort zone, che non osano e non agiscono. Quelli mediocri.

Perché la mediocrità fa paura. Quella consapevolezza di essere come gli altri, o peggio inferiori a loro, ci terrorizza. E in un’epoca come la nostra, nella quale tutti sono invitati a sfidarsi a suon di impegni, carriera e promozioni, nessuno si può permettere il lusso di fermarsi o di rallentare. Ma tutto questo correre in maniera ossessiva verso la perfezione dove ci porterà? Esiste davvero una destinazione ad accogliere gli eletti, i perfetti?

Nulla è mai abbastanza

Cos’è, davvero, la perfezione? Ci siamo affidati al dizionario per rispondere a questa domanda. La definizione dell’Oxford Languages riporta che “perfetto” è “Il grado qualitativo più elevato, così tale da escludere qualsiasi difetto e spesso identificabile con l’assolutezza o la massima compiutezza“.

Ecco, è lì che vogliamo arrivare tutti. A distinguerci dalla massa mediocre, a raggiungere il più alto livello di massima compiutezza, quello unico e uguale a nessun altro che annulla i difetti ed elogia i pregi. Peccato però che non siamo gli unici a gareggiare in questa sfida. Ogni giorno migliaia di persone, spinte dal desiderio di elevarsi, cercano a tutti i costi, in ogni modo e con ogni mezzo, di differenziarsi dagli altri. Di arrivare a incarnare l’immagine perfetta di una persona unica, che eccelle nella vita o in un determinato campo.

Eppure, è proprio inseguendo questo ideale – perché è di questo che si tratta – che alla fine finiamo per somigliare agli altri. A tutti quelli che ci provano con ostinazione. Salvo poi ritrovarci tra tutti, come tutti, con un senso di frustrazione impagabile, con quella vocina che nella testa continua a ripeterci che non siamo abbastanza, che possiamo e dobbiamo fare di più.

E allora una domanda sorge spontanea: cos’è che ci rende davvero diversi dagli altri? In che modo possiamo essere e apparire unici, se è quello che vogliamo?

No, la perfezione non esiste

La verità è che per quanto ci sforziamo di sembrare perfetti, non lo saremo mai. Con questo non vogliamo invitarvi a smettere di migliorare, di lavorare su voi stessi per raggiungere obiettivi e traguardi, per realizzare grandi sogni. Quelli arriveranno, con tenacia e pazienza, e anche con un pizzico di ambizione, a patto che si rinunci a raggiungere quel luogo dove nessuno può arrivare.

Perché i rischi li viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, con quella sensazione di frustrazione per non essere arrivati, con quel senso di perenne insoddisfazione che ci spinge a fare di più, anche sforzandoci di essere chi non siamo, con quell’atteggiamento giudicante di essere migliori degli altri. Perché abbiamo paura di perdere, anche se in realtà non vincere sempre non è per forza un male.

Non lo è perché è dai fallimenti che possiamo imparare, crescere e migliorare. Perché da questi possiamo riconoscere i nostri limiti, superarli o semplicemente accettarli, perché siamo umani e tutti li abbiamo.

Perché se vogliamo essere unici è sulle imperfezioni che ci appartengono, e quelle che collezioniamo, che dobbiamo puntare: sono quelle a renderci diversi dagli altri. La perfezione lasciamola alla natura o al campo divino, perché quella non ci appartiene. Il perfezionismo, invece sì, ma perseguirlo a tutti i costi rischia solo di fare emergere la parte peggiore di noi.