Quando si dice “mamma” si intende spesso una wonder-woman dotata di poteri soprannaturali: risolve i problemi, si cura di ogni cosa, consola, guarisce, insegna, educa, è colf, chef, psicologa, dispensatrice di buoni consigli e aiuti pratici ed economici. In effetti è proprio così. Ma, dopo una vita di assistenza ai familiari e di lavoro otto ore al giorno, anche una mamma può sentirsi “un po’ stanchina”, come disse Forrest Gump dopo aver corso per tutti gli Stati Uniti. E, quando arriva l’età della pensione e i figli sono grandi, il suo tempo ritorna fruibile e con esso anche la libertà di fare ciò che vuole.
Leggi anche: La vita oltre i figli esiste e non è poi così male
Eppure, quando una mamma diventa “grande”, è il momento in cui – nella quasi totalità dei casi – si trasforma in “nonna”, ovvero una donna ancora multi-tasking ma focalizzata sui nipoti. Una figura fondamentale in famiglia, non solo per la sua capacità di accudimento e conforto al neonato, ma anche per la funzione essenziale di tramandare conoscenze ed esperienze alla giovane mamma. Però può capitare che questo ruolo non venga accettato in automatico. Come l’essere madre non è una competenza immediata (per quanto innata) ma s’impara con il tempo e la pratica, anche l’essere nonna non è un “mestiere” estemporaneo, pure se tutti l’immaginiamo come un’attitudine naturale. È un “know how” che fa i conti con il vissuto di ogni donna.
Accettare il cambiamento
Ad esempio, avendo lavorato tutta la vita, forse la nonna dubbiosa ha delegato a sua volta ai suoi genitori l’accudimento dei suoi bambini. E ora, che si trova alle prese con il figlio di sua figlia, crede di non avere tutta l’esperienza necessaria ad occuparsene o teme la troppa responsabilità. Ma potrebbe anche scattare un meccanismo comprensibile: oggi una donna over 65 è – in linea di massima – una persona ancora attiva, energica, desiderosa di godersi la vita. Calarsi nel ruolo di nonna, forse, la fa sentire improvvisamente anziana, come da sempre viene socialmente considerata questa figura parentale.
Leggi anche: Meno male che ci sono i nonni!
Al di là delle possibili motivazioni, l’esitazione di una donna a fare la nonna addolora la figlia neo-mamma, che si sente abbandonata. Eppure non è mai in discussione l’amore di una madre per la sua “bambina” che è cresciuta e si sta facendo una famiglia sua. Che fare? Mai forzare la nonna riluttante a darci una mano. Proviamo a essere meno rigide con lei e lasciamole libertà nel gestire il piccolo. Magari possiamo proporle di occuparsene un paio d’ore a settimana. In seguito, potremmo chiederle di portare ogni tanto il piccolo al parco o tenerlo con lei fino alla cena.
L’arma vincente è il dialogo: solamente parlando si potranno chiarire le zone d’ombra, i dubbi, le paure. Lasciamo dunque alla nonna ribelle il tempo di “fare pace” con la sua nuova condizione e accettare il cambiamento.
Concedersi la comprensione
Concediamo ad ogni donna, come a noi stesse, la possibilità di avere incertezze e timori. Concediamolo anche a nostra madre, che abbiamo sempre considerato un porto sicuro dove approdare nel momento del bisogno. Ma, se il mare è agitato, anche quel porto ne risente. Aiutiamoci l’un l’altra, quindi, a far calmare quel mare senza inutili conflitti e dolorosi risentimenti. Siamo mamma e figlia. E nipote. Godiamoci questo rapporto meraviglioso, che vede insieme tre generazioni unite dalla solidità di un grande vincolo d’amore.